Capitolo 39

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Il tizio mi tiene bloccata tenendomi i polsi stretti in una morsa del suo palmo dietro la mia schiena, impedendomi di muovermi, e Andrew continua a respirare a fatica seduto ai miei piedi. Nel dimenarmi spingo con un calcio il coltello verso Andrew che prontamente nasconde dietro la schiena... in un modo o nell'altro, dovremmo pur difenderci.
  Maddy ci fissa con un ghigno che non riesco a decifrare e prego affinché arrivi presto qualcuno in nostro aiuto.
   Al solo pensiero di dover far fronte ancora una volta a qualcosa di violento e pericoloso mi vengono le vertigini. Ma adesso devo restare calma e cercare un modo di uscire indenne da questa situazione. «Basta Maddy. Non ti pare di aver già giocato abbastanza?» le dico con il cuore in gola. Il suo sguardo strano mi dice di non dover abbassare la guardia e che è capace di tutto.
   «Abbiamo appena cominciato, Eleanor» e pronuncia il mio nome come se fosse la solita e orribile una parolaccia.
   Accende una piccola luce fioca e arancione all'interno dell'abitacolo e ora riusciamo a vederci meglio in faccia.
   «Andrew ha bisogno di un medico! Falla finita e lasciaci in pace»
  «Non l'ho colpito per poi farlo curare. Andrew merita di soffrire... come ha fatto con me»
   «Quindi è questo il tuo sadico gioco? Darci il tormento per vendicarti di un qualcosa esistito solamente nella tua testa?»
   Quanto può essere pazza?
   «Non è un sadico gioco. Io rivoglio tutto quello che era mio. Andrew mi ha fatto credere di poter toccare le stelle, e invece mi ha usata. Hai idea di quanto sono stata male quando mi ha sbattuto in faccia la verità? Tu eri di gran lunga migliore di me: così bella, colta, ben vestita e adatta a lui. E ora meritate di soffrire e morire insieme...»
   «Come puoi comandare il cuore di una persona?» La interrompo e ripenso che la stessa  medesima situazione l'ho vissuta con J. Capisco quanto sia dura accettarlo e comprendo il dolore che ha provato.
   «È pazza, Eleanor. Non continuare a parlarci» tossisce Andrew e un suo gemito mi fa sussultare e imprecare mentalmente. Non gli resta molto tempo.
   Maddy sembra ferirsi alle parole di Andrew e contorce le labbra in un segno di dolore. Qualcosa mi dice che in fondo provi ancora dei sentimenti per lui, ma preferisce Jack perché, a differenza di Andrew, non l'ha mai tradita o usata.
   «Mi ha mentita. È diverso! Mi ha promesso una vita migliore, la vita che volevo, la stessa che Jack mi ha sempre negato... ma non era vero nulla. Di conseguenza ho perso Jack e mi sono ritrovata sola a leccarmi le ferite per tutto questo tempo. E quando ritorno cosa scopro? Che Jack si è sistemato, conduce una vita tranquilla, ha un lavoro onesto e vive con te! Con te! Te che ho sempre odiato! Te che mi hai portato via Andrew e ora anche Jack! Sei un incubo»
   «Mi dispiace» detta così mi fa sentire completamente in colpa. Ma si può mai prevedere l'amore? Quando arriva ci si rimane vittime...
   «Non la voglio la tua compassione. Voglio solo che ti levi di torno!»
   «Questo non può comunque cancellare quello che c'è tra me e J...»
   «Appunto! Ed è per questo che adesso brucerai viva... insieme a Andrew!»
   Lo sguardo che mi rivolge è così carico di odio che mi fa rabbrividire. «No!» sbotto nel panico.
   Tutta la calma e il sangue freddo mi abbandonano all'istante, lasciando spazio al tremito della paura e alle lacrime.
   Il tizio lascia la stretta per poi spingermi con forza contro la cassa. Perdo l'equilibrio e ci vado a sbattere con la testa.
   Il senso di stordimento arriva all'istante, insieme ad un fischio che mi assilla alle orecchie, e a fatica cerco di rimettermi in piedi.
   Mi porto le mani alla testa e mi accorgo che qualcosa di umido esce dalla mia tempia destra. Ci tampono sopra le dita e quando le metto davanti agli occhi offuscati, a fatica mi accorgo che sto sanguinando.
   Ma non posso arrendermi. Non devo!
   «Eleanor, cerca di uscire... sbrigati» mi suggerisce Andrew mentre cerca di mettersi in piedi con grande sforzo. La ferita deve fargli male da impazzire perché geme e grida ad ogni movimento del busto.
    «Stai seduto... non sforzarti. Potrebbe essere peggio» mormoro e stringo i denti per attutire il dolore alla testa.
   «Non c'è tempo, Eleanor. Devi sbrigarti...» ma si interrompe all'istante e una nube di fumo entra nell'abitacolo attraverso la piccola fessura delle portiere.
   Il furgone sta prendendo fuoco e il senso di sopravvivenza mi aiuta a ritrovare un briciolo di forza e coraggio.
   Mi alzo e corro contro le porte. Non ci sono manici all'interno e inizio a battere i pugni. «Aiuto! Cazzo, non potete lasciarci morire qui dentro. Aprite!»
   Quel poco di luce emessa dalla torcia, lasciata a terra dal tizio, si offusca man mano per il fumo diventa sempre più intenso.
   Tossisco. Piango. Urlo.
   Non c'è via di uscita.
   «Cosa posso fare?» Singhiozzo rivolgendomi a Andrew e il panico ormai non si lascia più dominare, travolgendomi completamente.
   «Vieni qui» sussurra lui «Mi dispiace, Eleanor... ho fatto tantissime cazzate in passato e ora è giusto che paghi. Ma non volevo trascinarti in questo casino... tu non c'entri nulla... perdonami» si interrompe per tossire. 
   «No, no. Non è il momento questo di parlare degli sbagli commessi...» ma una fiamma che ci illumina di colpo mi fa gridare di nuovo aiuto.
  Ormai è troppo tardi. «Potrebbe esplodere da un momento all'altro» e mi diventa sempre più difficile parlare.
  Il fumo mi raschia la gola e l'ossigeno scarseggia. Ma dei colpi potenti sulle portiere mi ridestano. È arrivato qualcuno!
  «Che cazzo fai?» urla qualcuno da fuori. La voce è abbastanza attutita ma percepisco che quella sia di Maddy. E i colpi continuano.
  Vorrei poter gridare, ma non riesco a respirare come si deve. Sono in preda ad una tosse convulsa e Andrew al mio fianco ha smesso perfino di tossire...
  E dopo l'ennesimo colpo che mi rimbomba nella testa, le porte si spalancano. E tra la nube spessa, riconosco la sagoma di J.
   «J» mormoro ormai abbandonata da tutte le mie forze.
   Lui si avvicina di corsa, mi solleva e mi stringe tra le sue braccia.
   Il suo odore riesce a superare perfino quello acre e denso del fumo. Mi appoggio alla sua spalla, sentendomi finalmente fuori pericolo e a casa.
   Mi riporta all'esterno e man mano che ci allontaniamo il calore del fuoco si dissolve, lasciando spazio al gelo della sera.
   Mi deposita tra le braccia di mio padre e mia madre mi abbraccia a sua volta tra le lacrime.
   «A-Andrew... è dentro. È lì dentro...» dico tra le lacrime.
   «Il furgone sta per esplodere... non possiamo avvicinarci di nuovo. Le fiamme hanno raggiunto anche l'interno...» mi informa J.
   «Ti prego... è ferito. Aiutiamolo...» lo imploro allungando una mano verso di lui.
   Me la stringe senza staccare gli occhi dai miei e sembra combattuto.
   «Sta per arrivare la polizia...» interviene mio padre «Lo salveranno loro...». 
   «Non c'è tempo» lo interrompe J e qualcosa sembra smuoversi dentro di lui perché lascia la mia mano e ritorna verso il furgone.
   «Jack... è pericoloso!» urla mio padre, ma J continua a correre senza voltarsi indietro.
   E qualcuno si avvicina a lui per impedirgli di salire. È Maddy.
   Lo trattiene e si aggrappa alla sua maglia «Tu non salverai anche lui» grida, ma fatico a sentire il resto.
   Mi vortica la testa e non riesco a forzare le palpebre per tenerle aperte.
   E crollo nell'esatto istante in cui sento un boato raccapricciante.


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Buondì con un nuovo aggiornamento carico di suspense.
Curiosi di sapere come andrà a finire?
A martedì 😘❤️

Rapita - parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora