Jack

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Picchietto impazientemente le dita sul volante e sbuffo bloccato nel traffico ormai da venti minuti.
Due auto poco più avanti si sono tamponate e hanno bloccato la strada nel tentativo di capire chi dei due abbia torto o ragione.
Se fossero stati altri tempi, avrei sparato in aria qualche colpo e li avrei costretti con la forza a spostare queste cavolo di auto dalla strada, ma ora è il presente e mi conviene fare il bravo.
Solo con l'arrivo di una pattuglia riesco ad uscire dall'ingorgo e arrivo finalmente a casa.
«Eleanor, sono tornato» mi libero dal giubbotto e lo poso accanto al suo sul bracciolo del divano. Mi sbottono anche la camicia e già sorrido nell'immaginarla immersa nuda nella vasca ad aspettarmi.
La porta del bagno è socchiusa e fuoriesce un invitante tepore. Deve essersi immersa da poco.
Apro la porta lentamente con l'intenzione di ammirarla ricoperta di schiuma e con la pelle bagnata, ma lo spettacolo che mi si presenta davanti mi fa crollare il mondo addosso. «Oh, cazzo. Eleanor!» mi fiondo su di lei completamente immersa in una pozza d'acqua e sangue. La tiro fuori e rabbrividisco per quanto è molle e raggrinzito il suo corpo. «Eleanor? Eleanor! Cazzo, Eleanor!» le sposto i capelli bagnati dal viso e scopro che il sangue continua ad uscirle dal naso, ma non apre gli occhi. Non mi dà neanche un segno. Ha perso i sensi, ma è viva. Lo sento. Il battito del suo cuore è debolissimo. «Eleanor! T-ti prego... rispondimi!» non ho neanche il fiato per terminare la frase. Uno strano groppo in gola mi impedisce di scandire bene le parole e un bruciore agli occhi mi offusca la vista.
Scuoto la testa e mi impongo di rimanere lucido. La stringo al mio petto e non riesco a trattenere un verso rauco dettato dalla rabbia. «Cazzo, cazzo, cazzo...» recupero il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e cerco di comporre il numero del pronto soccorso, ma le dita bagnate e tremolanti scivolano sul display e dopo tre tentativi riesco a chiamare un'ambulanza e prego il tizio che risponde di raggiungerci subito.
Avvolgo poi Eleanor in un asciugamano e mentre mi alzo, reggendola tra le braccia, mi accorgo della finestra spalancata.
Resto per qualche istante a saettare lo sguardo tra Eleanor e la finestra. Possibile che sia entrato qualcuno? Ancora? E che sia vero quello dice su Maddy? Che la vuole morta? No!
Stringo Eleanor al mio petto «Starai bene. Te lo prometto... ti proteggerò, cazzo, ti proteggerò con tutte le mie forze» le sussurro baciandole il viso, anche se tremo dalla rabbia e dal timore di vedere portarmi via l'unica persona che è stata capace di cambiarmi e rendermi migliore.
Ma le sirene dell'ambulanza non tardano a farsi sentire. Mi precipito alla porta e un paramedico mi viene subito incontro «Cosa le è successo?»
«Sono tornato adesso e l'ho trovata svenuta nella vasca da bagno con il sangue che le colava dal naso... mi dica che sta bene. La prego!»
Un altro si avvicina con una barella e me la strappano dalle braccia. Le controllano il polso e le aprono una palpebra, controllando la pupilla con una lucina nella frazione di un secondo.
«Nome?» La trascinano nell'ambulanza e li seguo.
«E-Eleanor, Eleanor Kennedy»
«Età?»
«22... tra pochi mesi... ma sta bene? Ditemi che non è grave?».
L'ambulanza parte a gran velocità e a stento riesco ad aggrapparmi a qualcosa per non cascare sugli attrezzi medici.
«Lei è?» mi chiede uno di loro e afferro la domanda dopo qualche secondo.
«Il fidanzato. Viviamo insieme...» ma prima che riesca ad aggiungere altro, uno di loro comincia ad applicare delle manovre sul cuore di Eleanor e a contare fino a dieci. L'altro, con una mascherina a pompa, le dà ossigeno.
«Il polso è debole» dice uno e l'altro riprende a premere sul petto e ricomincia a contare fino a dieci.
Un forte macigno mi preme sul petto, impedendomi di respirare come si deve e resto immobile a guardare la scena, provando un dolore immenso nel vederla così indifesa e vulnerabile. Fa male! Cazzo, se fa male! E il tempo sembra essersi fermato del tutto mentre prego affinché apra gli occhi. Ma quei due continuano a fare manovre di salvataggio e Eleanor non sembra voler dare segni di vita.
L'ambulanza si arresta di colpo e i paramedici mi ignorano completamente spalancando le porte e portandola via di corsa all'interno del pronto soccorso. Li seguo a ruota ma non mi lasciano avvicinare, né interagire con lei anche solo per stringerle la mano. Poi si avvicina un primario che la riconosce subito e mi conviene avvisare i suoi genitori prima che lo faccia qualcun altro e certamente non voglio avere la nomea di uno che si interessa poco a loro.
Kennedy mi risponde dopo soli due squilli «Jack...»
Non lo lascio neanche terminare di parlare «Siamo in ospedale... E-Eleanor ha avuto un incidente...» la mia voce trema.
«Cristo Santo! Arrivo subito!» riattacca e riprovo ad avvicinarmi a Eleanor, ma i medici la portano via e salgono al piano superiore.
Ormai le mie gambe camminano da sole e mi ritrovo a seguirla ancora, pur sapendo che non c'è nulla che possa fare.
Aspetto pazzamente nella sala d'attesa e dopo poco compare Kennedy seguito dalla moglie pallida e sconvolta in viso.
«Cosa le è successo?» chiede lei scioccata dalla mia camicia umida e sporca di sangue.
«Dov'è?» chiede lui.
«È lì dentro» indico la porta «I-io non so cosa le sia successo. Sono tornato a casa e l'ho trovata svenuta nella vasca da bagno...»
Ma la donna non mi lascia neanche finire di parlare che si avventa sulla porta dove tengono rinchiusa la figlia e la segue anche il marito. Ovviamente, preferiscono lasciarmi fuori anche stavolta.
Percorro qualche chilometro avanti e indietro in questo corridoio, con le mani nei capelli e il cuore che galoppa impaurito. Cosa diavolo le stanno facendo? Si è ripresa? È passata un'ora cazzo!
Vorrei attaccarmi a quella porta che più volte ho pensato di sfondare a suon di pugni in questi lunghi sessanta minuti. Non possono farmi restare qui senza sapere nulla!
Fisso la porta e l'adrenalina comincia a scorrermi violenta nelle vene e inizio a compiere qualche passo con l'intenzione di entrare con la forza. Ora basta! Ma Kennedy mi batte sul tempo ed esce guardandomi con gli sgranati.
«Che cazzo sta succedendo? Io devo entrare lì dentro!» mi faccio strada ma lui mi blocca.
«Meglio se resti fuori. Il medico ci ha consigliato di limitarle i contatti...»
«Ma sta bene?» mi blocco confuso.
«Si è ripresa, ma non so se sta bene. Ha cominciato a delirare non appena ha aperto gli occhi...»
«Che diavolo significa?»
«Urlava che Maddy ha cercato di soffocarla nella vasca da bagno... ma sappiamo entrambi, Jack, che questa ragazza è morta. Me l'hai detto tu, mi hai raccontato tutto... e i medici non hanno trovato nemmeno segni di aggressione su di lei che possano provare quello che ha detto...» si ferma per un attimo e leggo il terrore nei suoi occhi. Si passa una mano nei capelli e sembra invecchiato di dieci anni nel giro di due minuti «Forse c'è un problema...»
«Che tipo di problema?» Deglutisco paralizzato.
«Che qualcosa non funzioni come si deve nella sua testa...»
«Cosa?»
«Eleanor non ha passato un bel periodo, e lo sai, tra antidepressivi e attacchi di panico... forse l'origine di tutto è nella sua testa e i medici ci hanno chiesto di cominciare subito una serie di esami per capirci meglio. Secondo loro, Eleanor, può essersi fatta del male da sola e ha dato la colpa a qualcuno che genera la sua mente...»
«No, non è possibile. Mi lasci entrare» mi faccio avanti incredulo che quello che mi ha appena racconta possa essere vero. Ma lui mi blocca ancora.
«No, Jack. Tocca a me e a sua madre adesso prenderci cura di lei...»
«No, io devo entrare. Devo vederla. Non può impedirmelo!» cerco di spingerlo di lato ma sua moglie arriva in suo soccorso spaventata dalle mie urla, seguita da due infermieri.
«Vattene, Jack. Ogni volta che Eleanor passa del tempo con te le succede qualcosa di brutto!» urla la donna inveendo contro di me.
«Falla stare zitta!» mi rivolgo a suo marito lasciando perdere convenevoli e buone maniere «E lasciatemi entrare!» mi rivolgo poi a tutto il resto.
«Non insistere, Jack» mi intima lui ma mi fa solamente incazzare.
«Vattene! È già tanto quello che le hai fatto!» continua la donna.
Tutta la rabbia repressa in quest'ora sembra voler esplodere da un momento all'altro.
Mi stringo i capelli e mi volto un momento di spalle per cercate di tenere ancora a bada l'impulso di prendere tutti a pugni, ma non ci riesco. Tiro un calcio in un distributore alla mia destra e poi mi volto deciso verso Kennedy, spingendolo di lato, ma vengo subito braccato dai due infermieri con le urla della donna stronza nelle orecchie. «È pregato di uscire, signore» mi suggerisce con calma uno di loro mentre mi spingono verso l'uscita.
«Io non vado da nessuna parte, cazzo! Io devo vederla... non potete impedirmelo, pezzi di merda. Lasciatemi subito oppure farò un cazzo di mecello in questo reparto di merda! Lasciatemi stare!» urlo come un pazzo e mi dimeno, ma questi due hanno una gran forza e riescono a tenermi bloccato fino all'uscita.
Mi spingono fuori e io comincio a tirare pugni e calci contro la porta. Urlo parolacce contro Kennedy e quella stronza di sua moglie. Ho perso completamente le staffe e altri addetti mi spingono letteralmente fuori dall'ospedale.
E una volta fuori, l'aria fredda della sera mi fa gelare il sudore sulla pelle e l'umidità sulla camicia, ma non ci bado. Comincio a prendere a calci ogni santa cosa mi capita a tiro e dopo un bel po' di sfogo e svariate minacce di una donna pronta a chiamare la polizia, mi accendo una sigaretta e mi apposto di fronte all'uscita dell'ospedale.
Prima o poi Eleanor deve pur uscire da qui!

***
Buondì 😃
Jack si sta dando una mossa, voi cosa ne pensate?
Diciamo che mancano una decina di capitoli per il finale e adoro troppo leggere le vostre supposizioni 😘
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Un bacione grande 💕
A martedì

Rapita - parte 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora