- Sì, proprio quello. - Confermò la rossa annuendo soddisfatta e protendendo ulteriormente le mani verso di lui. - Forza, ridammi il mio bambino. -

- Il tuo bambino è stato rapito, domani ti farò sapere per il riscatto. -

Scherzò allora il ragazzo prima che dal bancone un suo collega gli facesse cenno di avvicinarsi.

- Pedofilo! - Gli gridò dietro Akemi. - Se gli fai male o me lo sporchi considerati morto, Miroku! -

- Silenzio! -

Esclamò il biondo osservandola allibito e portando subito l'indice davanti al viso, mentre con un certo disagio si rendeva conto che al sentire urlare "pedofilo" tutti i presenti si erano voltati verso di lui, rivolgendogli uno sguardo che era un misto tra il disgustato, il compassionevole e il perplesso.

- Ma chi me l'ha fatto fare di chiedertelo in prestito... -

Borbottò tra sè e sè mentre a testa bassa si dirigeva verso il bancone, prendendo il vassoio con la tazza di tè verde e i due dorayaki e portandolo al tavolo dell'anziana. Forse l'unica in tutto il locale a non aver fatto caso a quanto accaduto poco prima.

- Ehi shotacon! -

Chiamò un ragazzo alle sue spalle.

Miroku sospirò sconsolato all'udire quel nomignolo (che alla fine altro non era che una sorta di versione più "carina ed educata" di pedofilo), pensando che probabilmente non se ne sarebbe più sbarazzato per almeno un paio di mesi.

- Che c'è Naoki? -

Chiese tornando al bancone, dove un ragazzo dai lisci capelli castani, così laccati che se ne sentiva l'odore fin da due metri di distanza, lo stava aspettando con gli avambracci posati stancamente accanto alla cassa.

- Il tuo turno è finito. -

Gli fece notare il ventenne accennando con il capo all'orologio a muro appeso alle sue spalle.
Segnava le sette in punto.

- Finalmente, ormai non ci speravo più! -

Sospirò il biondo dirigendosi verso la stanza del personale, alla quale si poteva accedere tramite la porta situata accanto a quella della cucina, alla destra del bancone con la cassa.

- Che farai adesso? - Gli chiese Naoki mentre con uno sbadiglio si stiracchiava protendendo le braccia verso l'alto. - Sai com'è, ho bisogno di sentire qualche buona notizia per darmi la motivazione necessaria a resistere altre tre ore qua dentro. -

- Ma se non fai altro che lavorare alla cassa. - Ribattè Miroku alzando gli occhi al cielo. - Non devi neanche prendere o consegnare ordini, semplicemente te ne stai lì e schiacci qualche bottone. - Quindi, prima che il moro potesse ribattere, il biondo rispose alla sua domanda di prima. - E comunque se sei alla ricerca di un po' di motivazione e buone notizie io sono proprio la persona peggiore alla quale avresti potuto chiedere visto che una volta tornato a casa dovrò mettermi a studiare inglese e matematica e, se ho tempo, iniziare a leggere il "bambino" di Akemi, sperando di riuscire a finirlo prima che quella lì si imbuchi a casa mia col passamontagna e se lo riprenda da sola. -

- Mi hai ricordato che anche io ho da studiare una volta tornato a casa... - Sospirò Naoki chinando il capo mestamente. - Ora sì che sono motivato... -

- Dai, ce la puoi fare. -

Lo incoraggiò Miroku, seppur non con particolare entusiasmo, prima di entrare finalmente nella stanza del personale per posare il grembiule e riprendere le sue cose.

Con "stanza del personale" in realtà non si intendeva che un piccolo ripostiglio fornito giusto di una fila di armadietti, un mobiletto con un distributore dell'acqua e una sedia pieghevole bianca, ma tutti persistevano con il chiamarlo a quel modo, convinti che suonasse molto più professionale di "sgabuzzino del personale".

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