Capitolo 73

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Isabella's Point Of View*

"Justin, chiudi quella maledetta bocca." Mi lamentai lanciando un popcorn alla parte posteriore della sua testa. Scorbutica? Beh, erano gli ormoni.

Lui mise in pausa Peter Pan e si voltò a guardarmi confuso. "Io non ho detto nulla." Si morse il labbro, cercando di non scoppiare a ridere.

"Sì, invece. Mormori 'vola, Wendy, vola' ogni cinque secondi." Lo vidi arrossire.

"L'ho fatto davvero? Mi dispiace." Rise e si inclinò indietro per abbracciarmi, facendo attenzione alla mia pancia enorme.

È dolce sentirlo parlare con il mio ventre come se esso potesse rispondergli. Mi baciò e accarezzò il mio stomaco, mentre il film -anzi, cartone- continuava ad essere in pausa.

Non avevo nessuna opportunità di scegliere cosa guardare.

All'improvviso, gemetti forte al sentire un dolore improvviso allo stomaco. Justin alzò lo sguardo e mi guardò con un'espressione spaventata.

"Che succede?" Chiese, mettendosi in ginocchio davanti a me e prendendomi il viso tra le mani.

Mi limitai a sorridere, alzare la mia maglia e prendergli la mano posizionandola sul mio ventre. "La bambina sta scalciando."

I suoi occhi si riempirono di adorazione, amore e ammirazione. Sorrise quando la mattina scalciò proprio dove si trovava la sua mano, come se sapesse che quella mano apparteneva al suo papà.

"Oh mio Dio!" Disse, un secondo prima di alzarsi e uscire dalla stanza, lasciandomi lì confusa.

Dopo qualche secondo, tornò in camera con una macchina fotografica in mano. Si inclinò su si me e scattò una foto alla mia pancia. "Guarda, piccola!" Mi mostrò l'immagine.

Si poteva vedere benissimo il piedino della bambina. "Dobbiamo incorniciarla assolutamente." Risi.

"Dobbiamo scegliere il nome della bambina." Disse Justin, facendomi sedere sulle sue gambe.

Gli cinsi il bacino con la vita e passai le mani suo petto, dall'alto in basso.
Avevo smesso di lamentarmi delle mie 'dimensioni' dopo del discorsetto che mi aveva fatto su quanto mi amasse e mi trovasse tremendamente bella e sexy.

"Io ne ho uno in mente." Sussurrai.

"Anche io." Disse di rimando.

"Juliet Rayne." Dicemmo all'unisono e ci guardammo con gli occhi spalancati. "Come lo sai?" Continuammo a parlare insieme. "Un sogno." Ancora. "Smettila!" Ancora una volta parlammo all'unisono e scoppiammo a ridere.

Justin appoggiò la spiega al divano ed io appoggiai il capo sul suo petto.

"Questo è stato strano." Mormorò. "Suppongo però che la bambina di chiamerà Juliet Rayne." Rise e strinse i miei fianchi.

"Direi di sì." Sorrisi. Justin si spose in avanti e baciò le mie labbra con dolcezza e passione, così come sempre.
Ci separammo quando la bambina cominciò a scalciare nuovamente, facendo sorridere Justin, il quale posizionò la testa nell'incavo del mio collo e lo baciò delicatamente.

Vederlo così felice e emozionato mi fa essere sicura, ogni secondo di più, che sarà il miglior padre di sempre.

Sospirai e mi liberai dalla presa di Justin, alzandomi dalla sue gambe. "Ho fame." Dissi camminando verso la cucina.

Lo sentii ridere e camminare dietro di me. Justin mi avvolge la vita con le mani e mi fa sedere sul bancone, per poi aprire il frigo. Si inclinò verso il basso e dovetti contenermi dal non toccargli il sedere.

"Abbiamo del pollo, spinaci, carciofi, e pizza." Disse mostrandomi i recipienti e posizionandoli vicino a me.

Sorrisi ampiamente. "Voglio tutto."

Justin ridacchiò e negò con il capo.
Iniziammo a mangiare insieme e a parlare della bambina. Mancava poco ormai. Avevamo già disegnato la sua camera ed era stato estremamente divertente, ma ci mancavano molte cose da comprare ancora.

Alien (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora