Capitolo 39

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Mi svegliai bruscamente a causa di forti dolori allo stomaco. Cercai di alzarmi dal letto, reggendo il mio stomaco agonizzante con le mani.

"Justin." Gemetti, scuotendogli la spalla per cercare di svegliarlo.

"Cosa c'è, piccola?" Grugnì voltandosi dall'altra parte con gli occhi ancora chiusi.

"Qualcosa non sta andando bene. Io credo-" Mi fermai, stringendo i denti. "Credo che qualcosa sia andato storto."

"Che succede?" Domandò Justin, guardandomi con uno sguardo pieno di panico e accarezzando la mia pancia.

"I gemelli. I gemelli, Justin. C'è qualcosa che non va!" Dissi. Gemetti al sentire qualcosa di bagnato e caldo toccare le mie gambe. Guardai in basso e vidi il pavimento pieno di sangue. Il mio sangue. "Justin!" Strillai. Fiumi di lacrime si erano fatte spazio sul mio viso e non riuscivo a smettere di guardare in basso.

Vidi lo sguardo di Justin cambiare in un millesimo di secondo. Lo sguardo perso e confuso era stato sostituito da uno sguardo pieno di panico e disperazione. Corse verso di me e mi prese tra le braccia, mentre io mi sentivo svenire.

"Resisti, piccola. Ti porto all'ospedale." Si catapultò giù dalle scale e corse fino alla porta con me tra le braccia. L'ultima cosa che sentii furono le grida di Justin, mentre mi posizionava sul sedile posteriore. "Non chiudere gli occhi, ti prego. Bella? Bella! Dannazione! Bella!"

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Beep. Beep. Beep. Beep.

Un rumore lieve ma assordante. Quel suono demoniaco continuava a rimbombarmi nella testa, quando iniziai a svegliarmi.
Ero in un letto scomodo e avevo decide di siringhe che mi punzecchiavano qua e là. Sentivo il calore familiare di una mano sulla mia, accompagnata dal leggero suono di una persona singhiozzare. Aprii lentamente gli occhi e la prima cosa che vidi fu una luce brillante.

"Ugh." Gemetti, sbattendo le palpebre numerose volte. Una volta essermi abituata alla bianca luce, potei notare la presenza di Justin vicino a me. Era seduto su una sedia blu vicina al mio letto, mi stringeva la mano e piangeva disperatamente appoggiando la testa al materasso. "J-Justin?" Lo chiamai con una voce che non sembrava neanche la mia.

"Isabella?" Alzò il volto immediatamente. "Sei sveglia!" Si avvicinò a me per baciarmi sulla fronte e sorrise. "Sia ringraziato il cielo."

"Cosa è successo?" Si allontanò, in seguito alla mia domanda, e vidi lacrime nere scendere dai suoi occhi.

"Loro se ne sono andati." Sussurrò.

Mi bloccai all'istante e cercai di muovere la mano verso il mio, ormai piano e vuoto, ventre.
Sentii un dolore lancinante nel petto e iniziai a piangere. Non riuscivo a respirare. "Non può essere. Non posso averli persi!" Urlai, arrabbiata con il mondo e con me stessa.

"Il tuo corpo non è riuscito a sopportare la pressione e lo stress. Hai avuto un'aborto involontario." Mi guardava con occhi pieni di dolore e delusione, ma al contempo voleva farmi sentire meglio. "So quello che stai pensando e no, non è colpa tua, piccola."

"Io- io non ce la faccio." Mi abbracciò ed entrambi ci lasciammo sopraffare dal dolore e dalle lacrime.

Un medico sospirò facendo i modi che ci separassimo. "Mi dispiace molto signora Bieber, abbiamo fatto del nostro meglio per salvarli." Abbassò il capo. "Voglio che lei sappia che abbiamo numerosi consulenti che potrebbero aiutarla a superare questa situazione. Nel caso ne abbia bisogno non dubiti a chiamare." Ci guardò un'ultima volta prima di fare una smorfia dispiaciuta e uscire dalla stanza.

"Andiamo a casa, piccola." Mi aiutò ad alzarmi dal letto e mi porse la mia vestaglia.
Mi sentivo tremendamente vuota senza le due creaturine che vivevano dentro di me, ma Justin era completamente devastato. Lui era così felice all'idea di diventare padre, un padre degno di essere chiamato tale, non come il suo.

Il cammino verso casa fu silenzioso. Justin piangeva ininterrottamente ed io ero in shock, non riuscivo a emettere nessun suono.
Una volta arrivati a casa, Justin salì le scale in fretta, abbandonandomi al piano di sotto a dover badare a me stessa. Mi lasciai cullare dal calore della poltrona, e portai Romeo sulle mie gambe. La mia testa era un casino e il mio cuore si era spezzato.
Sentivo Justin gridare, lanciare oggetti e piangere. Avrei voluto salire al piano di sopra e dirgli che c'eravamo dentro in due e che tutto sarebbe andato bene, ma non ci riuscii. Forse perché niente sarebbe andato bene. Mai più.

Alien (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora