Capitolo 23

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AVVISI IMPORTANTI A FINE CAPITOLO

A volte sento come se mi mancasse l'aria,
vorrei urlare ma non riesco neanche a parlare.
Fa schifo sentirsi così.
Mi sento divorata dal mio stesso dolore.
-Anonimo

Kyle's Pov

Lasciai perdere la mia coscienza ed iniziai a controllare i fogli che mi aveva portato prima Diego, e quello che ci lessi sopra mi fece accapponare la pelle e spalancare gli occhi dalla sorpresa.

Era Lei.
La morettina era la mia Hay.

La ragazza con la quale avevo condiviso la parte più buia di tutto il mio passato e con la quale avevo instaurato un legame più stretto di quello che avevo con Richard.
Con nessuno ero mai riuscito ad instaurare un rapporto così 'profondo' , così bello. Neppure con i miei genitori. Non sapevo per quale motivo le fossi così tanto legato, forse perché sapevo che sarebbe stata l'unica persona in vita mia che avrebbe mai capito il perché del mio atteggiamento di oggi, così freddo, distaccato e con poca fiducia nelle persone.

La ragazza che mi faceva rallegrare, che mi faceva sentire bene in un posto come quello, che mi faceva sorridere quando lei lo faceva e mi faceva rattristire quanso lei piangeva, che mi faceva ridere con la sua ingenuità su alcuni argomenti e che mi faceva intenerire ogni volta che arrossiva per una mia battuta poco casta.

La ragazza che mi faceva sentire orgoglioso, solo per averle strappato un piccolo e flebile sorriso. Mi faceva sentire fiero di me stesso, il fatto che sorridesse, perché sapevo che in quel momento della sua vita, io ero l'unico in grado di farlo, l'unico ancora in grado di farla sentire un minimo felice, l'unico ancora in grado di farle provare, per un solo momento, quella spensieratezza, che ogni adolescente dovrebbe avere a quell'età.

La ragazza che si incantava quando parlava dei suoi genitori e del suo passato con loro, e anche quando parlava di sua nonna.
Mi raccontava tutte le sue disavventure fatte con loro e le follie che faceva, per poi ricevere soltanto una sgridata da parte dei suoi genitori.
Di come, a volte, provasse a scappare di casa di nascosto per uscire con le sue amiche mentre era in punizione, e dopo essere scesa dalla finestra della sua camera, si ritrovasse entrambi, davanti a lei, con le braccia incrociate e con uno sguardo di rimprovero.
Mi parlava anche delle sue vacanze con loro, di come suo padre non avesse per niente il senso dell'orientamento e non volesse usare il navigatore satellitare durante le loro gite per 'orgoglio maschile'.
La cosa che mi colpiva di più quando parlava, oltre alle sue labbra carnose, era il suo sguardo. Aveva uno sguardo da sognatrice e sapevo che nel profondo sperasse ancora un pochino che tutto ciò che stava vivendo era solo un incubo, un fottutissimo incubo, ma purtroppo era la realtà.
Era l'unica cosa che fossi riuscito a comprendere dai suoi occhi: il fatto che fosse sognatrice e, questa cosa, mi attraeva.

La ragazza che stringevo fra le mie braccia tutte le notti, scossa ancora per il dolore provato lo stesso giorno, e che cercavo di calmare con una delle mie battute stupide e senza senso, ma che a Lei facevano ridere e calmare.
Dorimivamo spesso abbracciati, quando lei riusciva a raggiungermi nella mia stanza o il contrario, e ogni volta che succedeva mi sembrava di toccare il Paradiso con un dito, anche se eravamo tutti e due condannati all'Inferno.

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