Capitolo 13

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AVVISO IMPORTANTE A FINE CAPITOLO.

Mi sarei preso
una pallottola per loro,
e furono loro i primi a spararmi.
-Mostro

Hayden's Pov

Erano passati esattamente 5 giorni dall'ultimo messaggio e questi giorni sono stati i più stressanti e ansiosi degli ultimi anni.
Vivevo barricata in casa con la paura costante che il mio telefono squillasse indicando l'arrivo di un'altro fottuto messaggio.
La notte dormivo poco per il solo fatto che, se chiudevo solo un secondo gli occhi, mi ritrovavo a rivivere scene del mio passato tramite incubi.

Continuavo ad andare a lavoro, ma ogni volta che un cliente mi si avvicinava o mi chiedeva qualcosa, avevo la costante paura che fosse qualcuno mandato da Loro per prendermi o lasciarmi un messaggio o un avvertimento.

Elisabeth,ormai si poteva dire che vivesse a casa di Richard e ogni volta che tornava a casa c'era pure lui a farle  compagnia. A volte mi chiedeva cosa c'era che non andasse, ma io cercavo sempre di sviare il discorso.
Ogni tanto mi chiedeva di uscire con lei, anche solo per fare una passeggiata e prendere una boccata di aria fresca, ma io rifiutavo sempre.

Domenica è quasi riuscita a convincermi ad uscire, ma poi ho ripensato ai messaggi e al pericolo che correvo in questo periodo, così ho cambiato idea, e lei per non lasciarmi sola è rimasta a casa con me e per l'intera serata abbiamo visto vari film e abbiamo mangiato tre scodelle piene zeppe di pop corn.

Era martedì sera ed ero già pronta per andare a lavoro.
Ero seduta sul divano, aspettando l'arrivo di Elisabeth, che anche questa giornata l'aveva passata insieme a Richard, quando sentì il citofono suonare.
Presi le chiavi e aprì la porta, pensando di ritrovarmi davanti Elisabeth o Richard, ma non vi trovai nessuno. Aggrottai la fronte confusa e poi pensai che si potesse trattare di uno scherzo fattomi dalla mia amica.
《Elisabeth, so che sei stata tu! Avanti, fatti vedere e finiamola qui con questo scherzo, che siamo già in ritardo.》 Dissi ad alta voce, cercando di farle sentire le mie parole e di farla arrendere, ma non ottenni nessuna risposta. Provai a mettere un piede fuori dall'appartamento, ormai stufa di questa situazione, ma quasi inciampai su una scatola che si trovava proprio di fronte alla mia porta e che non avevo minimamente visto.

Guardai la scatola e notai che fosse ancora tutta integra. Confusa, la presi tra le mani e a terra notai pure una lettera che doveva essere insieme alla scatola.
Presi pure quella e lessi il mittente.
Mi bastò leggere solo quello, che subito mi chiusi a chiave nell'appartamento, con la paura che fuori ci potessero essere ancora Loro o uno dei loro uomini.
Appoggiai la scatola sul bancone di marmo della cucina e iniziai ad aprirla, timorosa del suo contenuto.

Appena la aprì, notai subito una cornice. La presi tra le mie mani tremolanti e la girai per vedere cosa contenesse.
E fu in quel momento che vidi la foto e riconobbi subito il ragazzo.
Era Lui.

In quella foto non si poteva vedere bene il viso, ma io sapevo che era lui.
I capelli erano identici a come li aveva lui prima di essere liberati da quell'inferno, la statura e i muscoli erano i suoi e dalla spontaneità della foto si poteva costatare che fosse stata scattata a sua insaputa.
Ma io lo riconobbi soprattutto per una cosa.
Per il suo indimenticabile sorriso.
Quel bellissimo sorriso che si intravedeva sul suo viso era sicuramente il suo, lo avrei riconosciuto tra milioni di ragazzi solo grazie a quello.

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