Mi rifiuto di crederlo. Mi rifiuto di credere che lo zio del mio ragazzo, per quanto odioso, possa aver orchestrato tutto ciò. Mi rifiuto di credere che lui sia il burattinaio che manovra i fili di Bruce.

Mi rifiuto di crederlo, ma forse, in fondo, so che è possibile.

Ed è spaventoso. È spaventoso pensare che il parente più prossimo alla persona che amo possa odiarmi a tal punto. È spaventoso pensare che Bruce possa non essere l'unico mostro in circolazione.

<<Ho sempre pensato che Jason fosse un grande stronzo egoista, ma non fino a questo punto>> esordisce Justin, rompendo il silenzio pieno di dubbi e domande nel quale mi ero persa, dimenticandomi di ogni cosa. Si appoggia al bancone e scuote la testa. <<Dio, se lo avessi di fronte in questo momento...>> osservo come la sua mascella si contrae ed il suo petto si alza ed abbassa a ritmi decisamente non regolari.

Istintivamente, come ogni volta che il suo stato d'animo non è dei migliori, mi ritrovo a cercare un qualsiasi tipo di contatto fisico con lui e pongo la mia mano sulla sua, sopra la superficie liscia del bancone. Le nostre mani, pelle contro pelle, provocano una sorta di elettricità, ma nessuno dei due si allontana di un millimetro per quella scossa improvvisa.

<<Justin...>> mormoro, tentando di indurlo a guardarmi e quando lo fa mi ritrovo faccia a faccia con quegli occhi color caramello di cui a stento riesco a sostenere lo sguardo, così intenso e così malinconico allo stesso tempo.

<<Se Jason ha davvero a che fare con Bruce e la sua presenza in città, allora mi viene spontaneo chiedermi fino a dove sia capace di spingersi o si sia mai spinto>>.

Boccheggio, una volta afferrate le sue parole. <<Credi... Credi che possa avere a che fare con l'omicidio di tua madre?>> gli chiedo dando voce a quel dubbio che si deve essere insinuato dentro di lui, ma che probabilmente non ha il coraggio di esternare ad alta voce.

So che gli piacerebbe pensare che suo padre non sia colpevole, ma un omicidio è troppo pure per Jason Bieber, no? E poi che motivo avrebbe avuto per fare una cosa del genere?

Prima che possa anche solo formulare un'ipotesi lontanamente sensata, Justin inizia a trafficare nella tasca dei suoi jeans, dalla quale estrae una chiavetta USB che poggia sul bancone di fronte a me. << C'è solo un modo per scoprirlo>> dice. Afferro il piccolo pezzo di plastica e lo osservo, più confusa di quanto non fossi già.
<<Contiene le informazioni inerenti al suo caso>> mi spiega, dandomi, così, una prima delucidazione. Quasi sobbalzo nell'apprendere il contenuto della chiavetta che ora si trova tra le mie mani, non facendola cadere solo per poco. <<Informazioni che non ho voluto leggere. Fino ad ora>> aggiunge, successivamente. I miei occhi saettano dall'oggetto alla sua figura, in attesa di sapere le sue intenzioni. Tossisce, infilandosi le mani in tasca e dondolandosi sui talloni come un bambino a disagio. <<Allora, usiamo il tuo computer?>>

***

<<Justin, sicuro di volerlo fare? Non so se...>> cerco di esternargli le mie perplessità riguardo l'azione che ha in mente, una volta preso posto davanti alla scrivania. Mentirei se dicessi che non mi sale un groppo in gola nel leggere un fascicolo riguardante un omicidio, ma ciò che mi preoccupa maggiormente è la reazione che potrebbe avere lui; non si sa mai che genere di informazione potrebbe celarsi all'interno di quella chiavetta e non sarà certo facile, per lui, avere a che fare con una realtà tanto vicina alla sua persona quanto lontana. Potrebbe restare segnato più di quanto non lo sia già da quello che potremmo o non potremmo trovare. Tuttavia, prima che possa dirgli tutte queste cose col maggior tatto possibile, mi interrompe.

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