Capitolo 61

2.6K 145 48
                                    

Apro il frigorifero, infilandovici la testa per poi riemergere con due bottiglie di vetro in mano che pongo sull'isola della cucina.

<<Mio padre non si accorgerà che le ho prese>>.

<<Birra?>> Justin, seduto dall'altra parte del bancone, solleva un sopracciglio, stupito. Questa è la prima parola che mi rivolge da quando abbiamo lasciato il Gray. <<Tu odi la birra>> osserva, poi.
<<Non oggi>> replico, aprendone una ed attaccandomi alla bottiglia, facendo, così, scorrere il liquido giallognolo sul mio palato. Una smorfia di disgusto attraversa il mio volto subito dopo, la quale sembra divertire Justin perché un sorriso si dipinge sul suo volto. Un sorriso piccolo, quasi impercettibile, ma pur sempre un sorriso. È già qualcosa.

Non mi sono dimenticata di ciò che è successo, o che stava per succedere meno di due ore fa. Mi si è fermato il cuore quando mi ha mostrato quella pistola, sotto la sua giacca.
Per un attimo, un solo, breve, attimo, mi è parso che quello davanti ai miei occhi non fosse più il mio Justin, ma uno sconosciuto. Ho sempre pensato che ognuno di noi possegga una parte oscura, non importa quanto buoni tentiamo di sembrare: non esiste luce senza oscurità. Molti cercano di nasconderla, quella parte, di evitarla, ma è solo accettandola ed affrontandola che possiamo impedirle di prendere il sopravvento, e non potevo permettere che Justin restasse avvolto in quel buio, altrimenti non solo lo avrei perso io: anche lui avrebbe perso se stesso.
Gli ho ricordato chi fosse, affinché non lo dimenticasse e, grazie al cielo, lui è tornato da me.

L'idea che fosse pronto ad uccidere per me mi fa accapponare la pelle, ma non è il mio unico pensiero al momento.

<<Jason>> Digrigna i denti, ad un tratto. L'espressione dura. <<L'uomo che ti ha quasi...>> quella parola non esce dalla sua bocca, finendo col morirgli in gola.

Violentata. È brutta da pronunciare, così come lo è da sentire.

Si passa una mano sul viso e solo ora noto quanto stia tremando. <<Lui si è visto con Jason, con mio zio!>> scatta in piedi, cercando di apparire duro, ma la voce gli si spezza. Lo capisco, capisco il suo stato d'animo, perché anch'io mi sento più confusa che mai riguardo a ciò che ho visto in quel locale.

Mi avvicino a lui, che adesso mi dà le spalle, intento a guardare fuori dalla finestra. Dubito che, però, stia davvero vedendo qualcosa al di là del vetro, i muscoli della sua schiena completamente tesi.

Poggio una mano sulla sua spalla destra e lo sento rilassarsi leggermente sotto il mio tocco. <<Non sappiamo perché si siano incontrati>> gli dico, provando a rassicurarlo, quando, in realtà, nemmeno io sono sicura di niente. <<Forse sono amici o...>>
Justin mi interrompe, voltandosi immediatamente verso di me. <<Stai cercando di difenderlo?>>

Sbatto le palpebre più e più volte. <<Cosa? No!>> mi affretto a dire, in seguito. <<Ma non possiamo trarre conclusioni affrettate. Insomma ci... Ci sarà un'altra spiegazione a tutto ciò>> asserisco, poi, torturandomi il labbro inferiore dal nervosismo.

Lui punta i suoi occhi nei miei, serio. <<Io riesco a vederne solo una, di spiegazione>> afferma. <<Ed anche tu, anche se non vuoi ammetterlo>>.

Faccio per replicare, ma decido di non farlo, rendendomi conto di non sapere cosa dire.
La verità è che non sopporto e che non ho mai sopportato Jason Bieber. Ho sempre pensato che fosse una persona di cui diffidare ed, inoltre, sono consapevole che non sia esattamente un fan della sottoscritta, ma potrebbe davvero essere stato lui a condurre Bruce a San Francisco? In effetti, se c'è una domanda che mi pongo spesso è come quell'energumeno sia potuto uscire dal carcere e come sia riuscito a trovare me, non penso che la sua sia stata solamente fortuna, come invece ha sostenuto al nostro spiacevole incontro. Ha detto anche di avere degli amici, che uno di questi rinomati amici sia Jason? Il suo odio immotivato nei miei confronti potrebbe essere tanto radicato da voler minacciare me e la mia famiglia?

DisasterWhere stories live. Discover now