Capitolo 60

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Stupido Reyes, penso mentre spengo il motore della mia Range Rover e mi appresto a scendere dall'auto, sbattendo la portiera con un tonfo secco.

Quel pivello non aveva la minima idea di dove si nascondesse quel topo di fogna di Brandon o come si chiama e Xavier ed i suoi fratelli non sono riusciti a rintracciare il suo telefono, dato che il bastardo utilizza un usa-e-getta. Avendo l'aria di essere finito in un vicolo cieco ho cominciato davvero a perdere quella già minima pazienza di cui dispongo, questo fino a quando pel di carota non mi ha detto che sa di un posto in cui Bob è solito passare la domenica sera, perché più volte gli è capitato di sentirlo parlare al telefono con qualcuno e darsi sempre appuntamento lì. Ne deduco che se troverò lui troverò anche chiunque lavori con lui, perciò prenderei due piccioni con una fava, come si suol dire. Mi chiedo solo perché quel ficcanaso non mi abbia fornito questa informazione prima, invece di farmi perdere tanto tempo.

Così, eccomi qui: al Grey.

Guardo l'enorme insegna al neon blu e noto che le luci che illuminano la y sono fulminate e perciò tutto quello che si può leggere è la scritta "Gre" parola che, ovviamente, non ha alcun senso.

Sono già stato in questo locale diverse volte: davanti, sembra un locale come tanti altri, forse anche sopra la media, dove ritrovarsi con gli amici a bere una birra e a ballare sulle note di qualche canzone commerciale, ma io so che sul lato sinistro dell'edificio c'è una porta ben nascosta che conduce ad un'ampia stanza sul retro ed è lì che si svolge la maggior parte degli affari non proprio puliti: dallo spaccio agli incontri clandestini, il Grey è perfetto per chi voglia fuggire per un breve momento dalla sua misera vita per sballarsi un po' o abbia intenzione di fare soldi con scommesse.

Impreco, non appena scorgo le decine di persone in fila davanti all'entrata principale le quali, però, supero incurante di tutti gli accidenti che possano mandarmi, dopo aver constatato di aver esaurito ogni scorta di pazienza.

<<Ehi, bello, fai la fila come tutti!>> sento dire ad un ragazzo alle mie spalle, una volta giunto in prossimità dell'ingresso. Mi limito a fermarmi e rivolgergli un'occhiata truce e questo basta per farlo mettere a cuccia come un cagnolino. Tipico. Vogliono fare i gradassi ma non riescono mai a reggere il confronto, penso e dopodiché riprendo a camminare verso l'entrata.

Il buttafuori che mi ritrovo davanti ha la pelle scura e la testa calva ed è grande quanto un armadio, la sua mole spaventerebbe chiunque.
<<Nome>> dice automaticamente, tenendo gli occhi sopra la lista e non accorgendosi minimamente di me, questo, almeno, fino a quando non alzandi il capo i suoi occhi scuri incontrano i miei ed un sorriso sbalordito si dipinge sul suo volto. <<Bieber!>>
<<Mike, vecchio mio>> gli sorrido di rimando e lui mi attira in un abbraccio fraterno che per poco non mi soffoca, a causa della sua stazza che sarà il triplo della mia.

Mike è senza dubbio il bodyguard che preferisco e sono stato fortunato a trovare proprio lui all'ingresso, oggi; con altri del mestiere probabilmente avrei dovuto iniziare una discussione sul rispettare i turni e cavolate varie. Veniva sempre ad assistere agli incontri, quando il suo turno glielo permetteva e spesso capitava che io, lui e Xavier concludessimo la serata davanti ad una birra a parlare del più e del meno.

<<Ne è passato di tempo, eh?>> commenta dopo avermi lasciato tornare a respirare di nuovo. <<Ma che ci fai qui? Ho saputo della tua squalifica. Non ci voleva, cazzo...>> aggiunge, scuotendo la testa con dissenso. Non mi stupisce che sia a conoscenza del fatto; tutti nel nostro giro sanno tutto di tutti ed essere squalificato da degli incontri che sono di per sé illegali è una cosa che fa piuttosto scalpore.

DisasterWhere stories live. Discover now