Capitolo 29

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Non ho chiuso occhio per tutta la notte; perciò, al mattino, non mi stupisco di avere due occhiaie grandi come una casa. Tutto quello che sono riuscita a fare, mentre mi rigiravo nel letto, è stato pensare a Justin, a quel bacio, ma anche all'incontro, a quanto fossi preoccupata per lui e ad ogni parola detta ieri sera, rendendomi cosciente di come i sentimenti che provo per lui, pur contro la mia volontà, crescano sempre di più.

Gli appuntamenti, nella mia vita, non sono mai stati una priorità e, vista l'esperienza dei miei genitori, ho sempre creduto che l'amore fosse un'utopia: un ideale, una meta che tutti gli esseri viventi rincorrono ma che, in realtà, non sono destinati a raggiungere.

Non ho mai avuto tempo, nella mia vita, per un ragazzo, e dopo quello che ho vissuto ho cominciato ad allontanare anche i pochi coraggiosi che si facevano avanti. Mai ho pensato di poter incontrare qualcuno che potesse farmi sentire come sulle montagne russe, in bilico tra l'odio e l'amore, vulnerabile ma allo stesso tempo protetta; qualcuno che mi sfidasse e mi facesse mettere tutto ciò in cui credo in discussione e, sicuramente, mai avrei pensato che quel qualcuno potesse essere Justin Bieber, uno dei ragazzi, a prima vista, più arroganti e presuntuosi che abbia mai conosciuto.

E la cosa peggiore è non sapere se per lui è lo stesso, se anche lui non chiude notte la notte e si senta perennemente in subbuglio quando siamo vicini l'uno all'altra.

I suoi intensi occhi color caramello non abbandonano la mia mente nemmeno per un istante, mentre trascino il mio corpo dalla mia stanza al piano inferiore, in cucina, dove trovo Tyler seduto davanti al bancone intento a mangiare i suoi corn flakes.

Al contrario suo, preferisco saltare la parte in cui metto qualcosa sotto i denti e passare direttamente a quella successiva: ogni cellula del mio corpo necessita una copiosa dose di caffeina. Perciò, agguanto la caraffa riposta sopra al fornello scoprendo -letteralmente- sulla mia pelle che è bella fumante; uno tra mio padre e mio fratello deve avere fatto il caffè e la cosa mi stupisce; non credevo che gli uomini della famiglia Anderson sapessero fare una cosa simile. Tuttavia, sono così stanca da non curarmi nemmeno di chiedere al ragazzo a chi debba il merito di questa impresa.

Verso il liquido nella tazza, ispirando quell'aroma amaro che tanto adoro e che subito sembra svegliarmi.

Felice, mi volto e, nonostante sia rallentata nei movimenti e nei ragionamenti non posso fare a meno di notare le strane occhiate che mi manda mio fratello facendomi sentire, in qualche modo, sotto un'inquisizione.
«Che c'è?» domando, infine, a disagio.
Lui appoggia i gomiti sulla superficie in legno ed alza un sopracciglio con fare sospettoso, «Dove sei stata ieri?»

Cerco di non irrigidirmi per la sua domanda, in fin dei conti sapevo che me lo avrebbe chiesto, «Sono andata in biblioteca, ti ho lasciato un post it sul frigo», spiego facendo spallucce con noncuranza.
«Certo...», mormora, piegando la testa da un lato, «E con chi saresti andata in biblioteca?»
Mi mordo l'interno guancia, restando in piedi di fronte a lui con la tazza tra le mani, «Una mia compagna di corso, non la conosci», dico per poi sorseggiare, nervosa, un po' del caffè. «Hai sentito Sam?» domando tentando di spostare la conversazione.
Tyler fa una smorfia, «No e nemmeno ci tengo».
A quella risposta poggio la tazza sul tavolo, ponendo le mani sulla superficie e guardandolo confusa, «Perché dici così?»

Tyler abbassa lo sguardo sulle sue mani che sta torturando, «Mi è venuta a dire che avete litigato...». Mi ero quasi dimenticata della nostra discussione, era furiosa con me tanto quanto lo ero io con lei, ma questo non l'autorizza ad andare a spifferarlo a mio fratello, nemmeno se ci esce insieme, «Insomma, sono cose vostre, non mi interessano. Ma non mi è piaciuto come ha parlato di te, così le ho detto che fosse meglio chiudere».
Non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Allungo una mano verso la sua e «Non devi lasciarla solo perché ha litigato con me», asserisco con sincerità.

DisasterWhere stories live. Discover now