77. MOLTO PIÚ CHE UN PO', MA ANCHE MOLTO MENO

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voce narrante: Jade

Chi vuole guardare bene la terra,

deve tenersi alla distanza necessaria.

Italo Calvino



Appena la vidi, capii di averla già vista da qualche parte, ma non riuscii a ricordarmi dove.
Solo ora so che era presente anche lei quel giorno in cui, dopo quattro anni, scoprii che mio fratello era tornato amico di Tommy. Non potei fare a meno di squadrarla da capo a piedi: alta, magra ma non scheletrica, capelli rossi e ricci, occhi verdi.
Bella, lo ammisi.
Ma si meritava mio fratello?
Anche lei, probabilmente, stava scannerizzandomi da capo a piedi e si stava chiedendo se meritavo il suo migliore amico.
O, forse, anche se assomigliavo o no a mio fratello.
Impossibile, che non fosse rimasta un po' toccata dalla dichiarazione di Edmund, no?
La salutai cordialmente, dandole la mano: «Ciao, sono Jade Lloyd». Calcai sul cognome.
Beh, almeno sentire il cognome di mio fratello le fece qualche effetto. I nomi sono importanti per le ragazze: se li ripetono tante di quelle volte che alla fine credono di averli inventati loro. Quando sentivo qualcuna pronunciare il nome Tommaso, io credevo che mi stessero derubando dei miei effetti personali!
«Sono la ragazza di Tommy» aggiunsi.
«Lo so» disse Diana, imbarazzata.
Non sapeva mentire: leggevo nei suoi occhi più di quanto lei desiderasse, e in quel momento stava cercando di capire se sapevo di lei e di mio fratello.
Non è poi così male che la questione la ossessioni ancora a tal punto, mi ricordo di aver pensato.
Non c'era stato bisogno che Tommy mi dicesse: «Tu che sei una ragazza, cerca di capire che cosa prova Diana nei confronti di tuo fratello».
Non avevo alcun bisogno di quella raccomandazione.
La mia natura femminile e l'affetto per mio fratello lo esigevano già. La mia mente era già partita a farle il terzo grado e stavo analizzando ogni minimo dettaglio: si era vestita bene, in modo accurato; ma non troppo, perché non sembrasse che l'aveva fatto apposta.
Si era legata i capelli, perché, dato che aveva dei capelli piuttosto particolari, se li avesse tenuti sciolti, avrebbe potuto dare l'idea di essere troppo sicura di sé: come una che basta a sé stessa, come una a cui non importa di sembrare simpatica e aperta alle nuove conoscenze.
In fondo, mi piaceva. Nonostante ogni aspettativa, mi piaceva. D'altronde, era lei, la scelta di mio fratello.
Invece di rispondermi con arroganza "E io sono la migliore amica del tuo fidanzato", mi disse: «Sono contenta di conoscerti. Ho sentito molto parlare di te».
«Da chi?» dissi io, in fretta. E lei rimase per un momento senza parole.
«Da Tommy... naturalmente» disse, arrossendo.
«Ah, certo. Pensavo che conoscessi anche mio fratello, è un vostro compagno di classe» dissi, con noncuranza. Non volevo tormentarla, volevo solo metterla alla prova.
«Sì... Sì, un po'» disse lei, senza incrociare i miei occhi.
Molto più che "un po'", ma anche molto meno, pensai io.
«Cosa ti ha detto di me?».
«Chi?».
Sorrisi. Ancora meglio!
«Tommy. Naturalmente».
«Ah, certo. Mi ha detto che è il ragazzo più felice del mondo. E questo mi è bastato. Non gli ho fatto molte domande».
«Strano, io non avrei mai smesso di fargliene!».
«Non sono molto curiosa, e poi mi fido di Tommy».
«Bene. Non mi piacciono le persone curiose». Sorrisi e aggiunsi, prima che potesse intervenire:
«Tu sei fidanzata?».
«No!» esclamò Diana. Poi, dopo un secondo, mascherando il rossore con un sorriso, disse:
«Non avevi detto che non ti piacciono le persone curiose?».
«Sì, hai ragione, ma non mi va che il mio ragazzo sia vicino di banco con una bella ragazza».
«Ehm, grazie per il 'bella', ma non devi preoccuparti per Tommy».
«Non mi preoccuperò, ma sarebbe più facile se tu fossi innamorata di qualcun altro. Lo sei?».
«Cosa?».
«Innamorata di qualcun altro?».
«... Forse». Se ci penso adesso, mi faccio rabbia da sola, per come l'ho interrogata senza alcuna discrezione, sapendo per di più di metterla in imbarazzo. Invece, lei era sta fin troppo paziente: io alla domanda «sei innamorata di qualcun altro?», avrei risposto: «Ma fatti gli affari tuoi!».
«Ok, per adesso mi basta, e, se vuoi, adesso possiamo diventare ottime amiche, visto che abbiamo così tanto in comune».
«Che cosa abbiamo...?».
«Tommy! Anzi, se vuoi, saremo come sorelle, visto che io non ne ho».
«Certo che mi va...».
«Sorelle?».
«Amiche» disse Diana, sorridendo.
Non avrei creduto che quelle parole si sarebbero avverate così presto, ma ci mettemmo pochissimi giorni a diventare amiche. Sarebbe stato perfetto, se, per di più, lei si fosse messa con mio fratello. Ma non potevo che limitarmi a sperarlo e a metterci qualche buona parola.

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