53. UN FANTASMA PIÚ REALE DI TE

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Rinuncia al tuo potere di attrarmi

ed io rinuncerò alla mia volontà di seguirti.

Shakespeare


Il cellulare di Edmund vibrò nella tasca.

Forse era meglio cancellare il messaggio prima ancora di averlo letto: si sarebbe risparmiato un'altra sicura dose di sofferenza...

Ma avrebbe perso una minima probabilità di riuscita.
Era un autolesionista, lo sapeva, ma il solo pensiero di passare il resto dei suoi giorni a chiedersi cosa avrebbe potuto esserci scritto su quel messaggio...

‹Non mi importa chi sei. Io ti conosco›.
Davvero non le importava? Chiaramente Diana non si aspettava dal Corrotto altro che amicizia. Forse era solo curiosa, ma di una curiosità pura e casta, senza doppi fini. Per Edmund era diverso: aveva scoperto che Diana era Lo Spettatore ormai da più di un mese e, di conseguenza, amava Lo Spettatore come amava Diana, poiché erano la stessa persona.

‹Non mi conosci affatto› le rispose.

‹Il Corrotto non è la maschera, ma quello che sei veramente. Perciò ti conosco - anche se non so ancora il tuo vero nome - più di quelli che conoscono il tuo nome e non hanno mai parlato con Il Corrotto›.

Se sapesse quanto ha ragione.

‹Tieni a mente queste tue parole, quando ti dirò chi sono›.

‹Lo farò... se tu me lo dirai›.

‹Te lo dirò, se rispondi ad una domanda›.

‹Ok, quale domanda?›.

‹Chi è Davide, per te?›.

‹Ufficialmente nessuno›.

‹E privatamente?›.

‹Privatamente, per ora, solo un fantasma più reale di te›.

Allora, c'era qualche speranza... Allora Diana aveva davvero fantasticato su un suo possibile incontro con Il Corrotto... E forse Davide non era così importante come aveva creduto Edmund...

‹Se io smettessi di essere un fantasma, e diventassi una persona in carne ed ossa, credi che potresti preferire me, a lui?›.

‹Domanda a cui è impossibile rispondere. Non posso parlare in simili termini ad un sasso con la straordinaria capacità di ricevere ed inviare messaggi›.

‹Sceglierò io come, quando e perché ti dirò il mio nome. E, siccome ho vinto una scommessa, pretendo il mio compenso›.

‹Quale compenso?›.

‹Ti chiedo qualcosa che non ti costa nulla›.

‹Cosa?›.

‹Di smettere di fantasticare sulla mia ipotetica identità finché io non deciderò di rivelartela›.
‹Sarà dura comandare alla fabbrica di fantasmi che ha sede nella mia mente›.

‹Per questo, te lo chiedo. Non voglio che tu ti crei chissà quale mito di me, per poi scoprire che sono l'ultima persona sulla terra con cui ti andrebbe di stringere amicizia›.

‹Forse per te non vale lo stesso discorso che vale per me?›.

‹Cosa intendi dire?›.

‹Parlavi seriamente, quando mi hai detto che sono già qualcuno per te, e che non importa chi sono in realtà?›.

‹Certo›.

‹E allora perché non dovrebbe valere lo stesso anche per te?›.

‹Perché, quando l'ho detto, io sapevo esattamente con chi stavo parlando!›.

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