15. AVREI FATTO MEGLIO A STARE ZITTA - 2

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Ho fatto una figura da idiota totale, ma, quel che è peggio, è che non riesco a pentirmene. Maledetta onestà recidiva.

«Eh, già... Tu te ne eri scordato, quindi forse avrei fatto meglio a stare zitta... le figuracce, a meno che non fai l'idiozia di andarle a ricordare in giro come me ora, se le ricorda solo chi le ha fatte. Però a me dispiace d'averlo detto, perché non ce n'era motivo».

Edmund sembra colpito; non capisco se è una cosa positiva o negativa.

«Beh, non ti preoccupare».

Senza dubbio, sta cercando di liberarsi da questa situazione imbarazzante il più in fretta possibile.

Per aiutarlo a trovare una scusa per andarsene, ci rido sopra: «Già, magari tu non ti ricordavi neppure che ero stata io. Ripartiamo da zero: io sono Diana». Gli tendo la mano; lui la stringe per un nano- secondo, e poi la ritira rimettendola di nuovo in tasca.

«E io sono Chiara». Chiara è quasi balzata in avanti e ha stretto la mano di Edmund che, ancora confuso per quello che gli ho detto, sta lì, incerto, chiedendosi senza dubbio se può andarsene con i suoi amici o se deve ancora rimanere.

O mio Dio: mi è sembrato che Chiara non aspettasse altro che il momento di presentarsi al nuovo arrivato. Sul suo viso ci sono i chiari segni di un certo interesse lasciato a briglia sciolte. Stupidamente, arrossisco per lei.

Ma Edmund non sembra accorgersene. Meno male.

Tommy si scuote dal suo straordinario silenzio e fa per scherzare anche lui. Ho la sensazione che stia semplicemente cercando una via d'uscita per trarmi fuori dall'imbarazzo. Sono sicura che lui ha davvero capito come mi sento dopo quello che è successo:
«Allora, ehm...» incomincia, poi, con tono un po' forzato come se non sapesse che argomento tirare fuori, si rivolge a Lloyd: «Ed,» sputa il suo nome come se cercasse di ricordarselo, poi fa una breve pausa, forse per raccogliere le idee e, finalmente, dice: «Chi non conosci ancora, della classe?».

Certo che anche Tommy è un po' strano, a volte...

Edmund smette di guardarmi con una faccia stralunata e fissa Tommy con la medesima espressione.
«Non so...». Sta facendo mente locale: «Ora come ora... non mi viene in mente nessun altro...».

«Già. E Dan? Lo conosci Dan?» dice Tommy, prima ancora che Edmund finisca di parlare.

Ed sorride, incerto: «Dan "il petulante"?».

«Sì. Uhm. Allora lo conosci». Tommy annuisce a sé stesso. Pare abbia finito le scorte di fantasia per casi simili a questi. Quindi, tace.

«Non proprio...» aggiunge Edmund: «Però, prima della verifica non ha fatto altro che farmi domande: "Di dove sei? Perché hai un nome straniero? Perché hai cambiato classe?". Credo di non aver risposto a praticamente nessuna di queste domande... alla fine gli ho detto che ero preoccupato per la verifica e che gli avrei risposto più tardi, ma non sembrava molto convinto... Beh, ecco, forse non lo sembravo neppure io».

«Già: tu, preoccupato? Che ridere!» dice Tommy, ma non ride affatto. Decisamente, non è del suo solito umore.

Ed mi lancia un'occhiata. «Non parliamo più della verifica» dice, con tono un po' secco.

Grazie al cielo.

«Ok, forse è meglio».

Ma Chiara non ha recepito il messaggio: «Perché no? Ci pensi, Ed...- posso chiamarti Ed? - che questa verifica è la prima cosa che ti ricorderai della nostra classe?!».

Ed non sembra aver gradito la domanda.

Ora tocca a me, chiudere il discorso: «Beh, sarà anche una delle prime cose che ricorderò io» dico, ridendo.

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