42. UN'INFONDATA FANTASTICHERIA - 1

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Non sono certo di nulla tranne che della santità
degli affetti del cuore, e della verità dell'immaginazione.
John Keats

Non è per niente facile trovarsi sotto esame, con addosso lo sguardo della persona della quale più di tutti si desidera la stima. Ed è ancora peggio, se questa persona ha anche il potere di metterti in agitazione.

Per evitare lo sguardo di Diana, e per mantenersi il più possibile coerente con la sua scarsa media in Italiano, Edmund finse noncuranza per l'esito dell'interrogazione.
E poi, non era certo il voto ciò che lo preoccupava, al momento.

Si guardava attorno con ostentata negligenza, lasciandosi distrarre da qualsiasi cosa gli capitasse sott'occhio. Per la prima volta, in maniera del tutto inaspettata, i particolari più comuni e banali sembravano farsi più che mai interessanti ai suoi occhi.
Notò che Claudia giocava col cellulare da quando lui aveva memoria, che Federico aveva i calzini rossi, bianchi e verdi e che Marta aveva un orribile paio di pantaloni di un color grigio-pigiama con una scritta stampata a lettere cubitali sul didietro, probabilmente la marca - famosissima - che doveva testimoniare il costo del capo di abbigliamento selezionato.

«... Lo Spettatore, ovvero una delle riviste più note del...».
Edmund volse bruscamente lo sguardo a fissare Diana.
Un nome familiare pronunciato da una voce ancor più familiare lo spiazzò e attirò la sua attenzione. Non avrebbe mai osato mettere in relazione quel nome e quella voce...

Maledizione! Per una volta che gli importava davvero sapere di cosa si stava parlando durante un'interrogazione di Italiano...!
Si fece più attento, temendo già di aver perso fin troppo.
Forse Diana aveva notato il suo improvviso interesse, perché gli lanciò un'occhiata furtiva ed incerta.
Quell'occhiata - che Edmund non sapeva bene decifrare - gli lasciò un sapore strano, come di un ricordo perduto che non aveva fatto in tempo ad afferrare.
Perché Diana aveva quell'aria colpevole?

La mente di Edmund si ribellava ad ogni tentativo di mantenersi entro i limiti della razionalità e così lasciò che in uno dei propri angoli inesplorati si venisse a formare un pensiero piuttosto insistente.
Appena quel pensiero affiorò in superficie, Edmund non fu più in grado di ricacciarlo a fondo.
Diana poteva essere Lo Spettatore?

L'ignaro soggetto di questa domanda stava recitando con voce insicura il nome dei fondatori, la data di pubblicazione, la posizione politica, e tutto quanto ancora poteva esserci da dire sulla rivista The Spectator. Sapeva davvero tanto, su quella rivista...!

Edmund si guardò attorno. Quelli fra i loro compagni di classe che stavano attenti all'interrogazione (ed erano in scarsissimo numero) ammiravano a bocca aperta la straordinaria conoscenza di Diana su un argomento che doveva essere programma di III o di IV. Molti di loro, probabilmente, non conoscevano neppure l'esistenza di una simile rivista.

La professoressa sembrava sospettare che Diana si stesse inventando tutto. E c'erano vari motivi per sostenere quest'ipotesi: primo, Diana aveva oltrepassato le già alte aspettative che la prof aveva su di lei; secondo, il tono di voce insicuro non si adattava molto alla sua conoscenza approfondita e precisa dell'argomento; terzo, sicuramente la prof stessa non si ricordava così tanto.
La prof annuiva costantemente con il capo, e taceva.
Forse era arrivata alla stessa conclusione di Edmund: Diana sapeva tutto ciò su quell'argomento per un suo particolare e speciale interesse.
E poi - Edmund non ne era proprio sicuro - Diana aveva pronunciato il nome della rivista in italiano, invece che in lingua originale...

No.
Era autodistruttivo pensare che proprio Diana, la ragazza che più di tutte significava qualcosa per lui in quel liceo, fosse anche la stessa con la quale il suo vero Io, segreto a tutto il resto della scuola, era venuto alla luce.

Impensabile, che fosse davvero così fortunato!
Sì, fortunato: perché, per quanto Diana lo disprezzasse, Lo Spettatore era sua amica. Lo Spettatore conosceva quello che lui era veramente.

No.
Non poteva lasciare al suo cuore tanto spazio per una infondata fantasticheria.
Meglio essere cauti, e non lasciarsi trasportare troppo dalla speranza.
Spesso si desidera qualcosa al punto che si finisce per crederlo possibile.
Sarebbe stato troppo triste scoprire che era tutto infondato, dopo aver avuto il tempo di fantasticarci sopra.

Prima di credere senza riserve che Diana era Lo Spettatore solo per
una sorprendente, ma non eccezionale coincidenza, Edmund voleva
metterla alla prova.
L'interrogazione era terminata e, preso com'era dalla sua nuova pseudo-scoperta, ebbe persino il coraggio di stupirsi del voto estremamente basso che aveva preso.

La prof sembrava, invece, molto soddisfatta. E non ne faceva certo
segreto.
Mentre gli consegnava il libretto con il suo classico tono di affettato e falso interessamento, colse l'occasione per rendere ufficiale l'insuccesso di Edmund: «Studia di più, ragazzo. Studia di più».
E, prima che Edmund facesse in tempo a prendere il libretto dalle sue mani, lei lo lasciò cadere a terra, volgendosi con un amabile sorriso di compiacimento alla sua prediletta e dicendo - da notare l'abile struttura a chiasmo - : «Sempre meglio, mia cara. Sempre meglio».

Mentre si chinava a prendere il libretto, Edmund non poté fare a meno di pensare che quell'interrogazione sarebbe rimasta annotata per anni nel taccuino color ocra acceso della prof.

Alzandosi da terra, Edmund colse l'occasione di lanciare un'occhiata a Diana e, mentre quest'ultima, sorridendo con aria compiaciuta, si andava a sedere al suo posto, gli venne un'idea.

Tommaso era assente e ciò significava che, accanto a Diana, c'era un
posto libero.
Nella sua avidità di risposte, Edmund non si curò né delle occhiate di rancore di Chiara per averle così platealmente preferito un'altra vicina di banco, né delle occhiate di disprezzo e ostilità di Diana, e si sedette accanto a quest'ultima.

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