68. ORMAI É ACQUA PASSATA -2

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Gli parve un tempo interminabile, ma, alla fine, la vide arrivare, puntellando il suolo con i suoi tacchi alti.
Lyra si fermò sulla porta del bar, e si guardò attorno con aria ansiosa. Il suo sguardo vagò sulla sala che si apriva di fronte a lei, e parve illuminarsi di un lampo di comprensione appena vide il loro gruppo. Poi si fermò su Edmund e vacillò per la sorpresa, la confusione e l'agitazione.
«Edmund!» esclamò.
Edmund si alzò e la guardò con espressione seria: «Sì».
Alessia parve avere difficoltà a capire la situazione: «Ma... Ma che ci fai tu qui? Voglio dire, tu...?».
Edmund continuò, sullo stesso tono: «Io sono Il Corrotto, Lyra».
Alessia parve sconvolta dalla scoperta.
Dopo qualche secondo, un sorriso si allargò sul suo volto, e ritornò la disinvolta ragazza truccatissima che Edmund aveva sempre conosciuto.
Edmund aveva creduto che Alessia si sarebbe arrabbiata con lui e non avrebbe più voluto vederlo.
La sua reazione, invece, fu inaspettata.
Un senso di fastidio si insinuò in lui, appena vide il sorriso eloquente di Alessia: lei sperava di potere tornare ad essere sua amica!
Il fatto che fosse Il Corrotto non sembrava cambiare per nulla l'opinione che Alessia aveva sempre avuto di Edmund Lloyd. Quest'ultimo la guardò sconcertato.
Come poteva non capire che l'Edmund Lloyd che lei conosceva non esisteva e che era una finzione, una maschera, un'identità fittizia? Come poteva continuare a pensare di lui quello che pensava prima? Come potevano due personalità così diverse coincidere ai suoi occhi? C'era una sola cosa che occupava la mente di Alessia: la possibilità di riacquistare il suo posto a fianco di Edmund Lloyd e, magari, diventare la sua fidanzata.
Ormai Diana era fuori dai piedi. Erano mesi che lui e Diana non si parlavano e non si salutavano neppure.
Alessia doveva essersene accorta. Forse sperava che Edmund avesse superato la cotta per Diana.
Forse sperava di potersi sostituire al suo vecchio amore...
Edmund non riusciva a nascondere l'irritazione.
Alessia disse: «Ora capisco tutto!».
Cosa capiva? Cosa diavolo poteva capire, se non aveva neppure compreso che Edmund non era colui che lei aveva sempre pensato? Lei continuò: «Ne ero sicura!».
Edmund non riuscì a controllarsi: «Di che cosa eri sicura?!».
«Che tu fossi Il Corrotto!».
No, era troppo. Davvero troppo.
Era più che evidente che Alessia non aveva capito un accidente: figuriamoci se aveva mai capito che Edmund era Il Corrotto!
Stava per risponderle senza riserve, quando Tommaso lo interruppe: «Lyra, piacere di conoscerti».
Edmund si risedette, muto come una tomba. Dentro di lui una serie di sentimenti opposti si prendevano a pugni l'uno con l'altro, mentre i suoi occhi registravano i seguenti dati: Lyra aveva scelto proprio l'abbigliamento peggiore per incontrare il gruppo. Questo le avrebbe dovuto far capire che non era affatto una di loro: truccatissima, jeans attillati, maglia aderente viola. Edmund detestava il viola.
E pensare che un tempo erano stati amici... Prima Edmund vedeva i suoi difetti, ma li ignorava, ora li disprezzava e non li poteva più soffrire.

E poi, il suo continuo voltafaccia...
Appena Edmund l'aveva rifiutata, Alessia era diventata la migliore amica di Davide. E ora non si faceva scrupolo di abbandonare Davide per tornare da lui. Ciò dimostrava quanto poco fosse sincera nelle amicizie.
E più di ogni altra cosa, scoprì di essere ancora arrabbiato con lei per quello che aveva detto su Diana.
«Lyra, mancavi solo tu» disse Enrico La Talpa con un sorriso mellifluo.
Poi si presentarono, uno per uno, dandole la mano, sorridendo tutti falsamente.
Lyra aveva una troppo buona opinione di sé stessa per dubitare del fatto che la volessero ancora tra loro: il contrario di Diana, pensò Edmund.
Si sedettero attorno al tavolo. Tutti fissavano Lyra in silenzio, e lei fissava loro uno per uno.
I più strani commenti sul loro aspetto e sul loro look stavano tempestando la mente della regina del gossip: era evidente che considerava The West Wind un'eccentrica, Il Pessimista un nerd, Quetzalcoatl un pazzo. Però, gli altri si salvavano.
Il suo sguardo vagò su ciascuno di loro e poi si soffermò di nuovo su Edmund. Lo guardò con aria civettuola, come faceva quando erano "amici" e gli disse, con un sorriso allo stesso tempo timido e malizioso: «E Lo Spettatore? Non è più con voi?».
Dopo un secondo in cui ebbe bisogno di ripetersi più di una volta che Lyra non poteva sapere che Diana era Lo Spettatore, le rispose: «No. Se ne è andata subito dopo di te».
Tutti annuirono.
Lei sembrò acquistare forza ed autostima, e disse: «E come mai non avete invitato anche lei?».
«L'avevamo fatto, ma ci ha ignorato. Non è più dei nostri, ormai» disse Edmund.
Tommaso si intromise: «Si è comportata malissimo con noi, non la vogliamo più».
Lyra cercò di trattenere il sorriso che le era spuntato sulle labbra a quella frase, poi disse:
«Beh, era l'ultima arrivata... Ci eravamo sbagliati, sul suo conto, no?». E si rivolse verso Edmund, cercando un'intesa. Edmund stava pensando a quanta arroganza c'era in quella scelta della prima persona plurale e non fu quindi in grado di darle ciò che cercava.
Si girò verso Tommaso e gli disse: «Beh, dille come è andata».
Tommaso lo guardò un po' storto, ma si inventò qualcosa da dire: «Beh, ci ha insultati tutti... Ha detto che non si sarebbe mai aspettata che fossimo dei vigliacchi e dei meschini simili, al punto di parlare male di una persona assente... Di me, ha detto che sono un voltagabbana - più o meno -».
Enry intervenne: «Sì, e di me ha detto che sono un arrogante, che se ne sta a casa con le finestre chiuse per non far vedere che in realtà è un nerd».
Windy continuò: «E di me ha detto che non faccio altro che correggere i difetti degli altri, quando invece dovrei pensare un po' di più ai miei».
Quetzalcoatl: «Di me, che sono noioso e che quello che dico non interessa a nessuno».
The Dreamer: «Di me, che sono ingenua e stupida e che mi farò raggirare da tutti quelli che incontrerò nella mia vita».
Il Pessimista: «Di me... Non mi ricordo cosa ha detto di me...».
Jolly intervenne: «Già, si vergogna a dirtelo, perché ci è rimasto male... E di Ed invece ha detto che è un esibizionista arrogante e senza cervello».
Questo lo ha detto davvero, però... pensò Edmund.
Lyra sembrava al settimo cielo: «E... non ve la siete presa, no? Per quello che vi ho detto io, intendo... Sapete, ero un po'...».
Jolly la interruppe: «Ma no! figurati! Eri solo un po'... beh, eri scossa perché avevamo dato ragione a Lo Spettatore. Ti sei sentita tradita, e tutto per colpa dell'ultima arrivata!».
«Sì, esatto! Era proprio per questo!».
«Ma ora è tutto chiarito» la rassicurò Jolly.
«Ragazzi, sono contenta di essere venuta».
«Anche noi» le disse Quetzalcoatl.
«E per incominciare, voglio dirvi una cosa...» disse, sorridendo con malizia.
«Cosa? Avanti, siamo curiosi» mentì Windy.
«Una cosa che vi farà divertire molto».
«Cosa? Non tenerci sulle spine!» disse Jolly.
«Beh, io so chi è Lo Spettatore» dichiarò, con tono di sentenza.
Tutti si zittirono, attoniti, e fuggirono lo sguardo di Edmund.
Lui li fissò infastidito, ed ogni muscolo del suo corpo si irrigidì. Maledizione. Non voglio che Alessia tiri in ballo Diana! Non voglio che gli altri sappiano chi è!
Non sapeva come avesse fatto Alessia a scoprire che Diana era Lo Spettatore. Con ogni probabilità, Diana aveva parlato di Dragonfly a Davide e quest'ultimo ne aveva fatto poi parola con Alessia.
La cosa non lo interessava.
Ciò che gli importava, piuttosto, era che Alessia non facesse sapere a tutta la compagnia il vero nome de Lo Spettatore.
Edmund fissò Tommy in cerca di aiuto e quest'ultimo annuì.
Alessia si guardò attorno confusa: non capiva il loro silenzio.
«Ma che vi prende? Non volete sapere chi è?» chiese.
Tommaso le rispose per primo: «Non ci interessa».
«Come sarebbe, che non vi interessa? Non avete voglia di vendicarvi di lei?».
«No. Meglio non sapere chi sia, altrimenti non potremmo trattenerci dall'insultarla».
Gli altri annuirono, concordando con Tommaso.
«E a te, Ed? A te, non interessa?» disse Alessia, con un sorriso di intesa.
«No, non mi interessa proprio per niente».
Il sorriso sul volto di Alessia si allargò in modo disgustoso mentre diceva: «Beh, invece, dovrebbe interessarti! Perché quella ragazza è cotta di te!».
«Cosa?! Che cosa hai detto?!».
La voce gli uscì a fatica per la sorpresa, come strozzata da una maglia di ferro che gli stringeva la gola. La stava fissando con uno sguardo che la confondeva e la metteva in imbarazzo... Ma non era in grado di controllarsi. Si ripeteva fra sé e sé: "Non è vero, Alessia non ne sa niente, cosa diavolo può saperne lei?"
Ma... e se invece era vero?
Alessia lo guardò, confusa.
Aveva notato l'effetto che la sua uscita aveva avuto su di lui, così come l'avevano notato tutti gli altri, ma lei non poteva indovinare la vera storia...
Era chiaro che Alessia non aveva capito affatto cosa era accaduto tra lui e Diana. Edmund aveva dato per scontato che lei avesse compreso ogni cosa, ma ora si avvedeva di aver sbagliato parecchio.
Vedendo che Diana e Edmund non si parlavano più da due mesi, Alessia aveva creduto che fosse stata Diana a fare una proposta a Edmund, e non il contrario. Nella sua mente, Edmund non aveva mai smesso di essere la popolarità della scuola e, di conseguenza, Alessia non poteva credere che una ragazza insignificante come Diana lo avesse rifiutato!
Così, ignara dell'effetto che le proprie parole avevano su di lui, nel silenzio generale, Alessia, ridendo, ripeté: «Ho detto che quella ragazza è completamente cotta di te! Lo Spettatore è la Cavalieri! Niente meno. Lo avresti mai detto?».
Edmund rimase impietrito. Gli altri, lo fissarono sgranando gli occhi, senza osare emettere fiato.
Alessia continuò: «É proprio lei, vi dico. Ci avevo visto giusto. Davide le ha chiesto di mettersi con lui, ma lei gli ha risposto che non aveva superato affatto la sua cotta per Edmund Lloyd. Per te, capisci? Chissà come ci deve essere rimasta male, quando l'hai rifiutata la prima volta, eh?».
E scoppiò a ridere.
Dopo qualche secondo, accorgendosi di essere la sola a ridere, si guardò intorno perplessa.
Tutti erano rivolti verso Edmund con evidente ansia, preoccupati della sua reazione.
Dallo sguardo di Alessia, Edmund capì che la propria espressione diceva tutto.
Davide aveva chiesto a Diana di mettersi insieme a lui.
Lei lo aveva rifiutato, e gli aveva detto che amava Edmund Lloyd. Diana aveva detto a Davide che amava lui.
Doveva per forza essere vero: Alessia era diventata la migliore amica di Davide. Davide le si era confidato e così era saltata fuori l'intera storia. Davide non poteva certo averle mentito! Che gusto ci avrebbe provato, a dire alla sua migliore amica, che la ragazza che voleva come fidanzata era innamorata di un ragazzo che detestava e per il quale la stessa Alessia aveva una cotta?
Doveva per forza essere vero!
Dal tonfo della sedia che cadeva, Edmund si accorse di essersi alzato in piedi. Doveva avere un'espressione da invasato, a giudicare dagli sguardi puntati su di lui. Ma non gli importava.
Non gli importava proprio per niente.
Fece per andarsene, e Jolly lo fermò: «Dove vai?».
«Da Diana!».
Jolly si alzò e gli disse: «Ma non sai neanche dove sia!».
Era vero. Non sapeva dove fosse. Ma Tommy forse sì...
«Tu non sai dove abita?» gli chiese, con un'ultima speranza.
«Anche se lo sapessi non te lo direi! Non vorrai mica andare a casa sua così, dopo tre mesi, vero? E se Alessia si fosse inventata tutto? Ed, lo sai che potrebbe essersi inventata tutto, vero? Ti giuro che farò del mio meglio per capire se è vero! Ma, per favore, ora siediti, e cerca di star calmo».
Come diavolo faceva a stare calmo?
Però era vero. Non poteva fare nulla, in quel momento.
Tommy aveva ragione. Edmund non aveva alcun modo di raggiungerla e, anche se la avesse raggiunta, non avrebbe saputo cosa dirle... E se poi Alessia si fosse sbagliata? Edmund non sapeva se avrebbe sopportato un'altra volta di venire rifiutato.
Si risedette. Evitò lo sguardo degli altri e cercò di riprendere la calma. Alessia lo guardava esterrefatta e in panico. Stava cercando in ogni modo di capire la sua reazione e di trovare qualcosa da dirgli per ferirlo o per poter trarre qualche vantaggio dalla situazione.
Alla fine, esclamò: «Che diavolo ti succede? Ti sei forse innamorato di quella ragazza insignificante e stupida, che ti viene dietro disperatamente da mesi? Hai forse cambiato idea? Tu non puoi esserti innamorato di una come lei! Tu sei superiore, lei non è degna di mettersi con uno come te! Ma ci pensi, a quello che diranno a scuola?!».
Nello sguardo di Edmund andarono ad incanalarsi tutta la frustrazione e la rabbia che aveva dentro: «Quella ragazza stupida ed insignificante è la ragazza più bella ed intelligente che abbia mai conosciuto. Tu non sei niente, per me, di fronte a lei! Lei non avrebbe mai detto di te quello che tu hai detto di lei. E non è affatto vero che non la vogliamo più tra noi. La verità è che sei tu, che non vogliamo nel gruppo!».
Quetzalcoatl annuì e riprese: «Già, non vogliamo nel gruppo una come te, che crede che non siamo degni neppure di baciarle le scarpe e che al confronto di noi non è nessuno!».
Windy affermò: «Non ti abbiamo affatto perdonato quello che hai detto di noi. Ti sei completamente giocata l'occasione di averci per amici!».
The Dreamer aggiunse: «E non sai cosa ti perdi».
Il Pessimista continuò: «E noi invece non ci perdiamo nulla!». Indicandole la porta, con aria stanca, Tommaso concluse: «Quindi, ora puoi anche andartene».
Lyra li fissò come fossero tutti usciti di senno, poi guardò Edmund, alla ricerca di una qualche orribile frase da dirgli, che potesse distruggerlo. Ovviamente aveva capito che qualsiasi cosa poteva dire ormai non gli avrebbe fatto né caldo né freddo. E quello che più di tutto non riusciva a perdonarsi - Edmund lo vedeva chiaramente nella sua espressione -, era l'essersi lasciata sfuggire che Diana lo amava: l'aveva fatto credendo di deridere lei, invece aveva fatto solo un favore a Edmund.
Prima che potesse riuscire ad aprire bocca, Edmund le disse, calmo: «E, per la cronaca, è stata lei, a rifiutare me».
Questo era il colpo di grazia. Ora Alessia sapeva per certo che, se non fosse stato per lei, Edmund e Diana non sarebbero mai stati insieme.

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