๑ Warm

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"Non provarci Jaeger!"
"State scherzando, vero!?"
"Assolutamente no! Va' fuori!"

Era una delle più calde sere a cui quell'estate li avesse mai condannati.
Eren se ne stava seduto sui gradini esterni del dormitorio delle reclute, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e il viso nelle mani. Sospirava pesantemente, borbottando ogni tanto tra sé e sé.
Si alzò in piedi portando le mani al petto per fare il saluto militare, quando il Capitano Levi passò lì davanti. Indossava solo la camicia ed aveva rinunciato alla giacca, che teneva appoggiata sopra alla spalla: faceva troppo caldo anche per lui, quel giorno.
Notando il ragazzo tutto solo fuori dal dormitorio, si fermò ed alzò un sopracciglio.
"Che fai qua, non dovresti stare con gli altri mocciosi a riposare?"
"Vorrei" scosse la testa "Mi hanno cacciato fuori."
"Cosa hai fatto?"
Eren sgranò gli occhi, arrossendo: perché dava per scontato che fosse colpa sua!?
"Non ho fatto niente! Ma dicono che fa troppo caldo."
Quando Levi gli rivolse uno sguardo interrogativo, Eren chiarì meglio: "Da quando questi poteri da Titano si sono attivati, il mio corpo è molto, molto più caldo di prima. Io non ci faccio caso, ma gli altri dicono che è come avere un fuoco acceso nella stanza..."
L'espressione di Levi non mutò, ma continuò a guardare il giovane sottoposto.
"Penso che passerò la notte qua fuori" concluse Eren, tornando a sedersi.
"Di notte fa freddo."
"Allora aspetterò che si addormentino, così potrò andare a letto anche io, finalmente..."
Il Capitano tirò un lungo sospiro e cambiò spalla su cui appoggiare la giacca.
"Pensi ci vorrà molto?"
Eren annuì, abbassando lo sguardo sconsolato.
"Puoi venire ad aspettare nel mio alloggio, allora."
"Davvero?!" lo guardò, con gli occhi pieni di gratitudine, ma Levi non era mai stato tipo da ripetersi ed aveva già ricominciato a camminare. Eren si limitò a seguirlo.

La stanza di Levi era come ci si sarebbe aspettato: spartana e pulita. Eren aveva quasi soggezione a camminare su quel pavimento così immacolato e si tolse gli stivali sulla soglia, un'attenzione che al Capitano non passò inosservata.
"Mettiti dove ti pare, basta che non mi disturbi" gli disse, mettendosi a sedere dietro alla scrivania.
Eren annuì senza fiatare, appoggiò gli stivali accanto alla porta e andò a sedersi sul divano. Su un piccolo tavolino c'era un libro ed Eren lo prese, sbirciando il titolo: erano vecchie cronache militari della Legione ed i suoi occhi presero a brillare.
"Capitano, posso...?" mormorò, sollevando il libro.
Levi gli rivolse una pigra occhiata, sfogliando le pagine di un rapporto che doveva ancora leggere, poi alzò le spalle ed Eren lo prese come un segno d'assenso.
Aprì la prima pagina e si immerse nelle avventure di chi, prima di lui, aveva sognato le ali per volare fuori dalle Mura.

Era notte fonda quando Levi finì di leggere tutti quegli odiosi documenti. Rabbrividì: rispetto a qualche ora prima, le temperature si erano abbassate veramente tanto, proprio come aveva predetto. Aveva fatto bene a non lasciare il moccioso ad aspettare in strada. Quel pensiero gli ricordò che Eren era ancora lì, ma come promesso era stato così silenzioso che Levi si era dimenticato della sua presenza.
Si alzò e raggiunse il divano: Eren dormiva, raggomitolato con le ginocchia contro al petto ed un braccio sotto la testa, appoggiato al bracciolo. L'altra mano teneva ancora tra le dita il libro di cronache.
Stringendo le labbra in una linea sottile, Levi glielo tolse e lo appoggiò sul comodino. Facendolo gli toccò la mano e constatò che era vero, la sua pelle era bollente, ma quasi piacevole ora, vista la temperatura della stanza.
Senza pensare, si mise a sedere accanto a lui, riscaldandosi nel soffice calore che quel ragazzino emanava.

Il mattino li sorprese, addormentati l'uno sull'altro.
Per la prima volta, Levi non aveva sofferto il freddo.  

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