๑ Care

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CRASH!

Eren alzò gli occhi giusto in tempo per vedere la pila di volumi rilegati che stava trasportando, schiantarsi sul pavimento con un fragore agghiacciante.

Il suo primo pensiero fu se sarebbe sopravvissuto all'incidente; non perché fosse ferito, ma perché il Capitano Levi, a pochi passi da lui, era seduto a leggere e tutta la caserma sapeva bene quanto odiasse il rumore. Soprattutto quando leggeva.

Titubante, si avvicinò ai volumi sparpagliati a terra, tenendosi fuori dalla portata del Capitano: voleva avere almeno un minimo di tempo per poter reagire e proteggersi, se lui avesse deciso di punirlo, ma Levi non pareva neanche averlo sentito. Non l'aveva guardato, non aveva sobbalzato: semplicemente, non si era mosso.

Eren raccolse in fretta i volumi dalle nere copertine, impilandoli a terra accanto a sé: per ciascuno, prima di unirli agli altri, verificava se ci fossero stati danni e spolverava i due lati della copertina con la manica della giacca.

Impiegò pochi minuti a svolgere questa operazione. Ora ne restava solo uno.

Era caduto e scivolato proprio accanto al divanetto su cui il Capitano stava seduto, le gambe accavallate, lo sguardo basso e concentrato sulla lettura.

Per recuperarlo Eren sarebbe dovuto entrare a portata del suo braccio, placidamente appoggiato al bracciolo, ma pronto a sferrare il più letale dei pugni.

Sospirando, si avvicinò, andando incontro al suo destino, qualunque esso fosse.

Si accucciò a terra, chiudendo gli occhi in attesa di sentire l'impatto del colpo: silenzio.

Li riaprì con cautela e sbirciò da sopra la propria spalla la figura silente e quieta del Capitano, che non gli sta rivolgendo nessun tipo di attenzione.

A quel punto si concesse il lusso di sperare di averla fatta franca.

Allungata una mano e la posò sul volume aperto davanti a sé: lo sollevò, lasciando scivolare un dito tra le pagine. Letale, la carta gli tagliò il polpastrello.

Non c'è niente che bruci quanto quei minuscoli ed invisibili tagli da carta e nonostante Eren sapesse che entro pochi minuti sarebbe stato completamente guarito, non poté fare a meno di sibilare per il dolore.

«Ti sei ferito?»

La voce di Levi arrivò alle sue spalle.

Colto dal panico, Eren quasi urlò nel rispondere un ben deciso «No! È solo un taglio.»

Stava per alzarsi, quando il tocco di Levi arrivò, ma non fu il pugno doloroso che il giovane soldato si era aspettato, non è l'amara punizione per l'errore compiuto.

Le sottili dita del Capitano si intrecciarono con i capelli della sua nuca: li tirò piano, provocandogli brividi lungo la schiena. Eren si pietrificò lì dove si trovava, le ginocchia piantate a terra, le mani strette attorno al libro, spostandosi appena solo per andare incontro con il capo alle timide carezze delle stesse mani che un giorno avrebbero potuto decretare la sua sentenza di morte. Per ora, però, il loro semplice tocco lo rassicurava ed Eren si rilassò, sapendo che qualcuno si prendeva, a modo proprio, cura di lui.

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