๑ Fire

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È l'odore a svegliarmi, prima ancora del suono assordante delle campane d'allarme. Salto dal letto e non perdo tempo. Mi infilo gli stivali, mentre guardo dalla finestra. La vedo subito, quella luce innaturale che fa risplendere la notte: fiamme.
Non ho idea di quale parte della caserma stia bruciando, ma dalla quantità di urla e puzza di bruciato che sento, la situazione è grave.
La quattrocchi sfonda la mia porta senza neanche bussare, ma non la rimprovero. Ha i capelli sciolti, la giacca sopra la camicia da notte. Non ha avuto il tempo di indossare le cinghie, dev'essere venuta subito a cercarmi. Io invece sono già pronto.
Usciamo nel cortile, Erwin sta già dando ordini a destra e a manca. Appena mi vede, mi calcia davanti un equipaggiamento 3DMG: vuole che aiuti a domare le fiamme, insieme a tutti coloro che possono raggiungere zone elevate.
Mentre allaccio i moduli, penso a quanto sarebbe comodo essere alti 15 metri in questo momento. Nello stesso momento, alle mie spalle sento Hanji chiedere dove siano i ragazzi.
Solo allora realizzo la loro assenza. La sua.
Do le spalle all'edificio in fiamme e punto il mio sguardo su Erwin. Registro le sue parole come a rallentatore: l'incendio è partito dal dormitorio dei cadetti.
Il fumo e la puzza di bruciato non mi avevano disturbato fino a quel momento, eppure improvvisamente fatico a respirare.
Prima che possa agire, un'esplosione rimbomba alle mie spalle ed un'altra parte dell'edificio crolla. Sei dei miei mocciosi vengono sbalzati in aria e atterrano ai miei piedi, rossi, sudati, sporchi di fuliggine. Alcuni sanguinano leggermente, tutti tossiscono.
Li conto mentalmente, poi mi abbasso e sollevo uno di loro per il colletto, quello che mi sembra messo meno peggio.
"Dov'è Eren?" domando a voce alta.
Una folla si è radunata attorno a noi, tutti urlano e guardano qualcosa oltre la mia testa, ma io ho solo una cosa in mente ora.
Il moccioso pelato tossisce ancora, poi scuote la testa e mi indica il dormitorio in fiamme. Seguendo il suo sguardo mi rendo conto di cosa avesse attirato tanta attenzione. Dalla baracca, che ormai è un rogo, fuoriescono pezzi di corpo di un titano. La sua pelle sta scomparendo, mangiata viva dalle fiamme.
Non sono sicuro di voler sapere quale sia la mia espressione mentre guardo quello spettacolo raccapricciante.
Qualcuno grida accanto a me e vedo Hanji tentare di trattenere la mocciosa coi capelli neri a terra: sembra quella messa peggio. Quello biondo sta balbettando una spiegazione.
"Non abbiamo idea di cosa sia successo, c'è stata una specie di esplosione. La porta era bloccata, Eren non aveva ancora recuperato le forze, non riusciva a creare il titano."
I test della quattrocchi lo lasciano sempre sfinito. Non l'ho mai sentito lamentarsi.
"Ha fatto come quella volta, a Trost! Ci ha buttati fuori, creando un braccio che sfondasse la porta e l'altro per spingerci, prima che crollasse tutto."
Piccolo bastardo.
"E' ancora là dentro!"
Porto le mani ai comandi dei moduli. Voglio andare a prenderlo, quel piccolo stronzo eroe esibizionista. Non so nemmeno io cosa farò, ma di restare a guardare non se ne parla. Metto le dita sui grilletti, ma qualcuno mi afferra per le braccia e mi trattiene.
"Lasciami andare!"
"Levi, ti farai solo ammazzare, il tuo corpo non può sopportare quelle fiamme!"
"Mi fai perdere tempo, Erwin!"
"Non ce n'è più!"
"Eren è ancora là"
"Non puoi farlo!"
Smetto di lottare quando sento quel rumore.
Con un ultimo, orrido, fragore l'intero edificio crolla su sé stesso. Erwin mi lascia ed io cado in ginocchio, guardando il fuoco portarsi via tutto.
Vorrei gridare, ma non emetto suono. Le mie mani stringono convulsamente l'impugnatura, tremando. Non mi sentivo così da anni.
Da quel giorno, in mezzo alla tempesta, ricoperto di sangue che non poteva evaporare e con una ferita nel cuore che nessuno poteva vedere.
Avevo perso la mia famiglia, quel giorno e con loro una parte di me stesso.
Non poteva essere successo di nuovo. Non così.
Non potevo accettare di essere di nuovo arrivato troppo tardi.

"C-capitano!"

Alzo la testa così in fretta che quasi perdo l'equilibrio.
Un paio di occhi verdi mi guardano da lontano, mentre il loro proprietario corre –zoppica in realtà- verso di me. I suoi vestiti sono a brandelli, tutto il suo corpo fuma vapore di guarigione e tossisce come se stesse per vomitare i polmoni.
Annullo la distanza tra noi in meno di un istante. Sfilata la mia giacca, gliela poso sulle spalle e lo sorreggo, non appena lui si lascia andare.
"E' ferito, Capitano?" domanda, guardandomi preoccupato.
Avverto il forte impulso di rompergli il naso.
"Che cazzo stai dicendo? Sei tu quello appena tornato dall'inferno!"
Eren fa un gran sospiro, come se un peso gli fosse stato tolto dal petto: "Ti ho visto a terra" dice solo.
Perde i sensi subito dopo e sono costretto ad afferrarlo, tenendolo in braccio.
Lancio uno sguardo attorno a me: metà dell'esercito sta correndo nella nostra direzione. Presto ci raggiungeranno e lo porteranno via per curarlo insieme agli altri feriti.
Gli sfioro con le dita i capelli sporchi di fuliggine e mi concedo un istante per appoggiare, di nascosto, la fronte su quella della Speranza addormentata tra le mie braccia.  

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