Capitolo cinque

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Damon POV

Guardai Rose allonantanarsi da me. Non potevo farne a meno, ero preoccupato per lei. Non avevo dubbi sul fatto che non avesse un posto dove stare o una persona che si prendesse cura di lei.

Non conoscevo nulla di lei e del suo passato, ma ero curioso di sapere perché fosse da sola a cosa la fece diventare la persona che è oggi. È come se stesse scappando da qualcuno e stesse cercando di bloccarli al di fuori della sua vita. Non sapevo nulla, era vero, ma lo avrei scoperto presto.

Quando, de giorni fa, mi lasciò nella mia stanza non fece altro che alimentare la mia curiosità su di lei. Nessuna ragazza era mai stata in disaccordo con me e nessuna aveva mai rifiutato una mia offerta. Non avevo mai permesso che nessuna di loro dormisse nella mia stanza, ma Rose era diversa, ero spaventato anche quando gli chiesi di rimanere e di riposarsi, non riuscivo a credere alle mie parole. Ma ero preoccupato per il fatto che rimanesse sola nelle pericolose strade di New York, anche se, ovviamente non lo avrei mai ammesso.

È una ragazza testarda, sapevo che avrebbe rifiutato la mia offerta, ma avevo in mente qualcosa che non le avrebbe dato altre possibilità, se non quella di lavorare per me. Ero in grado di fargli avere una casa, dei vestiti e altro. Tutto quello che doveva fare era accettare la mia proposta, ma lei era ostinata. Non avevo altra scelta se non quella di costringerla a lavorare per me.

"Damon, puoi smetterla di fissare quella ragazza e venire con me, così andiamo a mangiare qualcosa." Sbottò la donna al mio fianco. Avevo dimenticato il suo nome, così come quelle delle altre ragazze, li dimenticavo sempre, tanto non le avrei più viste, se non per una notte.

Rose, sin dal suo arrivo, mi lasciò in uno stato di shock, non potevo fare altro se non obbligarla ad uscire dalla testa, così occupai il mio tempo con delle modelle. E qui, oggi, stavo provando a togliermela dalla mente.

Fissai la donna con disgusto. "Non riesco nemmeno a guardarti in faccia, esci di qui prima che ti faccia vedere il mio lato cattivo." La derisi, in tono freddo.

I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma non mi interessava. Sono la persona più fredda che esista e tutti qui, a New York, lo sapevano, ma comunque, non riuscivo a dimenticare i suoi innocenti occhietti marroni. Non ho mai creduto nell'amore e non mi sono mai preso cura di una ragazza, non avevo mai mostrato emozioni in loro presenza, ma da quando ho incontrato Rose ho iniziato a provare sentimenti a cui non so dare un nome. Ma non farò lo stesso errore di mio padre.

"Non dirmi che quella ragazza ti ha fatto cambiare idea riguardo la nostra cena." Pianse, mentre cercava di prendermi la mano. Scossi la testa e la guardai negli occhi.

"Non importa chi o cosa mi abbia fatto cambiare idea e prima cosa, tu per me non sei nulla, solo una distrazione per dimenticarmi per qualche ora dei miei problemi giornalieri." Sibilai, mentre lei iniziava a piagnucolare. Si girò sui tacchi e corse via.

Scossi la testa e mi voltai, incamminarono verso la stanza del manager.

Il ragazzo dietro alla scrivania mi guardò allarmato e si alzò con un'espressione di shock sul volto.

"Cosa sta succedendo? Chi ti credi di essere per entrare così nell'ufficio di qualcun altro? Mi urlò.

"Voglio che licenzi Rose Kelley." Gli dissi arrivando subito al punto. I suoi occhi si spalancarono.

"Non puoi venire qui e ordinarmi di licenziare qualcuno, non prendo ordini da te." Mi disse. "Tra l'altro mi sembra una donna giovane che potrebbe sicuramente, attrarre nuovi clienti." Continuò
con un ghigno che non fece altro se non mandarmi in bestia.

"Ascolta, se non fai quello che ti dico, ti rovino senza alcuna pietà e faccio sì che il tuo ristorante fallisca. Ti stai mettendo contro la persona sbagliata, hai idea di chi io sia?" Sostenni con tono duro. Mi guardò per qualche secondo prima che i suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si aprì, cercando di trovare le parole che però non riuscirono ad uscire.

"Mr W-William? Oh mio Dio, mi scuso per la mia m-maleducazione s-signore." Balbettò. Sono sicuro che ci sia un sorrisetto furbo stampato sul mio volta ora, è divertente sapere come riesco a terrorizzare le persone con la mia sola presenza.

"Chiama Rose Kelley e licenziala." Gli dissi prima di camminare fuori dal suo ufficio, lanciandogli un'altra occhiataccia. Mi aspettavo una chiamata da lei prima o poi ed il pensiero mi fece sogghignare.

.............................

Mi alzai presto la mattina a causa della suoneria del mio telefono. Girai la testa e spalancai gli occhi nel vedere che ore fossero. Erano le sette di mattina e qualcuno mi stava chiamando. Sospirai e presi il telefono sul comodino che si trovava affianco al letto. Guardai il display e notai che era un numero sconosciuto.

Sapevo già chi fosse ed un ghigno comparve sul mio viso ancora prima di rispondere.

"Pronto?" Dissi, fingendo di non sapere chi mi stesse chiamando.

"Mr William?" La dolce voce di Rose mi domandò dall'altra parte.

"Rose? Sei tu? Perché mi stai chiamando a quest'ora del mattino? Ti mancavo?" Gli chiesi, con tono arrogante. La sentii tossire dall'altro capo ed immaginai il rossore formarsi sulle sue guance.

"No Mr William." Replicò con voce arrabbiata. "Ti sto chiamando per sapere se l'offerta di lavoro è ancora valida?" Mi chiese. Sorrisi sapendo che avevo ragione sul fatto che mi avrebbe chiamato per chiedermi aiuto.

"Beh, ieri avevi detto chiaramente che non ti interessava lavorare per me. È successo qualcosa al lavoro che ti ha convinta ad accettare il mio aiuto?" Gli domandai, cercando di sembrare serio.

"Mi ha licenziata, il mio capo mi ha chiamata ieri dicendomi che ero licenziata. Non so cos'è successo ma ho veramente bisogno di un lavoro e tu sei l'unico disposto ad offrirmene uno." Sussurrò prima di tirare su col naso. Sentii affiorare il senso di colpa, ma scossi subito la testa per allontanarlo.

"Non so cosa possa essere successo, ma se vuoi il lavoro vieni a casa mia e ti spiegherò tutto." Gli dissi con tono tranquillo.

"Perché dovrei venire? Non puoi dirmelo al telefono?" Mi chiese.

"Se vuoi il lavoro devi solo venire qua, ti mando l'indirizzo." Le risposi, prima di mettere giù, senza lasciargli il tempo di replicare. Le avevo inviato l'indirizzo mentre camminavo verso il bagno per sistemarmi, aspettando il suo arrivo.

'Oh sarà divertente' pensai mentre un ghigno divertito comparve nuovamente sul mio volto.

Running Into Mr Billionaire -Traduzione-Where stories live. Discover now