Stress

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Entrai di corsa in negozio e andai subito verso la stanza riservata al personale, posai la borsa e dopo essermi messa il cartellino di riconoscimento, uscii e iniziai con le solite cose. Di Kelsey nessuna traccia.

Trovai tre scatoloni per terra e immaginai di doverli aprire, per poi mettere a posto il vestiario sui vari scaffali. Chiesi a Jessy di alzare un po’ la musica della radio, sapete, non avendo la voce di Kelsey che mi parla, magari con un po’ di musica di sottofondo, sarei riuscita a finire in fretta. Odiavo mettere a posto i vestiti, era l’unica cosa negativa in quel negozio, ma come potete immaginare, in un negozio di vestiti, cosa mi sarei dovuta aspettare?

‘Ehi Jessy, hai per caso visto Kelsey?’ chiesi, urlando un pochino, rivolgendomi a lei che si trovava alle casse.

‘No, magari è in ritardo, anzi molto probabilmente. L’ho sentita ieri pomeriggio e mi ha detto che doveva fare una cosa ieri notte.. forse è tornata tardi e si è svegliata tardi. È una dormigliona lei..’ concluse accennando una risata.

Avevo molte cose da dire a Kelsey, e l’unica persona con cui volevo stare era proprio lei. Non poteva darmi buca, anche perché volevo sapere cos’era successo in macchina con Liam, ma soprattutto il perché ha litigato con Sophia. Dovevo dirle la malattia di zio Jay, dovevo dirle che praticamente Nathan mi aveva perdonato, capendo che alla fin fine non avevo fatto niente, io.

Ad ogni maglietta che finivo di piegare, guardare la porta del negozio, e ad ogni volta in cui non vedevo Kelsey varcare quella porta, sbuffavo. Così, via dicendo, finii i tre scatoloni che mi avevano assegnato. Andai alle casse, dal momento in cui il negozio stava per aprire, e iniziai a chiacchierare con Jessy, tanto per far passare il tempo, mentre osservavamo e salutavamo gentilmente i signori e le signore che entravano nel negozio.

‘Sei originaria di Londra, o vieni da qualche altro posto?’ chiesi rivolgendomi a lei.

‘No, sono nata a Newcastle, ma mi sono dovuta trasferire qui con la famiglia cinque anni fa, per via del lavoro di mio padre.’ Disse per poi appoggiarsi con tutto il peso al banco davanti a noi. ‘Tu, invece? Sento che hai un accento molto differente dal nostro..’ aggiunse.

‘Io vengo dall’Irlanda, Waterford. E poi, puoi dire quello che vuoi, ma noi abbiamo il miglior accento inglese nel mondo!’ dissi, per poi fare una faccia da vanitosa. Lei rise.

‘E come mai sei qui a Londra? Anche te credi che a Londra potrai trovare il tuo futuro?’ chiese, quasi sarcasticamente.

‘Sono dovuta venire qui per venire sotto la tutela di mio zio.’ Dissi tranquillamente. ‘I miei genitori sono morti in un incidente, ormai sono passati dieci anni quindi..’

‘Sei a Londra da dieci anni e parli ancora con l’accento Irlandese? Ragazza mia, devi proprio amare la tua terra!’ mi disse subito lei, capendo che parlare della morte dei miei genitori, era l’ultima cosa di cui avevo bisogno. La ringraziai, sorridendole soltanto. Ad interrompere questo momento fu Kelsey che ci passò di fianco, correndo verso la stanza del personale, per poi uscire sempre di corsa mentre si stava facendo una coda.

‘È  già arrivato il capo?’ . Questa fu la prima cosa che chiese.

‘No, puoi stare tranquilla. Comunque ti avrei coperta io!’ disse Jessy, per poi sorriderle. Kelsey ringraziò silenziosamente, poi guardò verso di me e prendendomi per un bracciò mi portò lontano da tutti.

‘Non sai che è successo quando te ne sei andata!’ disse subito urlando, per poi guardarsi intorno.

‘Hai litigato con Sophia e Liam ti ha accompagnata a casa..’ risposi io, sorridendole. ‘Il giorno dopo Liam me lo ha detto perché, non so il motivo però, erano a casa mia. Solo lui e Zayn intendo!’ continuai sorridendo. ‘La domanda è: perché avete litigato te e Sophia?’

Intrecci Del Destino di Carlotta CorviWhere stories live. Discover now