I'm Ready.

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I'm Ready.

‘Sono stato via solo per una settimana ed è successo il finimondo!’ mi urlò contro mio zio.

‘Non è vero, non è successo poi così tanto! Stiamo tutti bene, questa è la cosa più importante, no?’ dissi io cercando di calmarlo o comunque di fargli capire che qualcosa di positivo c’era!

‘Hai mandato a casa Meredith e ti ho detto che mi andava bene perché pensavo che ormai giunta la maggiore età tu fossi capace di gestire la casa per una settimana! Invece mi ritrovo tutti i ragazzi in casa, tu che eri all’ospedale fino a qualche giorno fa, Louis che potrebbe essere denunciato da Nathan e James che è sparito!’ disse, mettendosi poi a ridere. Risata isterica ovviamente, non era di certo felice.

‘Bhe okay, allora pensala come vuoi! Io c’ho provato! Sappi solo che tutti questo è partito per colpa di Paul!’ urlai fuori di me. ‘Perché se tu credevi che io potessi gestire la casa da sola, allora io pensavo che tu ti fidassi di me! E invece no mi hai messo la guardia del corpo! Come se fossi un cagnolino al guinzaglio!’ urlai ancora, dirigendomi verso la porta dell’ufficio per poter uscire. Stavo per piangere, ma solo per il semplicissimo fatto che non mi piaceva litigare con zio Simon. Era solo un farsi male a vicenda.

‘Ma cosa diavolo stai dicendo?’ mi chiese lui seguendomi fin nel salotto, dove c’erano tutti. Dal momento in cui all’arrivo di zio Simon loro erano tutti a casa mia. Tutti a parte James. ‘Stai dando la colpa a me? Perché mi sono preoccupato di te?’ chiese ancora.

‘Sto solo dicendo che se tu non avessi chiamato Paul e Paul non sarebbe stato a casa mia quando Nathan è passato, tutto questo non sarebbe successo, zio.’ Dissi a denti stretti.

‘Oh si giusto è anche colpa mia se tu però sei andata a casa dei ragazzi invece che a casa sua per spiegargli tutto!’ mi urlò contro, per poi sorridere. Spalancai la bocca e rimasi sconvolta da questa sua reazione. Okay magari aveva anche ragione, ma doveva per forza dirlo davanti a tutti? Doveva proprio farmi passare per la troietta di turno? ‘Come la mettiamo ora, è? Sarah?’ aggiunse.

In stanza si era formato un silenzio assai preoccupante, ma non ci diedi molto peso.

‘Per il fatto di essere Simon Cowell e di fare bene il tuo lavoro, ti do un dieci pieno.’ Dissi io, tenendo la testa bassa. La alzai piano piano e subito le lacrime iniziarono a scendere. ‘Ma in quanto a zio Simon, ti meriti solo un miserabile tre.’ Dissi per poi uscire e scappare da tutti quelli sguardi e correre in camera mia, sbattendo la porta e chiudendomici dentro a chiave. Iniziai a piangere contro la porta, solo perché le mie gambe non avevano più retto il peso e quindi mi ritrovai coricata davanti alla porta, cercando di trattenere tutti i singhiozzi, cercando di non far rumore, cercando di non far capire la pura e unica verità. Sono debole. È inutile che cerco di far sembrare il contrario, l’unico posto in cui riesco a tirare fuori le palle è il campo da calcio. Ma nella vita reale faccio schifo, sono davvero pessima. Mi addormentai di peso e mi svegliai la mattina seguente con la sveglia delle dieci. Avevo mezz’ora per prepararmi e andare alla partita contro il New Castle. Preparai il borsone e andai di sotto, con tutto pronto. Andai in cucina per mangiare qualcosa e incontrai Meredith.

‘Buongiorno Signorina Sarah, ha una partita stamattina?’ mi chiese, sorridendomi ma stranamente. Annuii e rubai una brioches dal tavolo versandomi poi nel bicchiere succo d’arancia. ‘Okay, ho saputo della litigata con suo zio, cos’è- -‘

‘Non mi va di parlarne Meredith, scusami.’ La interruppi, per poi finire la colazione, alzarmi, recuperare le chiavi della macchina e andare verso lo stadio. Tutti erano già in campo e quindi mi cambiai velocemente per poterli raggiungere. Osservai gli spalti e notai che erano abbastanza pieni, forse troppo pieni per essere una partita non così aspettata. Arrivai vicino a Zack e mi legai i capelli e iniziai a correre con lui.

Intrecci Del Destino di Carlotta CorviМесто, где живут истории. Откройте их для себя