Hospital.

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Hospital.

‘L’abbiamo ristabilita, è di nuovo fra noi!’ urlò un uomo di mezza età, con in mano due lastre quadrate. Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti e l’immagine continuava a rimanere sfuocata. Continuavo a girare la testa lentamente a destra e a sinistra mentre, con tutta la forza che mi era rimasta in corpo, chiudevo a aprivo le palpebre.

‘Signorina, mi sente?’ mi chiese lo stesso uomo che aveva urlato prima. Tutti gli occhi erano su di me. Occhi di gente sconosciuta, che non ho mai visto in tutta la mia vita. Portano una tunica bianca, tendente all’azzurro, mentre alcune ce l’hanno più scura e al collo portano un oggetto che ho visto solo alle visite mediche per il calcio. Quello che ti controlla i polmoni, il respiro. Tutti con delle mascherine sul viso.

Mi voltai con lo sguardo più a sinistra e vidi una macchina, come un televisore ma di dimensioni molto più piccole, piene di numeri e di linee che continuavano a fare su e giù e un insopportabile biip. Proprio come quello che avevo sentito pochi minuti prima. Che diavolo stava succedendo?

‘Ha bisogno di riposo, non si deve sforzare. Il suo corpo non ha retto allo troppo stress, ora la riportiamo in camera, dove dovrà stare almeno ventiquattro ore, così possiamo monitorarla, e controllare se è tutto a posto, dopo di che potrà uscire.’ Mi disse lo stesso uomo.

Mi guardai ed ero coperta con un lenzuolo bianco, come se fossi morta. Due signore si misero al mio fianco, una a destra e una a sinistra, mentre una terza si mise  vicino alla mia testa, e dopo aver avuto il consenso del signore di prima, mi spinsero fuori da quella stanza buia, finendo in un corridoio pieno di luce, che mi accecò subito. Chiusi gli occhi di colpo e cercai pian piano di aprirli, per riuscire ad abituarmi a quella luca troppo accesa.

‘Ehi, come sta? Sarah!’ qualcuno urlò il mio nome, e non capii però da dove venisse, finchè di fianco ad una delle tre signore si presenta una faccia famigliare. Sto ancora sognando, o sono tornata nella realtà? James si trova al mio fianco e l’unica cosa che so fare io è iniziare ad inumidire gli occhi, per poi far scendere qualche lacrima lungo il mio viso. È tutto così confuso per me, un attimo prima era vivo, quello dopo era morto e ora è di nuovo vivo. Qual è il sogno e quale la realtà? Cerco di parlare, ma l’unica cosa che mi esce è un lieve James prima di vederlo sparire.

Ora mi ritrovo in una nuova stanza, più bella, più colorata. Sì, come se le mura giallo canarino fosse un colore vivace. Ho capito dove mi trovo. Sono nel posto che odio di più al mondo. Sono nel posto dove le persone si fidano di perfetti sconosciuti, quando hanno un problema grave. Sono in ospedale. E ci sono come paziente e non come visitatore.

‘Mi scusi, che è successo?’ chiesi appena in tempo, prima che la signora uscisse dalla stanza, dopo aver controllato tutti i numeri sullo schermo e dopo avermi inserito un ago nel polso.

‘Dovrebbe riposarsi signorina Nerman.’ Mi rispose lei, dopo esserci girata, sorridendomi. ‘Ma so che non lo farà finchè non avrà le sue risposte..’ disse appena dopo, avvicinandosi poi al lettino. ‘Suo zio l’ha trovata svenuta in salotto, quando è arrivata qui il suo cuore non rispondeva, l’abbiamo dovuta riportare in rianimazione. Il suo corpo non è riuscito a reggere tutto lo stress che aveva addosso. Ma ora sta meglio e sicuramente domani potrà uscire e tornare alla vita di sempre, però per ora, le conviene riposare..’ mi disse, poggiando le sue mani sul mio braccio. Annuii e poi se ne andò. Non avevo molte scelte. Il mio corpo necessitava di riposo e io comunque non avrei potuto vedere mio zio prima di aver riposato, quindi la risposta era già ovvia.

JAMES’S POV

Due ore interminabili ho passato seduto fuori da quella stanza. Due ore con l’ansia e l’adrenalina al massimo. Due ore e loro non mi lasciano vedere Sarah nemmeno per un minuto. Ho bisogno di sapere se sta bene. Ho bisogno di sapere cos’è successo, ne ho il diritto, sono suo zio. Devo sapere cos’è successo anche perché devo chiamare Simon per dirglielo e non posso permettermi di rubargli del tempo prezioso se non so neanche rispondere ad una domanda! Ha diciott’anni è in gran forma e non dovrebbe trovarsi in ospedale, non lei!

Intrecci Del Destino di Carlotta CorviOnde histórias criam vida. Descubra agora