Capitolo ventisei

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"Io?" Dico sarcastica. "Io salvare il mondo? Ma che razza di idiozia è questa! È una presa in giro."
Mi alzo arrabbiata come non mai, hanno finito di raccontarmi stronzate?
"Aspetta, devi sapere ancora una cosa..." Cerca di dirmi mio padre, ma io lo interrompo:
"Non ho bisogno di sapere nient'altro, ne ho abbastanza delle vostre storie."
"Clary, calmati!" Dice Izzy alzandosi e prendendomi il braccio. "Vieni, dobbiamo parlare."
Mi porta lontano da loro.
"Perché ti stai comportando così?"
"Come perché? Mi hanno mentito, tutto il mondo mi è caduto addosso da un giorno all'altro e tu mi chiedi perché?"
"Clary, ti capisco..."
"No, tu non mi capisci!"
"Okay, non ti capisco, però non puoi trattarli così sono pur sempre i tuoi genitori."
"Loro non sono i miei genitori."
La mia rabbia si sta trasformando in lacrime che scorrono sulle mie guance. Oggi è una giornata piena di sole, ma dentro di me regna la tempesta.
Izzy mi abbraccia e mi consola accarezzandomi la schiena.
"Andrà bene, si risolverà tutto. Hai bisogno di tempo, però devi ascoltarli, vedere cos'hanno ancora da dirti, magari è qualcosa che può aiutarti per la missione."
Annuisco, mi asciugo le lacrime con il fazzoletto che mi ha dato Izzy e torniamo dal gruppo.
"Qual è lo scopo della missione? Cos'è che sta cercando Evan?" Chiedo appena mi sono riseduta al mio posto senza lasciare il tempo che nessun altro fiati.
"Non lo sappiamo." Dice fievolmente mia madre come se avesse paura di me. "Sappiamo solo che è qualcosa di molto importante, qualcosa per cui vale la pena rischiare la vita. È ciò che ci ripeteva sempre Evan."
"Tua madre ha ragione, però dovete stare attenti. Ormai, Evan sa dove siete diretti, non vi sta seguendo, ma si sta preparando per non farsi cogliere impreparato. Siete quasi arrivati. Poco lontano da qui c'è un piccolo paese dove potete fare rifornimento. Lì troverete uno stregone, si chiama Magnus Bane, che vi aiuterà a trovare quello che state cercando."
"Prendiamo le nostre cose e mettiamoci in cammino." Dico schietta, non voglio rimanere neanche più un secondo con loro.
Alle mie parole si alzano a insieme ci dirigiamo nella grotta, raduniamo le poche cose che ci sono rimaste e usciamo.
Subito mia madre mi viene incontro e mi abbraccia. Io non ricambio l'abbraccio, ma la lascio fare.
"Ti prego, stai attenta." Mi sussurra e se ne va.
Raggiungo gli altri senza guardare indietro e ci mettiamo in marcia.
Arriviamo nel pomeriggio. Ci troviamo in un piccolo paesino, ci saranno un centinaio di case, non di più. Percorriamo la via centrale alla ricerca di un piccolo negozio dove trovare qualcosa da mangiare. Alla nostra destra accanto ad un locale si trova un negozio di alimentari non molto grande. Appena entriamo un campanello risuona nella stanza e veniamo accolti da una donna di mezz'età. Attraversiamo gli scaffali e prendiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Quando arriviamo alla cassa paga Jace, perché è l'unico che si è portato dietro del denaro. Infine, usciamo. Dall'altra parte della strada c'è un locale, dal quale diversa gente esce ed entra. Decidiamo di andare lì, perché se c'è tanta gente, significa che è un bel locale, meglio non rischiare e andare a finire in un locale malfamato.
Le mie supposizioni erano vere, c'è molta gente e l'atmosfera è allegra.
Ci accomodiamo ad un tavolino non molto grande che siamo riusciti a trovare tra le diverse coppie sedute lì.
"Cosa ordinate?" Ci chiede una ragazza giovane, avrà circa vent'anni.
"Io prendo un panino al prosciutto e dell'acqua." Dico e poi anche gli altri dicono la loro ordinazione.
Prima di andarsene, guarda Jace con sguardo seducente e dentro di me vengo pervasa dalla rabbia.
Se provi anche solo a toccare con un dito il mio ragazzo la tua vita è finita! Penso tra me, guardandola dritto negli occhi furibonda. Appena se ne accorge, torna con l'espressione seria e se ne va.
La nostra ordinazione arriva quasi subito. Mangiamo con calma gustandoci il momento e conversando come ragazzi normali in una giornata qualunque. Noi però non siamo normali e non è un giorno qualunque. Allontano il pensiero dalla mente, non  voglio pensare a ciò che ci sta succedendo, voglio restare ancora un po' a fingere che sia tutto a posto.
"Salve dolcezza!" Dice improvvisamente una voce dietro di me, destandomi dai miei pensieri.
Mi giro lentamente e vedo un uomo dai capelli neri cosparsi di brillantini e gli occhi gialli come quelli di un gatto.
Avrà delle lenti a contatto, è stato il mio primo pensiero, è impossibile che siamo veri.
"Cos'avete da guardarmi così? Sembra abbiate appena visto un fantasma! Vi starete chiedendo dei miei occhi! Beh... che dire, sono naturali! Non vi sembra straordinario?"
"Chi sei?" Chiedo un po' brusca.
"Sono Magnus Bane."
"Lo stregone?" Ribatto stupita.
"Si, ma anche se non lo urli ai quattro venti ne sarei felice." Mi risponde, con un'espressione felina in viso.
"Sei Clarissa, immagino. Appena sono entrato ho sentito la tua presenza, ti stavo aspettando."
"Me?"
"E chi altro? Posso aiutarvi. Dovete venire con me, qua non è sicuro parlare."
Guardo gli altri con sguardo interrogativo. Annuiscono tutti e tre.
"Ti seguiamo, ma prima dobbiamo pagare." Rispondo alla fine.
"Ve lo offro io." Dice e con un gesto della mano fa comparire sul tavolo alcune banconote. "Ora andiamo."
Usciamo dal locale, Magnus in testa e noi dietro. Arriviamo davanti a una casa dall'aspetto un po' trasandato all'esterno, ma dentro l'arredamento è raffinato e moderno.
"Accomodatevi." Ci dice, chiudendo la porta alle nostre spalle.
Ci sediamo sul divano e lui si accomoda sulla poltrona facendo comparire una bottiglia con dei bicchieri sul tavolino davanti a noi.
"Servitevi pure." Ci dice.
"Grazie, ma non bevo." Gli rispondo.
Anche gli altri rifiutano cortesemente.
"Come volete." Dice lo stregone alzando le spalle e prendendo un bicchiere.
"Allora, immagino che stiate cercando ciò che serve ad Evan per distruggere il mondo." Continua lui.
"Sì, ma non sappiamo dove sia." Risponde Jace.
"Ma io posso aiutarvi, posso condurvi in quel luogo. A una condizione."
"Quale?" Chiedo, cercando di non agitarmi, di non pensare al peggio.
"Quando avrai trovato il libro e dopo che l'avrai distrutto dovrai donarmi la tua magia."
"Ma io non possiedo alcuna magia!" Gli rispondo con voce stupita e anche un po' tremante. Che cosa sta dicendo? Io possedere della magia? Ma sta bene? Mi viene l'istinto di andargli a toccare la fronte per testare che non sia calda, come facevo con mia sorella.
"Invece sí." Muove la mano e io resto immobile, ma in realtà mi sembra di vedere il mondo da fuori, di non aver possesso del mio corpo. È la stessa sensazione di quando avevo trovato le diverse aperture nel labirinto e quella strana forza che mi aveva sostenuto per uccidere il drago. Schiocca le mani e ritorno in me.
Mi guardo attorno. Mi fissano tutti allibiti, un misto di meraviglia e paura in volto. Jace invece mi osserva solo meravigliato.
"Isabelle, racconta a Clarissa cos'hai appena visto." Dice Magnus con un pizzico di sarcasmo nella voce.
Izzy inizia a balbettare:
"Stavi brillando... s...sembravi un angelo... i tuoi occhi... gli occhi erano ghiaccio e... anche loro erano luminosi... eri bellissima e... ed eri circondata da un'aurea, dietro la schiena avevi come delle ali..."
La guardo con sguardo interrogativo.
"Mi state prendendo in giro, ne sono sicura. Io un angelo? Ma per favore!" Dico alzando gli occhi al cielo
"È la verità!" Mi risponde la mia Parabatai.
"Eri magnifica..." Aggiunge Jace. "E dall'ultima volta, qualcosa è di nuovo cambiato."
Cosa mi sta succedendo? Io... una specie di Angelo?
"Hai potere angelico in te, ti è stato conferito alla nascita dagli stessi Angeli. Si sta evolvendo. Quello è il tuo prezzo, se vuoi il mio aiuto. La scelta sta a te."

La chiave di un futuro passatoWhere stories live. Discover now