Capitolo uno

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Affacciata alla finestra osservavo il cielo stellato, l'immensità e la bellezza dell'universo. Le stelle così piccole e lontane, eppure così luminose. Fin da piccola osservo le stelle nelle notti di luna piena, è stato mio padre a passarmi questo rito. Mi ricordo che nelle notti luminose come questa, prendeva una coperta e ci coricavamo insieme nel giardino ad osservare il cielo. Qualche volta mi indicava una costellazione e con il passare degli anni ho imparato a distringuerle.
Mi coricai sotto le coperte e mi addormentai serena nel ricordo di me e mio padre.
Nel bel mezzo della notte, strani rumori mi ridestarono dal sonno.
Mi alzai di malavoglia e mi diressi fino alla porta, la aprii. Non c'era nessuno al di là, era tutto silenzioso. Tuttavia, prima che la porta si richiudesse del tutto comparve un piede ed essa si riaprì di colpo gettandomi a terra. Girata di schiena e mezza dolorante, non riuscii a girarmi in tempo e qualcuno mi afferrò, stringendomi i polsi, e mi fece alzare, posizionandomi una mano sulla bocca per zittirmi.
Iniziai a divincolarmi con tutta la forza che avevo, ma venni trascinata e sbattuta contro il muro, racchiusa tra esso e il mio rapitore.
"Non peggiorare le cose, ti devo portare tutta intera." Mi sussurrò una voce maschile all'orecchio, mentre mi legava i polsi e mi imbavagliava. Ripresi a divincolarmi comunque, non mi importava altro se non togliere le sue mani sudice da me, ma lui aumentò la presa sul mio corpo e mi divenne difficile respirare.
"Ora te la prendi con una ragazza? Non avrei mai pensato che tu potessi arrivare a questo punto."
"Jace." Rispose quasi ringhiando l'uomo.
Non compresi bene cosa successe dopo, ma mi ritrovai per terra, sudata e stordita.
Cercai di mettere a fuoco ciò che stava succedendo davanti a me.
La luce proveniente dalla strada mi accecava, ma dopo qualche istante riuscii a mettere a fuoco e vidi che il nuovo arrivato era alto e dalla corporatura snella e muscolosa, con il viso contornato da capelli biondissimi e folti. Quando si muoveva gli occhi luccicavano di un oro intenso come se due stelle fossero state strappate dal cielo e messe nei suoi occhi.
"Lasciala stare." Disse il ragazzo biondo.
"Non l'avrete mai. Sei arrivato troppo tardi Herondale, ora è nostra."
"Non esserne troppo sicuro Alexander." Ribattè Jace con voce ferma e senza far trasparire nessuna emozione, aggiunse: "C'è la luce accesa in corridoio, starà arrivando qualcuno."
"Sí certo." Rispose Alexander, ma fece lo sbaglio di guardare e quel momento di distrazione permise al ragazzo di estrarre un coltello e portarglielo alla gola.
Li guardai terrorizzata. Alexander lo osservava con aria di sfida.
"Fallo se ne hai il coraggio. Jace, fallo!"
Jace si allontanò da lui di qualche passo, senza smettere di impugnare la lama.
"Vattene da qui! Se provi a toccarla ti ritroverai trapassato da una lama."
Alexander lo osservò per qualche secondo e poi scomparve.
Jace osservò quel punto per un attimo, ma poi si voltò e mi venne incontro. Mi aiutò ad alzarmi e mi fece sedere sul letto, mi tolse il bavaglio e mentre mi liberava le mani, mi chiese:
"Tutto bene?"
Annuii, silenziosa.
"Sono Jace Herondale e tu Clary, giusto?"
Mi voltai e per la prima volta lo guardai negli occhi.
"C...c...come conosci il mio nome?" Balbettai esterrefatta.
"Sei famosa dalle mie parti sai?"
"Scherzi?"
"No." Rispose sorridendo. "Dobbiamo andare."
"E dove?"
"Al sicuro."
"Ma non posso venire in pigiama, devo cambiarmi. E la mia famiglia? Non posso abbandonarla così!"
"Calmati!" Disse ridendo. "Prima cosa, prendi uno zainetto dove metterai un cambio o due e indossa qualcosa di più comodo. Secondo, fuori c'è una pattuglia che terrà al sicuro la tua famiglia e al risveglio racconteranno loro cos'è successo."
Mi osservò e tra noi piombò il silenzio. Iniziai a sentirmi a disagio.
"Okay, ora potresti uscire? Dovrei cambiarmi."
"Sì, vado in corridoio, quando hai fatto chiamami."
Annuii e Jace uscì, chiudendosi la porta alla spalle.
Presi un paio di jeans, una t-shirt e una felpa e mi cambiai. Poi mi misi le pantofole. Presi lo zaino da sotto il letto e lo riempii di vestiti per ogni evenienza.
"Jace!" Entrò subito nella stanza e si diresse verso la finestra. La aprì e fischiò.
"Cosa...?"
Non finii la frase che vidi arrivare una moto. Una moto che vola? Sto sognando?
"È la mia moto. Vieni?" Salì sul mezzo volante e mi allungò la mano, invitandomi a salire. La guardai per un attimo esitante e poi la afferrai
S

alii sulla moto e mi aggrappai a lui.

"Tieniti forte." Mi disse
"Ci puoi contare."


La chiave di un futuro passatoWhere stories live. Discover now