Capitolo ventotto

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Pov's Magnus

È così diverso dagli altri ragazzi... sarò io a salvarlo.
Appena l'avevo visto, nel suo abito da battaglia e con quell'espressione sicura sul volto, avevo pensato solo a quello.
Ora è qui con la testa sulle mie gambe e le gocce di sudore che gli imperlano la fronte.
Sono preoccupato per lui. Non avrei mai creduto di poterlo pensare. Avevo avuto molte storie durante la mia immortale vita: storie con vampiri, fate, lupi mannari, ma mai con un essere umano. E ora eccomi qui, preoccupato per un ragazzo che nemmeno conoscevo.
Devo pensare ad un incantesimo che lo salvi. Che guarisca quell'emoragia.
Inizio a intonare un incantesimo di guarigione, la mia voce si abbassa e si alza metodicamente e le mani brillano di luce blu.
- Cos...- Inizia lui, aprendo gli occhi.
- Shh- Lo zittisco. - Ti sto solo aiutando.
Lui non aggiunge altro, ma si limita ad osservarmi attento.

- Grazie.- Mi dice, una volta finito l'incantesimo. - Ma perché l'hai fatto? Voglio dire, sono cattivo, ho tradito il mio migliore amico, fatto del male a molte persone... Non mi merito di essere salvato.
Si alza lentamente, senza però alzare lo sguardo.
- Tutti abbiamo bisogno di essere salvati.- Dico semplicemente, guardandolo in quelle due pozze blu che formano i suoi occhi. Alec risponde al mio sguardo con la stessa intensità.
Restiamo così per un po', senza dire una parola.
-Magnus?
Per quanto tempo siamo rimasti così? Non lo so, ma avrei voluto restare così per sempre.
Alla fine mi giro lentamente, staccandomi con difficoltà da quegli occhi in cui mi sto letteralmente perdendo.
Clarissa... penso, alzando gli occhi al cielo.

Pov's Clary

Magnus mi lancia uno sguardo di fuoco: li abbiamo interrotti.
Scusa. Gli sillabbo con le labbra, ma lui mi guarda comunque storto.
- Abbiamo il libro. - Dico alla fine mostrandoglielo.
Questo sembra riportarlo alla realtà e mi viene finalmente incontro.
- Bene.- Dice solamente, prendendomelo dalle mani.
Guardo Jace accanto a me. Ha lo sguardo puntato su Alexander, la mascella rigida e lo guarda in cagnesco.
- Perché l'hai aiutato? - Sibila, continuando a guardare Alec.
Magnus guarda per un attimo Jace, distogliendo gli occhi dal libro e poi guarda Alexander, per poi riguardare Jace.
- Ah, sei tu il migliore amico... - Gli risponde infine indifferente, per riabassare gli occhi sul libro.
- Sí, ero il migliore amico e non si merita di essere salvato ora e mai.
- Jace...- sussurro, prendendogli la mano.
- Jace, mi dispiace...- Inizia Alexander guardandolo negli occhi.
- Sta zitto!- Gli urla. - Dopo quello che mi hai fatto, che CI hai fatto! Non voglio sentire le tue scuse!
- Non sai com'è andata realmente! Tu non sai niente! E se non avessi mai voluto? - Gli urla lui di rimando.
Jace lo guarda senza proferire parola, poi, sfilando la mano dalla mia, si gira e se ne va.
- Jace!- Lo chiamo, ma lui continua imperterrito per la sua strada.
- Jace...- sussurro, per poi mettermi a correre dietro di lui.
Lo raggiungo e restiamo uno accanto all'altra, camminando in silenzio.
- Cosa ci fai qui?- Mi chiede infine.
- Secondo te!? Davvero, Jace piantala di fare il duro, okay?
- Non faccio il duro...- Dice lui quasi in un sussurro.
- Jace! Guardami e ascoltami.- Gli dico dolcemente fermandomi. Lui si gira verso di me e lentamente alza lo sguardo verso il mio e i suoi occhi si incastrano nei miei. Gli metto una mano su una guancia, continuando a guardarlo.
- Jace... tu non sei così. Tu sei buono, ascolti le persone, tieni molto a coloro a cui vuoi bene e per loro faresti di tutto, anche rischiare la vita, e so, anche se per te è difficile, che sai perdonare.
- Non dirmi che devo perdonarlo, perché non lo farò!- Mi interrompe subito.
- Non ho detto che devi perdonarlo e non voglio dirti che lo devi fare per forza, ma devi ascoltarlo, capire perché ha fatto quello che ha fatto. Poi sarai tu a decidere se perdonarlo o meno.
Continua a scrutarmi, riflettendo su quello che ho detto. Poi mi mette una mano sulla guancia e avvicina il suo viso al mio.
- Ecco perché ti amo.- Sussurra prima di baciarmi, facendo scivolare una mano lungo la mia schiena. Io d'istinto gli metto le braccia attorno al collo e infilo una mano nei suoi capelli, arrotolandoun suo ricciolo intorno all'indice.
- Andiamo.- Dice alla fine e, mano nella mano, torniamo dagli altri.
- Oh eccovi!- È Magnus e accanto a lui c'è Alexander, lo sguardo basso.
- Ti ascolto.- Dice Jace, puntando i suoi occhi su quest'ultimo.
Lui alza lo sguardo stupito.
- Non ho tutta la giornata.- Aggiunge.
Alec annuisce.
- Non ho avuto scelta.- Inizia. - Lui mi ha obbligato a tradirti, mi ha ricattato. "Se non entri nella squadra, farò del male a tutte le persone a cui vuoi bene." Mi aveva detto, ma io non ci avevo creduto, non volevo crederci. Dopo quella minaccia erano passati dei giorni apparentemente tranquilli, ma poi mia sorella è finita in ospedale e avevo ricevuto un biglietto con scritto "questa è solo una minima parte delle cose che potrei fare". Era lui, era Evan. Dopo quel biglietto ho deciso che dovevo seguirlo per salvare le persone che amavo e che amo ancora ora e tu sei uno di quelli. Dovevo proteggerti, amico, e mi dispiace per tutto. Non avrei mai voluto rovinare la nostra amicizia, ma era meglio per entrambi.
Guardo Jace. Ha lo sguardo perso e stupito. So quello che sta pensando, perché è ciò a cui sto pensando anch'io.
- Ma allora perché hai fatto tutto questo? Quando sei andato da Clary per rapirla, quando l'hai picchiata nella prigione, ciò che hai fatto oggi. Perché?- Dice alla fine, dando voce ai nostri pensieri.
- Perché ero obbligato, se non avessi fatto ciò che voleva, avrebbe fatto del male alla mia famiglia. Non potevo fare altro che ubbidirgli.- Abbassa lo sguardo, scuotendo la testa.
- Mi dispiace Clarissa.- Alza lo sguardo, puntando i suoi occhi su di me, ma non riesco a guardarlo. Le immagini di lui che mi picchia compaiono ancora nei miei incubi. Non posso perdonarlo ricordando ciò che ha fatto. - Mi dispiace di averti picchiata nella cella, di averti fatto del male. Non volevo, ogni schiaffo che ti davo era così doloroso che sentivo il senso di colpa opprimermi sempre di più.
- Ma allora perché non ti sei fermato? Perché? - Gli urlai con le guance rigate dalle lacrime.
- Non potevo! Lui ci controllava attraverso le telecamere! Se avessi anche solo tentennato, lui se ne sarebbe accorto e me l'avrebbe fatta pagare.- Urla disperato.
- Ma ciò non giustifica ciò che hai fatto.
- Lo so, non lo giustifica affatto. Voglio solo che voi sappiate la verità e se vorrete mi perdonerete.
Annuisco.
Restiamo in silenzio. Guardo la mia Parabatai e lei mi ricambia. Se dovesse succerle qualcosa, se la nostra amicizia finisse, non so come farei a sopportarlo. Mi chiedo se anche lei stia pensando a come si sentirebbe l'altra senza la propria amica accanto.
- Torniamo a casa. - Dice alla fine Magnus, aprendo un portale. - Abbiamo tutti bisogno di riposare.
E così uno a uno passiamo attraverso di esso. Per primo Magnus, seguito da Alec, poi Izzy e Simon e infine io e Jace mano nella mano.
Prima di oltrepassarlo, mi guardo indietro un'ultima volta. Nonostante le sofferenze e la fatica, la mia vita è cambiata: nuove amicizie, una nuova me stessa e un nuovo amore.

La chiave di un futuro passatoWhere stories live. Discover now