Capitolo quattordici

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Pov's Jace
È da una decina di minuti che sorvolo i cieli di New York cercando di sfuggire dagli scagnozzi di Evan, o, come li chiama lui, Ottenebrati. Sono come dei robot che eseguono i suoi ordini, senza una propria coscienza, obbligati a seguirlo ciecamente, anche se un tempo erano umani. All'improvviso qualcosa colpisce il motore della moto, una pallottola, così inizio a precipitare. Sotto di me c'è una spiaggia, spero di non spiaccicarmi come una frittata. Per mia fortuna cado nel mare, non molto lontano dalla riva. Risalgo in superficie e raggiungo la spiaggia.
"La tua morte è vicina, Jace Herondale!" Dicono gli Ottenebrati all'unisono.
"Non posso neanche riprendermi dalla caduta, hanno tutti fretta di uccidermi qui!" Dico sarcasticamente. Siamo sei contro uno, ma ovviamente sono io ad attaccare. Inizialmente sembra che siano loro a soppraffarmi, ma li sconfiggo in un batter d'occhio. Come ho fatto? Beh non è stato molto difficile. Pensavo fossero più forti! Sembra troppo bello per essere vero, infatti dopo qualche secondo compare una sorta di porta decorata con stipiti dorati, che emana una strana luce azzurrina accecante: un portale, dal quale esce Evan.
"Chi si rivede." Dico. "Sentivo giusto la tua mancanza."
"Lo sapevo che avrei dovuto occuparmi io stesso di te!" Dice guardando i corpi degli Ottenebrati disseminati per la spiaggia. "Sono solo degli incapaci! Ma ora ci penso io. Tranquillo, sarà una morte veloce. Dopodiché tornerò a Central Parck ad aspettare il ritorno della tua ragazza. Si troverà una bella sorpresa."
Non mi lascia neanche il tempo di riflettere su quello che ha detto, che mi è già addosso. Mi scanso in tempo, ma la lama del suo coltello mi ferisce al braccio.
"Povera Clary, tutta questa verità la sta distruggendo e ora sei tu la sua unica ancora di salvezza." Mi dice guardandomi con un sorriso malizioso. Lui mi attacca di nuovo, ma non reagisco subito, sto pensando a ciò che ha appena detto, mi butta a terra con il coltello alla gola.
"Tuttavia," continua. "quando ti avrò ucciso, non ci sarà più nessuno che potrà aiutarla e la tua morte la distruggerà a tal punto che acconsentirà ad aiutarci. Così diventerò io il più grande, il più potente e tutto il mondo sarà sotto il mio dominio."
Devo impedire che tutto ciò accada. Non posso permettere che Clary soffra ancora. Lo vedo nei suoi occhi: la tristezza e la delusione, la paura di fidarsi di qualcuno. Devo salvarla, sono io quello che tornerà da lei. La lama del coltello aumenta la pressione contro la gola. Mi guardo attorno, niente che mi possa aiutare. Cerco di fare una finta. Guardo accigliato dietro di lui e cerco di fargli notare che ce qualcuno.
"Oh cosa c'è adesso?" Si gira e io lo respingo alzandomi. Rimane per un attimo sorpreso, poi si gira e mi urla:
"Tu...!" E corre all'attacco. Io lo schivo con molta facilità e lo ferisco con il coltello che ho recuperato dalla cintuara, nello stomaco. Lui si piega in due allontanandosi da me. È il momento giusto per scappare, il portale è ancora aperto. Corro verso di esso è mi ci tuffo dentro. Sento Evan urlare dietro di me:
"Maledetto! Non puoi sfuggirmi!"
Appena arrivo a Central Parck distruggo il portale con la pietra magica, poco prima che Evan lo raggiunga. L'aria davanti a me, dove prima si trovava il portale, inizia a tremare e compare una figura.
"Clary!" Dico andandole in contro. Non  sembra essere ferita gravemente, ha qualche graffio, ma niente di grave.
"Jace..." dice con un fil di voce, emettendo un sospiro fievole prima di cadere, ma io la prendo al volo e la stringo tra le mie braccia, così che più niente e nessuno possa farle del male.

La chiave di un futuro passatoWhere stories live. Discover now