Capitolo sette

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È da circa due ore che camminiamo e sono davvero distrutta! Per tutto il tempo ho pensato a ciò che è capitato ieri sera. Dopo il bacio, ci siamo coricati, lui che mi abbracciava e io che cercavo di non battere i denti dal freddo. Dopo un po' il calore del suo corpo mi ha fatto star meglio e mi sono addormentata. L'indomani mattina, al mio risveglio c'era Jace che mi aspettavacon un succulentissimo piatto fumante appena preparato, avevo veramente tanta fame!
"Quando starai meglio ce ne andremo di qui e ti porterò alla base." Mi dice.
"Ma io sto benissimo, mi va bene anche partire tra poco, non mi piace questo posto."
"Sicura? Non mi sembri ancora tanto in forma."
"Davvero, ce la posso fare."
"Okay come vuoi."
Dopo aver finito di mangiare, abbiamo preso le poche cose che avevamo e ci siamo messi in cammino, o meglio: lui ha preso le poche cose che avevamo, io mi limitavo a fissare la sua espressione concentrata, mentre organizzava lo zaino e il modo in cui la maglietta aderiva ai suoi muscoli scolpiti, mentre se lo caricava sulle spalle. Credo di essere riuscita a farmi sanguinare a forza di mordicchiarmi il labbro.
Devo fermarmi un attimo, non ce la faccio davvero più.
"Ci possiamo fermare un attimo?" Gli chiedo.
"Sì certo." Ci sediamo sul primo masso che troviamo.
"Allora, non mi hai ancora parlato della tua vita. Sai tutto di me, ma io non so niente di te."
"Ehm diciamo che non ho avuto una bella infanzia, ho perso mio padre quando avevo sei anni. All'età di 9 anni mia madre mi abbandonò e venni accolto nella società. Per me è come una casa, lì sono cresciuto e mi hanno insegnato molte cose. Per misurare le mie capacità mi hanno affidato numerose missioni. Hanno visto che avevo potenzialità e mi hanno chiesto se volevo occuparmi di una missione molto importante, quella che ti riguarda."
"Una missione che mi riguarda?"
"Sí, ma non posso dirti niente."
"Dai ti prego! Ho bisogno di sapere."
"Ho promesso." Sono davvero arrabbiata, stanca, delusa, perché nessuno mi può spiegare cosa sta succedendo!?
"Pensavo ti fidassi di me." Gli dico, mentre mi alzo dal masso, allontanandomi da lui.
"Ma io mi fido di te." Lui mi segue.
"Allora perché non mi puoi spiegare tutta questa storia? Vorrei tanto essere  a casa, andare a scuola, vedere Izzy, parlare dei Fandom e dei nostri problemi mentali. Mi manca tutto e mi sono stancata di essere sbattuta di qua e di là, di non sapere di chi fidarmi e di chi no." Le lacrime sono sul punto di uscire, ho gli occhi lucidi, ma non posso piangere di nuovo, non ora.
"Di me ti puoi fidare, Clarissa." Si avvicina a me e mi abbraccia. Rimaniamo così per un po', mentre lui nell'orecchio mi ripete: "di me ti puoi fidare."
"Ma allora perché non mi dici la verità?" Gli chiedo dopo un lungo periodo di silenzio, restando appoggiata al suo petto, tanto da sentire il suo battito cardiaco accelerare.
"Avrai presto delle spiegazioni, te lo prometto. Devi fidarti di me."
"Okay." Rispondo più per esasperazione che per convinzione. Rimaniamo abbracciati ancora per un po', in silenzio. Ad un tratto sento dei rumori in lontananza.
"Hai sentito anche tu?" Gli chiedo staccandomi delicatamente da lui.
"Sì, vieni nascondiamoci qui dietro." Mi prende per mano e mi porta davanti ad un cespuglio.
"Entra qui dentro, io ti seguo." Guardo un po' perplessa il cespuglio, poi noto un'apertura. Mi abbasso ed entro dentro, seguita da Jace.
Dopo qualche secondo sento delle voci.
"Devono essere qui intorno, sono passati di qui. Li sento." A parlare è Alexander, lo riconosco perfettamente.
"Cercate qua nei dintorni e se trovate qualcuno portatemelo."
"Si signore." Rispondono delle voci all'unisono. E se ci trovano? Guardo Jace e lui mi sorride come per dire 'tranquilla tutto okay.'
Rimaniamo nascosti per un ora minimo, mentre ci cercano. Quando finalmente se ne vanno aspettiamo che si allontanino un bel po' e poi usciamo.
"Ci dobbiamo sbrigare, non abbiamo molto tempo se vogliamo arrivare alla base intatti."
"Ma non puoi usare una delle tue moto volanti?"
"No perché è alla base e da qui siamo troppo lontani."
"Okay questo vorrà dire altre ore di cammino..."
Jace non dice niente, non sembra neanche lui molto contento, ma non c'è altra soluzione. Dopo esserci dati un'ultima occhiata alle spalle ci mettiamo in marcia.

La chiave di un futuro passatoWhere stories live. Discover now