Capitolo venticinque

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Rimango scioccata. Loro sono i miei genitori, quelli che io credevo morti? Non riesco a crederci, non può essere vero, mi stanno prendendo in giro: è tutto una presa in giro.
Sono arrabbiata perché ho vissuto una vita piena di menzogne, perché loro mi hanno abbandonata e ora sono comparsi dal nulla, adesso che non ho più bisogno di loro.
Mi allontano prima lentamente, arretrando a piccoli passi con uno sguardo pieno di rabbia e con le lacrime che mi solcano il viso. Poi mi giro e corro, corro verso un mondo nascosto, dove poter piangere in pace e non pensare a loro.
Non so quanta distanza metto tra me e i miei genitori, ma non li voglio vedere ora, anzi non li voglio vedere mai più.
Arrivo in un luogo appartato, alcuni massi che creano un luogo sicuro in cui potersi rifugiare. Mi siedo appoggiandomi a una pietra e portandomi le gambe al petto. Appoggio la fronte sulle ginocchia e inizio a piangere con grandi singhiozzi. Non capisco più niente, è tutto così sbagliato!
"Ehi..." È Jace.
Io non alzo lo sguardo, ma lui si siede accanto a me e mi avvolge con le braccia, stringendomi forte. Lo abbraccio anch'io e piango, non so per quanto tempo, rendendo fradicia la sua maglietta, ma lui non dice niente e continua a tenermi stretta a lui.
Quando finalmente ho finito le lacrime e dentro di me rimane solo un senso di vuoto, appoggio la testa sulla sua spalla, mentre lui mi circonda le spalle con il braccio, accarezzandomi la spalla.
"Andrà tutto bene, non permetterò che ti capiti qualcosa, mai! Va bene?" Mi sussurra dolcemente.
Annuisco.
"Grazie." Gli dico guardandolo negli occhi.
Avvicina il suo viso al mio, fino a quando i nostri nasi si incontrano, poi restiamo un attimo a fissarci negli occhi e alla fine mi bacia. Un brivido mi percorre la schiena e tutta la rabbia, l'insicurezza e il vuoto dentro di me viene spazzato da questo momento, dall'amore che Jace prova per me.
"Mi racconti una storia?" Gli chiedo dopo il bacio, con la testa sulla sua spalla.
"Una storia?" Mi chiede un po' perplesso.
Annuisco.
Resta per un attimo in silenzio.
"C'era una volta un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color oro. Era stato accolto da una famiglia dopo che la madre lo aveva abbandonato. Era appena arrivato e venne accolto calorosamente dalla sua nuova famiglia. Divenne molto amico con il figlio più grande, erano uno l'ancora dell'altro.
Passarono circa due anni e la loro amicizia era qualcosa di prezioso e decisero di diventare Parabatai. Fu il nuovo arrivato ad avere l'idea, aveva letto in un libro l'esistenza di questo legame e ne era rimasto affascinato. L'amico inizialmente non era molto d'accordo, ma alla fine accettò. Fu una festa stupenda e promisero a se stessi che sarebbero rimasti uno accanto all'altro per sempre. Nessuno dei due avrebbe mai pensato che uno dei due si sarebbe allontanato, tradendo l'amico, ma così fu. Cinque anni dopo il ragazzo biondo venne tradito dal suo Parabatai, che si alleò con il nemico.
La separazione fu dolorosa anche se nessuno dei due lo diede a vedere, erano troppo orgogliosi.
Passò un anno e il biondo non aveva più avuto notizie dell'amico, fino a quando lo vide far del male ad una ragazza e fubla prova tangibile che lui era cambiato: il suo Parabatai, il suo vecchio Parabatai, non l'avrebbe mai fatto. Di questo era certo: non avrebbe più rivisto il suo migliore amico.
Dopo quell'episodio il biondo era certo di ciò che avrebbe fatto: avrebbe vendicato l'amico perso, l'amico che gli avevano portato via.
Fine."
"Immagino che il biondo sia tu... e il moro?"
Jace non risponde, ma io capisco. Mi ritorna in mente ciò che mi aveva detto un po' di tempo fa. Alec era uno dei loro, ma poi li tradì.
"Ma certo! È Alec! Quindi lui, il tuo Parabatai, ti ha tradito così? Ma come ha potuto!? Siete legati come se foste un'unica persona! Non è possibile."
"All'inizio non ci credevo neanch'io, ma l'ha fatto." Dice con rammarico.
Lo guardo e il suo sguardo è come quello di un cane bastonato e non posso fare a meno di provare compassione per lui. Per me è una cosa inimmaginabile, sarebbe la mia fine se Izzy mi tradisse.
"Ci sono io qui." Gli dico dolcemente e lo bacio.
"Ora dormi va bene?" Mi dice, poi.
Mi metto comoda e chiudo gli occhi.

Quando mi sono svegliata Jace era ancora lí, accanto a me, già sveglio.
"Come stai principessa?" Mi chiede con dolcezza.
"Bene." Gli rispondo con voce assonnata un po' come incantata. Mi sfiora con un lieve bacio le labbra e poi si alza, porgendomi la mano.
"Dobbiamo raggiungere gli altri, non abbiamo nulla da mangiare e da bere."
Lo so che se fosse per lui resteremmo per sempre qui e lo leggo dal suo sguardo, lo sa che non ho per niente voglia di tornare laggiù, però è anche vero che là c'è Izzy e che non abbiamo nulla con noi.
"Okay." Dico sbuffando e accetto la sua mano, così ci incamminiamo, mano nella mano.
Appena arrivati, Izzy, vedendomi, mi corre incontro e mi salta addosso.
"Stai bene! Per l'angelo, mi hai fatta spaventare sai? Io non mi fidavo di questo qua, chissà cos'avrebbe potuto farti! Quando è corso dietro di te, gli ho urlato che se ti riportava con anche solo un graffio gliel'avrei fatta pagare, ma vedo che ha ubbidito."
"Sto bene, tranquilla!" Gli rispondo ridendo, ma il mio sorriso subito si spegne quando vedo che dietro a Izzy e Simon ci sono i miei genitori. Pensarli in questi termini mi è difficile e non so quanto tempo ci metterò a chiamarli "mamma" e "papà" o se ce la farò.
"Che cosa volete?" Chiedo brusca.
"Dobbiamo parlarti, è il momento di sapere." Dice mio padre.
"E perché siete comparsi proprio ora?"
"Ti spiegeremo tutto con calma, sappiamo che state compiendo la missione che Evan sta cercando di portare a termine da anni, già da prima della tua nascita, Clarissa."
Risponde mia madre.
"Prima mangiamo qualcosa, poi parleremo con calma." Interviene Jace.
Senza aggiungere altro mi dirigo verso la grotta seguita da Jace. Mangiamo qualche snack in silenzio, non c'è niente da dire, da spiegare e anche lui lo sa. Quando siamo sazi, usciamo fuori e ci accomodiamo per terra a formare un cerchio. Guardo i componenti: Jace alla mia destra, un po' sfinito per gli eventi degli ultimi giorni, ma sempre vigile, e mi tiene la mano per rassicurarmi, come per dire "ci sono io, non preoccuparti"; la mia Parabatai alla mia sinistra le sue dita intrecciate a quelle di Simon, con due occhiaie sotto gli occhi, stanotte non avrà dormito, per colpa mia; Simon anche lui con due occhiaie e poi ci sono i miei genitori, entrambi tesi di fronte a me.
"Cosa aspettate?" Chiedo un po' irritata da questo silenzio e vedo mia madre guardarmi con una traccia di dolore negli occhi e mio padre sfiorargli la spalla.
"Non so se conosci già i nostri nomi..." inizia mio padre.
"No." Lo interrompo.
"Io mi chiamo Valentine e tua madre Jocelyn. Non abbiamo mai voluto abbandonarti, ma non abbiamo avuto altra scelta."
"Non avete avuto scelta!?" Gli urlo in faccia.
"No, non ce l'abbiamo avuta." Dice dolcemente mia madre. "Sai cosa prova una madre che non può stare con la propria bambina? È straziante! È come se una parte di te ti venisse portata via e ti sentissi persa. Non puoi immaginare quello che ho passato dopo averti detto addio, non puoi..." Viene interrotta dai singhiozzi che non riesce più a tenersi dentro.
"Ti abbiamo affidata ad Amatis, la sorella di tua madre, perché non avevamo scelta. Evan era ossessionato di raggiungere il suo scopo, ma quando ha capito che lo stavamo tradendo ha cercato di ucciderci. Avevamo aderito alla missione per arrivare a trovare uno strumento molto importante che Evan vuole usare per prendere il potere e governare il mondo, ma non so come l'ha capito. Ha mandato uno dei suoi uomini a ucciderci, ma siamo riusciti a nasconderci e a scampare alla morte. L'uomo che ha mandato è tornato indietro e, dalle voci che ci sono giunte anni dopo, ha fatto credere a Evan che eravamo morti, non potevamo rivelargli che eravamo ancora in vita, era un punto a nostro favore che non potevamo perdere."
"E io cosa centro in tutta questa storia?" Chiedo.
"Sei la chiave, Clary, solo tu puoi salvare il mondo, salvarlo nel bene o nel male. La scelta è tua."

La chiave di un futuro passatoWhere stories live. Discover now