'Alice' mi richiamò, interrompendo i miei pensieri. 'Siamo arrivati' aggiunse.
Notai che la macchina era ferma in un parcheggio, ma non riuscivo ancora a capire lo stesso dove ci trovassimo.
Aprii la portiera, ma lui si sporse per richiuderla. Lo guardai confusa, anche se a quella distanza, tra i nostri volti, l'avrei voluto soltanto riempire di baci.
'Devi metterti questa' disse, prendendo da una tasca della sua giacca, una fascia nera.
Per quale motivo si era portato una benda dietro? Che cosa aveva intenzione di fare?
'Vuoi simulare un rapimento?' Chiesi, non tanto preoccupata, ma quasi sul punto di scoppiare a ridere.
Non poté fare a meno di ridere e non potevo chiedere di meglio.
'Sei già mia. Non lo sapevi?' Domandò, baciando le mie labbra rapidamente.
Non mi diede il tempo di continuare la conversazione, approfondendo quella stupenda affermazione, dato che mi bendò subito, legando la benda in un nodo.
'Lo hai detto solo per mettermi questa cosa' risposi, indicando la fascia nera che si trovava sui miei occhi.
Vedevo completamente nero ed ero sempre più curiosa di sapere cosa stava nascondendo.
Di certo, con una benda nera sopra agli occhi, non puoi vedere bianco.
'Mi offendo, così' disse ed immaginai che avesse messo il broncio.
'Sono bendata, perciò potrei anche darti accidentalmente uno schiaffo' continuai, cercando veramente di dargli uno schiaffo, ma sentii stringermi per il polso, interrompendo quel movimento.
'Potresti anche accidentalmente colpire qualche altra parte del mio corpo, credimi' disse, immaginando che stesse sorridendo maliziosamente.
Sbuffai, tentando di aprire la porta, ma anche quella volta venni interrotta dalla sua voce.
'Dove pensi di andare?' Domandò, continuando a tenere il mio polso nella sua calda mano, nonostante il freddo del clima.
'Vengo con te, no?' Risposi, voltandomi verso di lui.
Non potevo vederlo, perciò non potevo capire che espressioni facesse, ma provai lo stesso a capire, dal suo tono di voce, la sua espressione facciale.
'Tu devi restare qui' affermò e quasi scoppiai a ridere.
Non poteva obbligarmi a restare nella sua auto: ero venuta solo per rimanere chiusa nel veicolo, in modo da andare chissà dove e prendere chissà cosa?
Stava esagerando.
'In qualunque posto tu mi debba portare o qualunque cosa tu voglia farmi vedere, dovrò scendere da questa macchina e seguirti. Perché vuoi farmi restare qui?' Chiesi.
'Ti fidi di me?' Chiese nuovamente.
Non poteva fare questo genere di domande. Sapeva benissimo la risposta, non ne aveva dubbi oramai.
'Non farmi le domande trabocchetto' dissi, ridendo, accompagnata dalla sua calda risata. 'Comunque, si, mi fido ciecamente di te' risposi.
'Ecco, appunto' continuò lui e solo dopo rielaborai la mia frase, maledicendomi da sola per quello che avevo detto e per il contesto.
Era difficile che lui non se ne accorgesse; infatti, era sempre sull'attenti quando proferivo parola, segno che veramente stava attento ad ogni singola cosa che dicevo, in modo da non parlare a vanvera.

'Ci metterò poco, te lo prometto' disse, abbandonando la presa sul mio polso e lasciandomi un rapido bacio sulle labbra.
Non potei fare a meno di annuire; sentii lo sportello dell'auto aprirsi e chiudersi rapidamente, capendo che se ne fosse andato.
Poteva anche evitare di bendarmi: insomma, dovevo sempre rimanere in macchina, quindi non avrei visto dove fosse andato e cosa stesse facendo.
Non riuscivo proprio a capire il motivo di tutto ciò, ma forse per lui significava fiducia, tanto da bendarmi e lasciarmi in un'auto.
Mi sarei voluta togliere quella fascia nera, ma non avevo intenzione di deludere le sue aspettative: togliendomi quell'oggetto, probabilmente, avrei visto la sua espressione delusa, dato che aveva intenzione di fare in quel modo.
Perciò, perché non accontentarlo?

Il nero totale di quella fascia tentò di farmi riflettere su cosa stesse accadendo: forse, voleva soltanto comprare qualcosa da mangiare, ma non capivo il motivo per cui mi aveva lasciato in auto; magari, mi stava facendo un'altra sorpresa, ma era poco probabile. Me ne aveva già fatta una stupenda, meravigliosa, spettacolare: quegli anelli d'argento erano così belli e significativi che il mio non me lo sarei nemmeno tolto sotto la doccia.
Dopo quella giornata stressante al ristorante, mi spiegò alcune cose che non mi aveva ancora detto. Mi aveva raccontato di suo zio, l'unico che gli dava ascolto: quando scoprì il guaio in cui si era cacciato il nipote, voleva subito sbrigarsela lui. Stefano rimase stupito di questa cosa, anche perché quello zio non gli era mai stato accanto così tanto: non che non gliene importasse nulla del nipote, ma non lo vedeva mai e quest'ultimo pensava che non ci tenesse così tanto, ma si sbagliava. Capendo questa sua volontà, gli disse di stare alla larga da Giuseppe e dal suo gruppo: da una parte, perché era roba sua e doveva occuparsene lui stesso, dall'altra per non mettere nei guai suo zio, uno dei pochi a volerlo bene, anche se non sembrava così, nel ristorante. Gli chiesi anche di ciò e Stefano rispose che era una cosa normale: aveva a che fare con criminali e guai ogni giorno, non aveva tempo di riconoscere chi fossero ed era stato un miracolo il fatto che lo avesse riconosciuto. Era da tanto che non lo vedeva, ma suo zio aveva deciso di mantenere la parola data, ad una condizione: se avesse avuto bisogno di aiuto, non avrebbe dovuto esitare a chiamare l'uomo: sarebbe corso da lui, qualsiasi cosa stesse facendo e Stefano era veramente grato di ciò. Sentivo quanto ci tenesse a quell'uomo, nonostante non gli fosse stato accanto durante la sua crescita: aveva avuto altre persone che non meritavano di crescerlo.
Mi aveva spiegato anche come era riuscito a riavere le armi. Non riuscì a recuperarle tutte subito: una parte le recuperò mentre ero in coma, le altre quando mi trovavo da Giuseppe. In entrambi i casi, aveva quasi rischiato di essere scoperto ma, grazie a Matteo, riuscì a scoprire la stanza dove erano nascoste e lui cercò di tenere gli altri lontani da essa. Fortunatamente, era riuscito a recuperarle tutte, ma non le aveva ancora sistemate: quello lo facemmo insieme. Era per questo che ero stupita alla vista di quell'arma nelle sue mani: non le avevo viste in quella casa. Certo, avevo notato un sacco pieno di qualcosa, ma non pensavo che al suo interno contenesse tutte le armi di Stefano.
La cosa strana era che non avevo sentito parlare di un rapimento, da parte degli altri, a pranzo o a cena: forse perché non prestavo molta attenzione a quello che dicevano, oppure non ne parlavano in mia presenza, sapendo che reazione avrei potuto avere: in realtà, non sapevo nemmeno io che reazione avrei avuto. Probabilmente avrei chiesto sue notizie, facendo finta di essere disinteressata, ma non credevo che sarebbe servito: avrebbero capito lo stesso che mi interessava di lui.
Giuseppe, oramai, aveva capito quanto stessi male, dato che non consideravo nessuno non solo perché non volevo farlo, ma anche perché il mio pensiero era sempre rivolto a Stefano.
La cosa che non mi sarei mai aspettata da Giuseppe era che dimenticasse quel bacio che mi aveva dato: insomma, non era una cosa che avevo voluto, però pensavo che per lui avesse significato qualcosa, invece era soltanto per infastidire la persona che amavo, tanto da farsi prendere a pugni.
A volte, capitava di chiedermi: cosa sarebbe accaduto se avessi scelto Giuseppe? Nel senso, cosa sarebbe accaduto se fossi stata dalla sua parte? Sarei stata così bene come stavo con Stefano, o peggio?
Il mio amore per Stefano era incondizionato, certo, ma chissà cosa sarebbe accaduto se la cosa fosse andata diversamente. Nonostante odiassi Stefano, mi ero messa dalla sua parte per poter difendere Salvatore, nonostante quest'ultimo, agli inizi, non se lo meritasse affatto: chissà se il nostro rapporto di fratelli sarebbe continuato a non esistere oppure si sarebbe sviluppato al meglio, e chissà se sarebbe ancora vivo, se mi fossi unita a Giuseppe.
Chissà se sarebbe stato tutto più semplice o più complicato, chissà cosa avremmo combinato, chissà se sarei diventata come lui. Ma la vita, la mia vita, aveva bisogno di certezze e l'unica era Stefano, quel ragazzo che avevo odiato e che era riuscito a conquistarmi.

My All. ||Stefano Lepri||Where stories live. Discover now