Capitolo centoventisette.

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“Parlavi sul serio quando hai detto che vorresti entrare in polizia?” mi chiede.
“Ero serio. Non ti piace l’idea?”
“No, l’idea mi piace è che..” sussurra.
Non posso crederci, in questo momento è distesa su di me.
Bella più che mai, mia più che mai.
Le accarezzo piano la pelle della spalla, e con l’altra mano giocherello con le sue dita.
“Cosa?” chiedo.
“Ho paura..” sussurra.
“Di cosa?”
“Non è un lavoro come un altro. Ho paura che tu possa ferirti, che ti possa succedere qualcosa di brutto..” si avvicina di più.
“Faccio questo per voi, per dimostrare che valgo qualcosa. Che non sono più la persona di prima. Che voglio dare una mano e che voglio che Jamie sia fiero di me un giorno..” sussurro.
“Lo immagini?” chiede, con l’ombra di un sorriso.
“Si, quando sarà un ragazzino. Dio non posso crederci che ho un figlio..” scuoto la testa.
“Immagini i primi passi, le prime parole. Quando dirà mamma e quando dirà papà. I compiti, le ginocchia sbucciate, la prima cotta..” sorride.
“Voglio insegnargli tutto della vita, voglio dargli tutto quello che io non ho avuto..” mormoro con tono malinconico.
“So che è troppo tardi.. sei cresciuto. Ma permettimi di darti ciò che non hai ricevuto da bambino. Ti riempirò d’amore” mi bacia, avvinghiandosi al mio collo.
“Ti darò il tormento” sussurra sulle mie labbra.
“Un dolce tormento allora” sorrido.
Mi bacia ancora e poi si rimette in piedi.
La guardo dal basso verso l’alto, sexy da morire.
Non posso credere che mi abbia fatto un pompino.
Cazzo.
Invece di appagarmi ha stuzzicato maggiormente la mia voglia. Quando l’ho sentita stretta attorno al mio dito ho immaginato che fosse il mio cazzo a penetrarla e mi è venuto di nuovo duro come il cazzo di marmo.
Porca puttana, quelle labbra danno l’impressione di essere state disegnate apposta per il mio uccello.
Comunque, sono felicemente soddisfatto.
Non credevo si lasciasse andare, non credevo nemmeno lo prendesse in bocca per quanto schizzinosa è.
Ma devo dire che mi ha sorpreso tantissimo, posso giurare che sia piaciuto da morire anche a lei. Ho notato le sue guance rosse mentre me lo succhiava con voglia, chiudeva le gambe e premeva le cosce per cercare sollievo.
Si è bagnata, per me.
La mia piccola capricciosa comincia a fare progressi.
Ma di una cosa sono felice, sono stato il primo ad insegnarle come si fa. E non parlo solo del pompino e del resto, sono il primo con cui abbia mai avuto un approccio sessuale. E questa cosa mi gratifica, a questo punto della nostra storia non credo che avrei dormito la notte se fosse già andata a letto con qualcuno in precedenza.
Una volta che sarà mia non apparterrà a nessun altro, e questo ancora non lo sa.
“Dai Stallone, muoviti..” ridacchia mentre si infila i jeans.
“A che pensi?” chiede, alzando su la cerniera.
“A tutto. Alla nostra vita, alle cose che faremo insieme. Hai mai pensato di avere altri bambini in futuro?” domando curioso.
“Si, mi piacerebbe..” sussurra, infilandosi la camicetta.
“E a te? Piacerebbe?” chiede.
“Non lo so ancora, cioè.. devo ancora abituarmi all’idea di avere Jamie. Forse perché non trascorro molto tempo con voi..” mormoro, allacciandomi la cintura.
“Non è colpa tua, lavori troppo. In realtà vorrei cercarmi anche io un lavoro..” si morde il labbro.
“Non ne hai bisogno. Tutto ciò che ti serve devi chiederlo soltanto a me. Non vi farò mancare nulla..” sussurro serio.
“Non sono a mio agio sapendo che sei tu a mantenermi. Mio padre ha ridotto i miei fondi, forse ha capito che c’è qualcosa tra di noi. Ma poco mi importa..” rivela.
“E poi una volta che si saranno sistemate le cose voglio un lavoro sicuro, nei dintorni..”
“Potresti prendere il mio posto al Crave per il momento” suggerisco.
“E rubarti il lavoro? Neanche se ne parla..”
“Ho deciso di lasciare il lavoro già da un po', se dovrò iniziare a frequentare l’accademia continuerò a lavorare soltanto in palestra..” spiego.
“Oh, non me ne avevi parlato..”
“Non ne ho avuto il tempo” sorrido.
“Forse perché passiamo gran parte del tempo a litigare..”
“O a scopare” aggiungo, mi trafigge con lo sguardo.
“Più o meno..” sussurro.
“E poi sai non mi piace tanto quella parola..” fa una smorfia. Prende le sue cose ed apre la porta, le sono dietro mentre scendiamo la scalinata che porta in soggiorno.
“Scopare?” ripeto.
“Esattamente.”
“A me piace” ribatte.
“Mi fa schizzare l’uccello in alto..” mormoro.
“Ma che eleganza..” sussurra.
“Io non mi definirei un tipo elegante. Sono molto spontaneo, questo dovresti saperlo bene..” le strizzo l’occhio.
“Forse è per questo che non mi resisti” aggiungo divertito.
“Come no..” sbuffa.
Stiamo per uscire fuori e chiuderci la porta di casa mia alle spalle quando il suo cellulare inizia a squillare.
Fruga nella sua borsa, poi risponde.
Dalla faccia che fa sembra sia successo qualcosa.
Mi preoccupo.
“Si. Si, si. Arriviamo subito, sarò lì da voi in pochi minuti” mormora con voce che trema.
“Che succede? Qualcosa non va?” chiedo preoccupato.
“I miei hanno portato Jamie in ospedale..” sussurra impallidita.
“Che? Cosa è successo? Vieni.. andiamo” mormoro.
Con il sistema di sicurezza sblocco l’auto, apro la portiera e mi siedo al solito posto.
Lei fa lo stesso allacciandosi la cintura di sicurezza.
Sembra stia sul punto per piangere.
“Che è successo?”
“Mia madre mi ha detto che Jamie era un po’ caldo e non smetteva di piangere, ha deciso di portarlo in ospedale. Ci stanno aspettando..” spiega con voce rotta.
“Oh mio Dio” sussurra, le mani tra i capelli.
“Che cosa sarà successo? Che cosa avrà avuto?”
“Vedrai che non sarà nulla di grave. Non preoccuparti.. saremo lì in un baleno. Vedrai che il nostro bambino non avrà nulla di grave” tento di rassicurarla.
“Il mio bambino” continua a ripetere.
Ma per quanto mi sforzi di restare calmo dentro sto morendo.
Ma uno dei due deve essere calmo.
In dieci minuti arriviamo in ospedale, non appena entriamo veniamo accolti dai suoi genitori. E come al solito il padre di Carrie mi lancia occhiate di fuoco.
“Mamma.. che succede?” corre verso di lei.
“Lo stanno visitando, non preoccuparti..” la rassicura.
“Non vi hanno ancora detto nulla da quando siete arrivati?” chiedo, con le mani sui fianchi.
“No, ci hanno detto di attendere qui in corridoio.”
“Chi c’è con lui?” chiede Carrie.
“La dottoressa Bravo” risponde suo padre.
“Era di passaggio qui in ospedale e ci ha visti con Jamie. Ha voluto visitarlo di persona..” aggiunge.
“Oh, grazie al Cielo. Che cosa è successo mamma?”
“Si era da poco svegliato, e gli ho dato il biberon. Ha fatto il ruttino e poi ha iniziato a piangere. Non la smetteva, e scottava. Così ho aspettato che tuo padre rientrasse dal lavoro per farmi accompagnare in ospedale..” spiega.
“Oh mio dio..” sussurra Carrie, camminando avanti e indietro.
Cerco di calmarla, mi avvicino e le tocco la spalla ma si allontana. “Non mi toccare” sussurra schiva, mentre aggrotto la fronte.
“Ti prego, non farlo..” aggiunge seria.
Non mi guarda negli occhi e solo Dio sa cosa le sta passando per quel cervellino.
“Che ti prende amore?” sussurro per non farmi sentire.
“Amore..” ripete sarcastica.
“Ti prego Nathan allontanati o potrei prendermela con te” sputa.
“Sei tesa, sei nervosa. Hai ragione ma non è colpa mia, tanto meno tua..” mormoro.
“La colpa è nostra. Se non passassimo tutto il nostro tempo con le mani nelle mutande dell’altro e facessimo i genitori Jamie ora non starebbe in un ospedale.”
“Stai davvero dando la colpa a me per quello che è successo?” mi indico.
“Io dovevo stare a casa con mio figlio e tu mi hai adescata in casa tua, mi hai pregato di fare sesso e hai ottenuto ciò che volevi. Mi sento una schifosa a pensare che mentre..” si interrompe.
“Hai capito mentre cosa…” divaga.
“Il mio bambino non stava bene..” aggiunge.
“No, non è vero. Tu non stai così perché credi che io sia colpevole ma perché ti sei pentita di ciò che è successo..”
“Ti sei pentita? Rispondi..”
“No, non mi sono pentita. L’ho fatto perché andava a me non per compiacere te” ribatte secca.
“Sei davvero incredibile” scuoto la testa.
“Hai la capacità di trasformare un momento tanto bello in una cosa squallida.. Io ti rispetto..” sputo a bassa voce.
“Ah, si? Mettermi le mani addosso non è sinonimo di rispetto..” incrocia le braccia al petto.
“Mi hai fatto incazzare” mi difendo.
“Se avessi voluto prenderti con la forza ci sarei riuscito, con e senza il tuo consenso. E sai che ti dico?” biascico.
“Ti sarebbe anche piaciuto. E tanto, sei più complessa di me. Ti piace quando uso le maniere forti” sputo.
“Non posso crederci. Il nostro bambino è circondato da medici senza l’amore dei suoi genitori e tu mi parli di sesso. Sei il solito strafottente.”
“E tu sei un’ipocrita” ribatto.
“Mi allontano altrimenti credo che ti caverò gli occhi” mi guarda di traverso.
Si allontana da me, con le braccia intrecciate.
Lo sguardo triste e vuoto.
Non ha nulla della ragazza che mi ha detto di amarmi poco fa. I minuti passano così, andando avanti e indietro.
Guardando qualche passante, seduto su una panchina di ferro. La tentazione di avvicinarmi e di abbracciarla è forte, ma conoscendola so che sarà tutto inutile.
È arrabbiata con me, deve sbollire.
Improvvisamente vediamo arrivare verso di noi la dottoressa che ha fatto nascere Jamie.
“Allora? Che succede? Cos’ha il mio bambino?” chiede preoccupata.
“Per favore, ci dica che non è niente di grave” mormoro.
“Non è niente di grave. Sono delle semplici coliche..” rivela.
“Ecco spiegato il pianto inconsolabile e quale linea di febbre..” sorride.
“E si può curare?” domando.
“Non c’è una vera e propria cura per le coliche. Diciamo che compaiano e scompaiono da sole nel giro di un mese. Ma potete provare con dei massaggi delicati sul pancino con movimenti circolari. Oppure potete provare a dargli il latte più spesso ma diminuendo la quantità. Vedrete che Jamie starà benone.”
“Quindi cosa possiamo fare per aiutarlo?” chiede Carrie.
“Ascoltate.. so che ascoltare il pianto di un neonato può sembrare snervante ma ricordate che i bimbi risentono di qualsiasi stato d’animo dei genitori ed è quindi fondamentale trasmettere loro tutta la tranquillità possibile. Inoltre mi sono permessa di fare altre analisi, Jamie cresce bene e gode di ottima salute..” aggiunge.
“Grazie al cielo..” sussurro, portandomi una mano sul viso.
“Posso vederlo?” chiede Carrie.
“Potete vederlo..” mi strizza l’occhio, come a dire ‘puoi seguirla’.
“In questo momento si sta godendo i massaggi dell’infermiera..” sorride.
“Da questa parte” ci fa segno di seguirla.
Entriamo in una stanza bianca e del suo arredamento poco mi importa perché riesco soltanto a vedere Jamie.
Io e Carrie ci fiondiamo su di lui, steso sul lettino di pelle.
“Adesso è più tranquillo, vi lasciamo da soli..” dice la Bravo.
Chiude la porta, isolandoci così dal resto del mondo.
Entrambi ci sediamo vicino al nostro bambino.
Se ne sta disteso mezzo nudo a giocherellare con i suoi piedini.
Ci guarda con gli occhi che sorridono, come se fosse felice del fatto che mamma e papà sono qui con lui.
“Sei tutto nudo” sussurra Carrie, dandogli un bacino sulla pancia. "È passata la bua? Mamma è qui..” dice, baciandolo dappertutto.
Di una dolcezza commovente.
“Mi dispiace” sussurro di punto in bianco.
“Eh?”
“Ho detto che mi dispiace. Puoi perdonami?” chiedo.
“In realtà sono io che dovrei scusarmi con te. Ti ho accusato ingiustamente, non lo meritavi. È che per un attimo ho avuto così paura che potesse essergli successo qualcosa che mi sono sentita in colpa con me stessa per essere stata con te..” sussurra.
“Ed è per questo motivo che voglio che viviate con me. Voglio che siamo una famiglia. Jamie crescerà con la consapevolezza che i suoi genitori si amano..” spiego.
“Ha bisogno di una casa, di una camera tutta sua. Dei suoi spazi, ha bisogno di stabilità. Non con me che lo vengo a trovare tutte le sere soltanto per un’ora perché tuo padre non mi può vedere..”
“In questo modo non funzionerà mai..” aggiungo.
“Credi che papà abbia ragione Jamie?” sorride.
“Astronauta sei con me o contro di me?” scherzo, accarezzandogli i piedi.
“Credo che sia d’accordo con te..” ammicca un sorriso.
“Non posso credere che tu sia con noi. Nel senso che.. fino ad un anno fa non avevo mai preso in considerazione l’idea di avere figli. E ora tu sei qui con noi, e mi guardi.. sorridi” sussurro emozionato, mentre io e lui ci guardiamo intensamente.
Azzurro contro azzurro.
Qualcosa che mi scuote nel profondo.
È amore.
“Nelle tue vene scorre il mio sangue mischiato a quello di tua madre. Sei il frutto di un amore tanto sofferto ma tanto puro.. sei la mia gioia James” mormoro, gli do un bacio sulla fronte e Carrie mi abbraccia.
“Vi adoro, vorrei essere sempre felice come in questo momento..” sorride.


Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora