Capitolo centoundici.

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“Ti sei mai chiesta come mi sento io?” urla.
“Ti sei posta questa domanda? Fino ad un anno fa ero una specie di puttaniere, giocavo d’azzardo, frequentavo locali e me ne fottevo della vita. Adesso non riesco neanche più a scoparmi un’altra per colpa tua.”
“Per colpa mia?” urlo furiosa.
“Per colpa mia? Sei davvero incredibile. Ogni dannata volta è sempre la stessa storia..” ansimo.
“Mi hai portata in questo posto soltanto per avere campo libero e portarmi finalmente a letto. Ti rendi conto di quanto sia disgustoso?”
“Non ti ho portata in questo posto per fare sesso con te. Ti ho portato qui perché quel giorno in ospedale ti ho fatto una promessa. Volevo fare una cosa carina per te. Scusami tanto se sono qui come uno stronzo a sforzarmi per farti capire che sono diverso..”
“Tu non sei diverso e me l’hai dimostrato poco fa in quel dannatissimo club” sbotto indicando il locale.
“Mi sembra di non averti costretto a fare nulla. Mi sei saltata praticamente addosso e ora scarichi la colpa su di me?” prende una pausa.
“Ma cosa sei? Una suora?” urla.
“Hai preso i voti e non mi hai detto niente?”
“Non azzardarti mai più a dire una cosa del genere” lo guardo fissa negli occhi.
Giro le spalle e mi incammino. “Dove vai?” mi urla dietro.
“Torno a piedi in hotel.”
Non mi ferma, ne tanto meno mi segue.
Deduco stia prendendo la sua auto. Sono così arrabbiata con lui che potrei prenderlo a pugni.
Chi cazzo si crede di essere?
Sono stata così stupida a fidarmi di lui, avrei dovuto capirlo sin da subito che aveva architettato qualcosa.
Qualcosa per sedurmi e farmi cadere ai suoi piedi.
Si sbaglia di grosso.
Ma che cosa pensa? Che muoio senza di lui? Pezzo di merda, arrogante bastardo.
Cammino infuriata verso la mia meta di salvezza, non appena sono in hotel mi affretto ad entrare nella nostra camera. Una volta dentro ispeziono che Nathan non abbia fatto prima di me, ma non c’è ne traccia.
Meno male.
Potrei tipo spaccargli una sedia addosso.
Prima di dirigermi in bagno scavo nella sua borsa e oltre ad aver trovato una scatola di preservativi trovo ciò che mi interessa davvero.
Ma che porco bastardo.
Certo, i preservativi ci sono finiti per caso nella sua borsa.
Prendo una delle sue maglie e mi chiudo a chiave in bagno, mi spoglio rimanendo nuda e mi infilo nella cabina doccia.
Non appena l’acqua tiepida cade sul mio corpo quasi gemo per la piacevole sensazione. Voglio lavare via dal mio corpo tutte queste emozioni contrastanti, voglio lavare via il suo odore e la sua saliva ormai asciugata sulla mia pelle.
Mi insapono i capelli e il corpo con del bagnoschiuma ai frutti di bosco. Se penso che anche lui abbia fatto la doccia proprio qui mi viene la pelle d’oca. E se penso che poco fa stavamo per farlo in un locale dove ci potevano vedere tutti rabbrividisco.
Vi è mai capitato di fare qualcosa di stupido e poi dopo dirvi da sole: “ma che cazzo mi ero fumata?”
In tal caso non ho fumato nulla ma sono state le sue tattiche lascive a farmi abbandonare completamente.
E se dovessi rimanere zitella a vita?
A me non piacciono i gatti.
Mi sciacquo i capelli con la speranza che anche i miei pensieri scivolino via con l’acqua e la schiuma.
Ripenso a tutte le cose sporche che mi ha detto prima e trasalisco non appena le mie mani sfiorano un capezzolo inturgidito.
Non posso mentire, sono ancora eccitata e bagnata per lui. Queste sensazioni non vanno via come se niente fosse.
L'acqua mi scivola addosso mentre stringo la presa sui seni, racchiudendoli a coppa tra le mani.
Dio, getto la testa all’indietro e gemo sommessamente.
Ma da quand’è che faccio cose del genere?
In vita mia non mi sono mai toccata, o almeno non ho mai provato l’impulso di farlo.
La mia curiosità non si è mai spinta oltre ma questa sera mi sento diversa, come se il corpo stesse per scoppiare.
Le mie dita stringono forte i capezzoli, quasi tirandoli e non riesco a non ansimare.
Immagino che lui sia qui con me, e al posto delle mie mani inesperte ci sono le sue, vogliose e rudi.
Poco delicate, rozze.. sporche, come la sua bocca.
Immagino quel tanto che mi basta per farmi bagnare di più. Il mio ventre si contrae non appena risento nelle mie orecchie la frase che mi ha sussurrato all’orecchio nella Rosa Negra.
Mi appoggio con la schiena contro le piastrelle fredde, le mi mani scendono più giù, sulle costole.
Sullo stomaco, accarezzando piano il ventre e i fianchi.
Con dita tremolanti scendo sul Monte di Venere, la pelle è liscia e per un attimo me ne autocompiaccio.
Le dita scendono più giù, quasi sfiorando e mi accorgo di essere bagnata come non lo sono mai stata.
Mi mordo forte il labbro inferiore mentre mi sfioro delicatamente la vulva ormai sensibile.
Improvvisamente il senso di colpa mi fa sbarrare gli occhi.
Ma che diavolo sto facendo?
Mi strizzo i capelli e mi fascio il corpo con un asciugamano, non appena sono fuori mi guardo allo specchio.
Le mie guance sono rosse, il mio petto ansante e ho uno strano luccichio negli occhi.
Ma cosa mi prende?
Carrie Johnson ti sei fottuta il cervello?
Tu non sei così.
Mi infilo la biancheria intima e la sua maglia che mi arriva a metà coscia. Adesso vorrei tipo indossare quelle tute mimetiche o meglio ancora quei pigiami che ti rendono inscopabile.
Asciugo i capelli con il phon e nel frattempo penso a come evitare del tutto il discorso, o meglio ancora a come evitarlo.
Sono sicura che anche lui sia cambiato un pochino, ma una cosa è rimasta la stessa: l’effetto che mi fanno i suoi occhi, quello non cambia mai.
Anche quando fingiamo di non conoscerci, anche quando fingiamo che non sia successo niente, ci guardiamo di sfuggito come fanno due estranei.
Ma quando ci guardiamo cambia tutto, anche se in quel momento ho in testa un’altra persona, i suoi occhi, in ogni caso mi abbattono sempre.
Questo è solo un ricordo bello, quello che continua a farmi male.
Metto fine ai miei pensieri aprendo la porta del bagno, lo trovo seduto sul bordo del letto con i gomiti sulle ginocchia e le mani nei capelli.
Non appena si accorge della mia presenza alza lo sguardo su di me. Mi scannerizza tutto il corpo e sembra che il suo sguardo cupo si addolcisca per qualche istante.
Rimango ferma sulla porta a torturarmi le mani, cercando di trovare una frase di senso compiuto.
“Ho preso una tua maglia..” sussurro guardando il suo borsone riverso a terra sulla moquette.
“Lo vedo” mi guarda intensamente.
“Saresti bella con qualsiasi cosa addosso.”
Reprimo un sorriso e faccio qualche passo avanti, non ho proprio voglia di litigare. E poi sono stanca morta.
“G-grazie” balbetto nervosa.
“Un giorno mi racconterai perché balbetti quando sei nervosa?” chiede.
“Non sono nervosa” sbuffo.
“Si che lo sei. Rilassati, non ho intenzione di fare niente..” mormora.
Non ha intenzione di fare niente?
Perché questa sua frase invece di rendermi più tranquilla mi delude?
“Quando ero piccola mio fratello Jack mi fece uno scherzo, si nascose sotto al mio letto e saltò fuori al buio improvvisamente. Ecco spiegato il motivo” racconto sedendomi sul letto.
“L’ho sempre detto che tuo fratello è un coglione.”
“E tu perché non mi racconti qualcosa del tuo passato?” chiedo.
“Cosa vorresti sapere di preciso?”
“Qualsiasi cosa..” sussurro.
“Ho avuto un infanzia difficile, questo lo sai.”
“Ma non abbastanza, voglio sapere di più..”
“Perché mi fai tutte queste domande?” si acciglia.
“Perché mi sono accorta che non so niente di te..” farfuglio.
“E questo ti farà cambiare idea su di me?” alza un sopracciglio.
Annuisco leggermente e lui si stende di schiena sul letto, guarda il soffitto e appoggia le mani sul ventre.
“Dopo la morte di mia madre è stato devastante per noi. Riesco ancora a sentire tutto il dolore di quegli anni..” inizia a raccontare.
“Vince si prendeva cura di noi, ma il tribunale dei minori gli revocò l’affido. Sono finito in una casa famiglia per qualche tempo, dopodiché delle persone mi presero in casa loro. All’inizio sembravano brave persone, ma con il tempo si rivelarono dei veri bastardi” mormora mentre io mi metto più comoda per ascoltare meglio.
“Riesco ancora a sentire la puzza di alcool, di fumo” continua a guardare il soffitto.
“A volte mi massacrava di botte e mi chiudeva in uno stanzino. E quando lasci un bambino al buio per troppo tempo, gli occhi si abituano e iniziano a vedere delle cose apparentemente insignificanti, ma che in realtà esistono. E allora capisci che possono aiutarti a fare l’unica cosa che puoi fare quando sei solo al mondo” mi guarda.
“Scappare” aggiunge sospirando.
Ciò che mi sta rivelando mi intristisce.
Non posso immaginare cosa abbia provato in quei momenti, nella mia testa improvvisamente piomba l'immagine di un Nathan da bambino.
Occhi azzurri persi nel vuoto, impauriti, spaesati.
Se penso a tutto quello che ha dovuto soffrire mi viene la pelle d’oca. Questa sua improvvisa confessione mi sconvolge nel profondo, mi addolora.
Vorrei soltanto che si lasciasse amare, vorrei soltanto rimarginare le sue ferite e fargli dimenticare il suo passato così buio e oscuro. "Mi dispiace così tanto, è una cosa terribile. Nessun bambino dovrebbe ricevere un trattamento del genere” mormoro con tono triste.
Adesso vorrei tipo stendermi accanto a lui, appoggiare la testa sul petto e ascoltare il battito del suo cuore sincronizzato al suo respiro.
“Non devi. Non potevi saperlo.. e poi non voglio essere compatito” ribatte continuando a guardare verso l’alto.
Mi domando cosa gli passi per la testa.
“Nathan non farne una questione di orgoglio. Nessuno ti crederà un debole se mostri le tue emozioni.”
“È questo il punto. Non ho mai sentito il bisogno di condividere la mia storia con nessuno” sussurra.
“A parte te” aggiunge.
Per un attimo gli credo e penso che stia facendo ottimi miglioramenti, se non per me ma per sé stesso o per essere un buon padre per Jamie in futuro.
Sono sicura che sarà così, non ho mai messo in dubbio il suo amore per lui.
Quello che si prova per un figlio è un amore incondizionato, dettato soltanto dalle leggi del cuore.
Per un figlio si è capaci di fare tutto, di diventare tutto.
Forse questo è mancato a lui, dei genitori.
Improvvisamente si alza dal letto e noto la sua espressione più calma e tranquilla rispetto a poco prima.
Si sfila la maglia con abilità e rimane a torso nudo mentre io rimango fissa a guardare la sua bellezza.
Un fascio di luce che rientra dalla finestra lo colpisce, abbagliando qualche punto del suo corpo perfetto.
Dal suo viso potrebbe sembrare un angelo.
Ma non lo è.
È soltanto un demone con le ali spezzate sulla strada della retta via.
“Che fai?” chiedo sotto voce.
“Mi metto a dormire” sussurra slacciandosi la cintura.
Nei suoi occhi intravedo sempre quel piccolo bagliore di malizia, ma finisce lì.
Sono seriamente preoccupata, se non altro per la reazione del mio corpo accanto al suo.
“Dove vorresti dormire?” chiedo con tono di sfida.
“Sul letto” lo indica.
“Io non credo proprio. Tu dormirai per terra..” gli lancio un cuscino.
“Io non credo proprio?” si indica sorridendo.
“Cosa ti fa credere che preferirei dormire sul pavimento piuttosto che al tuo fianco?” alza un sopracciglio.
“Vuoi dormire sul letto?” mi alzo.
“Molto bene.. dormirò io sulla moquette” brontolo prendendo una coperta e un cuscino.
“Perché sei così testarda..” ansima.
“D'accordo. Va bene, dormirò per terra” sbuffa.
“Ma se cambi idea e hai voglia di me” si sfila i pantaloni, rimanendo in boxer.
“Mi trovi qui, proprio accanto a te..” aggiunge con malizia.
Puoi scordartelo.
Per una volta ho vinto io, almeno credo.
Mi stendo sul letto e abbraccio il cuscino mentre lui armeggia con il suo per trovare una posizione comoda.
Trattengo una risatina mentre lo sento imprecare sotto voce. È troppo divertente.
Cerco di chiudere gli occhi e di rilassarmi completamente, dimenticando che sono a Tijuana e immaginandomi a casa mia con Jamie al mio fianco.
Mi giro su un lato ma poi cambio idea e mi rigiro di nuovo, ritrovandomi nella stessa posizione di prima.
Mentre finalmente gli occhi si appesantiscono sento dei strani fruscii provenire dal pavimento.
Al contrario di me sembra impossessato, sta facendo a cazzotti con il suo cuscino per cercare una posizione adeguata.
“La smetti di girarti come un pollo allo spiedo?” borbotto con gli occhi chiusi.
“Sai chi vorrei fare allo spiedo adesso?” geme frustrato.
“Non fare il bambino capriccioso, sei abbastanza cresciutello per queste cose..”
“Facile detto da te che stai dormendo su un letto a due piazze” sputa.
“Preferisci dormire fuori al corridoio?” alzo la voce.
“Buonanotte” aggiungo con tono autoritario.
“Notte bocca di miele” sputa.
E so per certo che starà facendo una delle sue smorfie.
Mi giro su un lato e finalmente perdo coscienza.

Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora