Capitolo ventiquattro.

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"Con chi messaggi?"
Una voce familiare mi fa distogliere lo sguardo dal telefono.
Noto che mi osserva attentamente scannerizzando le espressioni del mio viso.
"Nessuno di importante" rispondo seccato.
Per un attimo corruga la fronte ma non molla.
"Questo nessuno è alta più o meno così" fa segno con la mano fino al suo busto.
"E ha lunghi capelli castani e un bel visino?" chiede ridendo.
"Non sono affari tuoi Mettew.." sputo inacidito.
"Dai amico, l'ho vista poco fa entrare e mi è sembrata davvero deliziosa" sorride.
"Mi ha persino chiesto se poteva parlarti" scoppia a ridere.
Che idiota!
"Te la sei già fatta?" mi chiede improvvisamente.
Rido leggermente e la mia mente si concede per un attimo il lusso di immginare come possa essere a letto.
Scaccio subito quell'immagine dalla mia testa. Non voglio assolutamente.
"No, e non ci penso proprio."
"Perché? Non ti piace? Io la trovo sexy. Se lei fosse d'accordo potremmo fare una cosa a tre. Giusto due botte." ride.
Mettew è il mio migliore amico, compagno di giochi da quando eravamo ragazzini e collega di scopate, io rimorchio e lui le scopa. E viceversa.
"Se lei fosse d'accordo.." ribadisco tirandogli in faccia una pezza sporca di polvere.
Si scansa al volo e me la ritira.
"Perché non vuoi provare a fartela?" mi chiede un po' troppo curioso.
Non mi piace esporre i miei pensieri, non mi piace che gli altri sanno ciò che penso. Mi va sentire vulnerabile.
"Fratello, io sono un tipo da una botta e via, lo sai" ammicco un sorriso malizioso.
"Mentre lei è quel tipo di ragazza appiccicosa e io non voglio assolutamente ritrovarmela attaccata al culo per una scopata" spiego.
Se me la scopassi per davvero, non che l'idea non mi piaccia, sarebbe una catastrofe. Tutte le ragazze con cui vado a letto sanno bene che io non cerco nulla.
Solo e semplice sesso.
Sanno bene che io non ho un cuore.
E sanno anche che oltre a farle godere non posso dargli nient'altro.
"Potresti farci un pensiero però. È carina."
Non posso dire il contrario, lo è per davvero ma voglio allontanarla assolutamente da me.
Non voglio che mi cerchi, non voglio che mi guardi con quell'aria da bambina innocente. Non voglio niente di niente da lei.
"Piuttosto.. com'è andata con Rebeka?" chiedo cambiando discorso.
"Bene.. male, non saprei.." risponde e posso vedere la delusione nei suoi occhi.
Rebeka è una delle mie tante conquiste, conosciuta in discoteca e fottuta per bene sul retro della mia macchina nel parcheggio. Rebeka non mi dice mai di no, sarà perché quando glie lo metto dentro urla come una maledetta.
Alzo un sopracciglio in cerca di risposte.
"Bene.. perché l'ho portata in un posto desolato e ma la stavo per fare, male perché non avevo i preservativi con me e lei mi ha detto che fa solo sesso protetto e quindi mi ha chiesto di riportarla a casa" spiega.
Scoppio a ridere, è più forte di me.
Io gli procuro una trombata epica su un piatto d'argento e lui si dimentica la cosa fondamentale.
Quale stupido non fa sesso sicuro?
E chi non porta con sé sempre una confezione di preservativi? Non ho mai fatto sesso senza, per me è una specie di barriera, di riparo.
Da qualsiasi contatto, come se il lattice potesse farmi da scudo nel avere un vero e proprio contatto intimo e profondo con una donna.
Voglio avere il controllo, il potere di decidere di poter perdere la testa oppure no. Sono fatto in questo modo.
"Che cazzo ridi" esclama come offeso.
"Sei una testa di cazzo, ecco perche rido. Hai dimenticato i preservativi e Rebeka ti ha mandato in bianco. Ci credo che quando sei arrivato a casa ti sei segato davanti ad un porno" rido leggermente.
Come si può essere così stupidi?
"Stronzo" mi lancia un occhiata torbida.
Se ne sta seduto sullo sgabello di fronte al bancone. Il mio turno è finito ed è quasi orario di chiusura. Devo fare un salto a casa e prendere la borsa della palestra.
Ah, e devo chiamare Megan, la bionda che mi sono fatto ieri.
Vorrei tanto fare un quarto round.
Mi tolgo il grembiule e lo appallottolo, lo getto sullo sgabello.
"Mettew, io sto per andarmene, vieni con me?" gli chiedo e prendo le mie cose.
"Okay" dice e si alza di scatto dallo sgabello.
Oggi mi sento davvero strano, come un leone in gabbia. Ho energia sufficiente da vendere, voglio scaricare tutto facendo un po' di pesi e magari sbattendo Megan nei bagni della palestra. Acconsentirebbe sicuramente.
Ed è questo quello che mi piace: che non mi si dica mai, e sottolineo mai, NO.
Che facciano tutto quello che voglio e quando voglio per compiacermi. Sanno benissimo che sono la loro migliore scopata e per questo non rifiutano mai le mie richieste. Mi piace farlo un po' dappertutto e non c'è mai stata nessuna che mi abbia detto no. Apparte una.
Una mi ha rifiutata.
Una bassina con gli occhi castani.
Lei mi ha detto no. Un bel no. Avrebbe potuto lasciarsi andare, l'avrei fatta venire davanti a tutti in quella discoteca. L'avrei scopata di brutto con le mie dita esperte e me ne avrebbe chiesto ancora e ancora, ma lei ha detto di no.
L'ammiro per questo, è un tipetto combattivo ma non è assolutamente per me, anche se bacia bene, più che bene.
Ricordo che quando ci siamo baciati ce l'avevo vergognosamente duro e ho dovuto trattenermi dal non fotterla in seduta stante. Ho risolto il problema poco dopo, fuori alla discoteca con una ragazza stranieria. Ma ho pensato a lei fin quando non le sono venuto in faccia, poi mi sono calmato.
E addio piccola scocciatrice.
"Fynn, io vado allora.." faccio per andarmene con Mettew quando il marito di mia sorella mi informa che Vincent, mio fratello maggiore, è tornato dal suo viaggio.
Magnifico.
Io e Mattew ci avviamo verso casa, tutto il tragitto si sussegue di varie battutine. Poi mi lascia sotto casa e se ne va salutandomi. Apro la porta di casa con le chiavi e ad un tratto mi si parano davanti due occhioni blu con le treccie.
"Zio Nathan" urla una vocina stridula e corre ad abbracciarmi.
Dietro di lei intravedo la sagoma di mio fratello Vince con le braccia intrecciate al petto.
Un sorriso ebete sulla faccia, i suoi occhi blu che sfavillano.
Prendo in braccio Katherine, e mi dirigo verso di lui.
"Allora, fratellino..mi abbracci oppure no?" mi chiede sorridendo.
Non me lo faccio ripetere due volte e così lo abbraccio.
Mi è mancato un casino in questi due mesi. Vince si è preso cura di me e di mia sorella Allison dopo la morte della mamma, e io non saprò mai come sdebitarmi per tutto quello che ha fatto per noi.

Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora