Capitolo nove.

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Pensavo che Dan stesse scherzando per farmi incavolare ma quando mi girai constatai con stupore che era tutto vero.
Nathan era lì, con i suoi amici.
E mi aveva visto ballare o meglio strusciarmi addosso a Carter. Andai completamente nel panico pensando a cose avesse visto. Che cosa avrebbe pensato di me?  Che ero una che si strusciava su tutti come se niente fosse? Che ero una poco di buono? Il cuore mi batteva così forte nel petto che per poco non mi uscii dallo sterno. Mi si seccò la gola e iniziai a sudare.
Non so come ma i nostri sguardi si incrociarono e la terra smise di girare sotto i miei piedi.
"Che cavolo Carrie" mi ammonta Dan.
"Non sbavare mentre lo guardi. Lo stai scopando con gli occhi. Non dargli la soddisfazione di guardarlo o altro, o giuro che ti abbandono qui e me ne vado con il primo tizio che mi passa davanti" mi minacciò guardandomi negli occhi.
Aveva ragione, mi aveva vista e guardata e non aveva accennato nemmeno ad un banale saluto con il capo.
Non gli avrei dato la soddisfazione di mettermi in un angolo a fissarlo tutta la sera per far si che il suo ego smisurato crescesse ancora di più.
"Hai ragione" mormorai frastornata dalla musica e dall'alcool. Presi la sua mano e mi andai a sistemare in un posticino vicino al bancone, lontane dalla folla.
Con la scusa di bere un bicchiere d'acqua, osservai la situazione intorno a Nathan.
Indossava una camicia azzurra arrotolata sugli avanbracci, la sua pelle abbronzata metteva in risalto il braccio tatuato. I capelli erano pettinati all'indietro come quelli di Carter, ma non erano nemmeno lontanamente paragonabili.
La barba appena accennata e quegli occhi che luccicavano.
Dio, me lo sarei fatto anche in quel momento..
Io, Carrie Johnson che pensavo a scopare uno sconosciuto, dovevo proprio stare male se pensavo a quelle cose.
I suoi amici non erano certo belli come lui, quello a destra era fisicamente diverso e di poco più basso. Aveva i capelli chiari a spazzola e vestiva in modo strano.
"Come si chiama quello che gli sta accanto, quello che ha la camicia rossa?" chiesi a Dan indicando il ragazzo affianco a Nathan.
"Quello è Mattew Romans" disse indicandomelo.
"Da quanto ne so è il migliore amico di Nathan, uno dei suoi più fidati amici. Si conoscono da sempre. Ma è uno sfigato..." mormorò storcendo il naso.
Mi soffermai su quell'altro amico.
"E quello?" chiesi indicando il moro.
"Quello è Louis, uno dei suoi tanti amici. Anche lui fa parte del club una scopata e fuggi.." disse disgustata.
Lo osservai per bene. Si, era carino. Moro, con la barba. Bel viso e anche bel fisico.
"Lo sai cosa dicono in giro di lui?"
"No" scossi il capo.
"Ha messo incinta una ragazza del mio quartiere. E lei ha soltanto sedici anni. Che pervertito."
"La sai una cosa? Non mi interessa. Vieni" le presi le mani "Andiamo a ballare" aggiunsi con aria decisa.
Dopo averli studiati attentamente decisi di agire, non potevo starmene seduta per tutta la serata a fissarlo come una maniaca. Volevo che mi vedesse, volevo che mi vedesse ballare. Presa com'ero in quel momento dall'alcool non mi importava un bel niente di ciò che poteva pensare di me. Volevo dimostrargli che non ero una bambina.
Ci diriggemmo verso la pista e notai che c'erano poche persone che ballavano, per lo più erano tutte ragazze. E tutti attorno guardavano come si muovevano. Toccava a noi.
Io e Dan stabilimmo una regola basilare: vietato ballare con il sesso opposto.
"Cosa ne pensi se li facciamo divertire un po'?" le chiesi con tono malizioso.
"Ci sto" mi gridò all'orecchio strizzandomi l'occhio.
Incominciai a strusciarmi su di lei e lei su di me, non capivo cosa stavamo facendo. Sapevo soltanto che l'attenzione di tutti era nostra e con mio stupore anche quella di Nathan e dei suoi amici che stavano sorseggiando qualche drink.
I loro occhi erano puntati su di noi, e più ci guardavano e più io perdevo il controllo.
Credo che alcuni di loro addirittura pensarono che fossimo lesbiche, nulla in contrario. Ma il mio orientamento sessuale è  ben definito e le mie ovaie andavano in fiamme ogni qual volta pensavo a Nathan sopra di me, tutto sudato mentre lo facevamo.
I miei pensieri presero proprio una brutta piega, lo ammetto.
Serena ballava con una ragazza di nome Martah, piuttosto bassina con dei capelli fluenti. S e la sua nuova amica erano brille tanto quanto noi.
"S ti va di ballare?" le chiesi.
"Non aspettavo altro" disse ridendo.
Incomimnciamo a muoverci all'unisono mentre Dan ballava con Martah. Presi il bicchiere che aveva in mano Serena, tintinnai i cubetti di ghiaccio all'interno. Bevvi tutto il liquido dolciastro che mi scivolò in gola come carta vetrata. Quando fui davvero ubriaca mi venne un'idea del cazzo.
Un gioco che facevamo sempre io e Dan, sapevo che piaceva tanto ai ragazzi e che li eccitava da morire. Presi un cubetto con le dita e lo appoggiai tra le labbra, succhiandolo mentre si scioglieva grazie al calore della mia bocca.
Mi avvicinai a Dan con malizia e capii al volo le mie intenzioni.
Si avvicinò con le labbra alle mie e facendo leva con la lingua ci passammo il cubetto di ghiaccio, a sua volta lo passò a Martah che lo passò a Serena. Poi S lo diede a me e da quel momento non capii più nulla. Riuscivo a sentire soltanto il fresco del ghiaccio nella bocca, le mie labbra che si scontravano contro altre labbra e posso giurare di aver sentito anche una lingua.
Ora, immagino cosa state pensando. Che gran troia. Ma credetemi se vi dico che non avevo il totale controllo del mio corpo.
Sentii gli occhi di Nathan addosso e quelli dei suoi amici con espressioni esterrefatte come se non avessero mai visto una cosa del genere. Vidi anche Carter da qualche parte mentre mi giravo di volta in volta e anche lui era scioccato ma non lo dava a vedere. A dirla tutta sembrava molto più eccitato di tutti gli altri ragazzi che ci fissavano.
Ma a me importava solo di uno, uno in particolare.
Il suo sguardo non trapelava nessuna emozione, non riuscivo a capire dai suoi occhi a cosa stesse pensando mentre mi osservava.
I suoi occhi non abbandonarono nemmeno per un attimo i miei movimenti e mi faceva sentire così licenziosa, potente.
Volevo farlo impazzire come lui faceva impazzire me così decisi di guardarlo fisso negli occhi mentre passavo il cubetto di ghiaccio a Dan.
Mi sembrava una cosa erotica fino al momento in cui Carter non  decise di rompere la connessione dei nostri sguardi tirandomi per un braccio.
"Che diavolo fai?" borbottai contrariata dal suo gesto.
"Che diavolo fai tu? Stai esagerando Carrie, vi stanno guardando tutti o meglio ti stanno guardando tutti. Devi smetterla" mi ordinò con tono minaccioso.
"Perchè mai dovrei smettere? Mi sto divertendo e non sto facendo niente di male. Ti disturba in qualche modo?" chiesi incrociando le braccia al petto.
"Scambiarsi la saliva davanti a tanti uomini secondo te è una cosa da poco?" chiese arrabbiato.
"Carter.. dannazione" farfugliai.
"Credevo ti stesse piacendo quel giochetto.." lo provocai.
Lui emise un sospiro lungo per nascondere forse la sua eventuale eccitazione, o addirittura rabbia, nel vedermi baciare una donna. Nonostante gli fosse piaciuto da morire, non aveva alcuna intenzione di confermarlo.
"Lo faccio per te, perché non voglio che domani mattina ti pentirai di ciò che hai fatto. Sei ubriaca e non ragioni lucidamente" mi ammonì.
"Ti stanno guardando tutti con la bava alla bocca" gridò indicandomi la folla.
"È per me o per te Carter?" lo sfidai.
"Non dirmi che sei geloso.. Io non ti appartengo, io non appartengo a nessuno." sputai con rabbia.
Sbiancò in un attimo. Lo ammetto, forse ero stata troppo dura nei suoi confronti, voleva soltanto salvaguardare la mia reputazione. Non voleva che la gente mi avesse giudicata poi come una puttanella. Voleva proteggermi e forse io ero stata davvero una stronza. Mi pentii all'istante e la testa incominciò a martellarmi come un tamburo impazzito.
Cercai di raggiungere Dan ma una mano mi bloccò prima che potessi raggiungerla.
"Carrie, non provare ad andartene" disse spazientito.
"Rimani con me o giuro su Dio che vado a chiamare tuo fratello, te lo piazzo davanti e gli faccio vedere una ragazza che non è sua sorella.." mi minacciò puntandomi il dito contro.
L'ultima cosa che volevo era che Manuèl vedesse le condizioni in cui mi trovavo. In quel modo sarei stata reclusa in casa fino al mio settantesimo compleanno.
"Devo chiamare Dan" lo informai.
"Non me ne vado senza di lei."
"Okay, allora andremo a cercarla insieme. Non ti lascio da sola" mi disse prendendomi la mano.
Ci incamminammo nella folla alla ricerca disperata della mia migliore amica, pregai in venti lingue diverse affinché Nathan non vedesse quella scena: Carter che mi teneva per mano come se stessimo insieme.
Il cuore mi andò a finire in gola e cercai di rallentare un po' la presa ma lui era determinato a tenermi stretta.
E proprio perché la serata finisse nel migliore dei modi andai a sbattere contro occhi cielo.
Ma che cazzo.
Era una maledizione quella di andarci a sbattere addosso ovunque ci trovassimo.
Mi si parò davanti e il suo sguardo era freddo, duro.
Carter si girò per capire cosa mi stesse intrattenendo e guardò Nathan con sospetto.
Fantastico.
Di sicuro pensava che lui fosse il mio ragazzo.
Dovevo salutarlo oppure no?
Se l'avessi ignorato avrebbe pensato che non mi interessava e tutto quello che avevo fatto poteva essere gettato nel cesso.
"Ciao" lo salutai con l'accenno di un sorriso.
"Ciao" mi rispose con tono duro. I suoi occhi lasciarono i miei e mi oltrepassò con i suoi amici, dirigendosi verso l'uscita.
Era stato educato, ma capii di aver perso punti.
"Chi era?" chiese Carter con voce torbida indicando Nathan che se ne stava andando.
"Nessuno di cui tu debba preoccuparti" borbottai infastidita.
"Lo conosci. Vi siete salutati, stavate insieme?" mi chiese.
Io e Nathan stavamo insieme? Magari. Mi vien da ridere se ci ripenso.
"Non sono affari tuoi" ribattei spingendolo, affrettandomi a raggiungere Dan.
"Perché sei arrabbiata con me ora?" mi chiese urlando.
"Perché si.." sbuffai stizzita.
"Okay. Non vuoi dirmelo? Non dirlo" sbuffò.
"Adesso non sono in vena di stare dietro alla tua mente da squilibrata. Ora prendo te e Dan, chiamo un taxi.. vi ci mettete dentro e andate dritte a casa" spiegò.
"E non voglio sentire obiezioni" mi sgridò.
Rimasi sconcertata dal suo improvviso cambio d'umore. Io squilibrata mentale? Piuttosto lui era un ficcanaso.
"Dan, ora basta" disse prendendola per un braccio e dirigendola al mio fianco.
"Anche tu sei ubriaca" le puntò il dito contro.
"Adesso chiamo un taxi e ve ne andate a casa. Non muovetevi, torno subito. E non ficcatevi nei guai" disse estraendo il telefono dalla tasca dei jeans. Compose un numero e si portò il telefono all'orecchio, si allontanò dalla musica per qualche momento e mi lasciò sola con Dan che stava messa male tanto quanto me.
"Che cavolo gli è preso.." sputò irritata.
"È un idiota" dissi infastidita da tutta quella situazione. Incominciò a girarmi la testa, avevo un male cane ai piedi per colpa dei tacchi vertiginosi e l'unica cosa che desideravo in quel momento era il mio letto e una doccia fredda. Volevo che Carter arrivasse subito con la notizia che il taxista sarebbe arrivato in poco tempo, volevo andarmene da lì.
Volevo scappare lontana dal pasticcio che avevo combinato e dalla situazione che si era creata.

Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Where stories live. Discover now