Capitolo cinquantaquattro.

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Sono passati due giorni da quando Nathan mi ha riaccompagnata a casa. Sono ancora incazzata nera per le cose che mi ha detto.
Ad ogni modo gli sono grata in parte, non so cosa avrei fatto se lui non fosse intervenuto.
Ha cercato di mettermi in imbarazzo tutto il tempo.
Riesco ancora a sentire l'odore della sua felpa.
Fino all'ultimo minuto ho sperato che me la lasciasse indossare. Avrei voluto addormentarmi avendola addosso.
Oggi non sono andata a scuola, ultimamente sto usando troppo spesso la scusa di essere incinta per saltare le lezioni.
Ma sono davvero stanca. Sono in piena tempesta ormonale e sono sicura che potrei addormentarmi dovunque.
Stamattina mi sono arrivate delle rose rosse da parte di Carter, non posso evitare di sorridere se penso a lui.
E così dolce e premuroso.
Tutto quello che Nathan non è.
Sul biglietto c'era scritto: 'ti amo'.
Forse è quello che ho bisogno di sentirmi dire in questo periodo della mia vita. Dan è venuta a trovarmi e ora ci troviamo sul mio divano a guardare un episodio di The Vampire Diaries mentre sgranocchiamo delle patatine e dei dolci.
"Dio.. amo Damon Salvatore" sussurra guardandolo incantata.
"Io amo Stefan" ribatto.
Si, insomma.. Damon è super sexy e a Dan affascina molto il suo lato da super cattivo mentre io impazzisco per Stefan e il suo romanticismo innato.
"Soltanto perché assomiglia al tuo nuovo fidanzato.." ridacchia.
"Non è vero. E poi non è il mio fidanzato. È molto lontano dall'esserlo" borbotto.
"Ma dai? Ho letto cosa ha scritto sopra al bigliettino... ti amo, impazzisco per te, se non ti vedo sprofondo nei meandri dei miei lugubri pensieri.." imita una vocina stupida.
Rido e le tiro una cuscinata.
"Non credo che mi amerà ancora quando sarò grossa come una mongolfiera con le corde e il cestino pronta al volo. Allora mi lascerà volare via.." brontolo.
"Guarda che faccia che hai.." ride come una pazza.
"Prego? Ripeti quello che hai detto.." dico scioccata.
"Cioè?" dice continuando a ridere.
"Hai detto guarda che faccia che hai. Perché hai detto così? Scusa mi vedi grassa? È perché mangio tutti i giorni dolci, forse..eh?" metto il broncio.
Non capisco nemmeno io perché me la prendo così tanto, sono diventata troppo permalosa ed è tutta colpa dei miei ormoni in subbuglio.
Un momento voglio ridere e poi voglio piangere.
"Non ho detto così.. cioè, beh si, ovvio hai messo su un po' di peso.." ride di nuovo.
Questo non lo posso accettare.
"Vuoi dire che sono obesa come una mucca di campagna?" borbotto irritata.
"Sei davvero spassosa, lo sai?" ride di gusto mentre io mi alzo.
"Dove vai?" chiede.
"Mi scappa, devo andare al bagno" borbotto e la sento ridere alle mie spalle.
Questa storia che devo andare in bagno in continuazione mi sta davvero irritando. Mi sento come se il bambino saltasse in continuazione sulla mia vescica.
Quando ho finito di fare tutto mi dirigo in cucina, mi è venuta voglia di qualcosa di dolce. Apro il frigo e decido di farmi un sandwich con pomodoro e insalata.
Quando torno in soggiorno Dan mi guarda sbigottita.
"Che c'è? Ho fame.. e poi non sei tu quella che ha un alieno che le sta crescendo nella pancia" borbotto e mi risiedo al posto di prima.
Quando sto per incominciarmi davvero a rilassare sento bussare al campanello.
Dio.
Sicuro come la morte che non mi alzo.
Io e Dan ci guardiamo e la imploro con lo sguardo ad alzarsi per aprire la porta. Sbatto le ciglia e faccio il labbruccio.
"Okay, va bene. Vado io. Ma lo faccio per mio nipote che porti in grembo.. Johnson" alza le mani.
Mentre attraversa il corridoio prendo il telecomando per mettere in pausa.
Chi diavolo sarà? Cerco di ascoltare qualcosa ma non sento niente. Passano due minuti e decido di alzarmi.
Chi potrà essere? Un altro mazzo di fiori da parte di Carter?
Attraverso il corridoio a piedi nudi.
Vedo Dan sulla soglia che parla con qualcuno.
"Che ci fai qui De Luca?" la sento borbottare.
Oh cazzo, sto per svenire.
Nathan? Nathan qui a casa mia?
Sto impazzendo?
Ho le allucinazioni?
"Dov'è lei? Devo parlarle.." chiede con calma.
Adesso sono dietro Dan.
Cosa vorrebbe dirmi?
È venuto qui per insultarmi di nuovo, a gridarmi che mi odia?
Ma questa è casa mia ed esercito un certo potere.
Mi ero ripromessa che non mi sarei sottomessa mai più a lui.
E così sarà. Apro la porta al massimo e lui mi guarda.
Ha un espressione strana, diversa da quella che ha di solito.
"Posso parlarti?" chiede.
"È necessario?" borbotto.
"Si.." sibila tra i denti.
Voglio proprio sapere cosa ha da dire.
Gli faccio segno di entrare mentre Dan mi sussurra qualcosa all'orecchio.
"Carrie.." mi ammonisce.
"Dan va in camera mia. Aspettami lì, faccio in fretta" sussurro con tono severo.
"Okay" sibila e la vedo scomparire lungo il corridoio.
Nathan chiude la porta e mi sta dietro.
Mi rimprovero mentalmente di non aver indossato una maglia più lunga o di non aver messo questi pantaloni da yoga, ma non aspettavo visite, tanto meno non mi aspettavo che lui piombasse a casa mia.
Gli faccio segno di accomodarsi sulla poltrona mentre io mi siedo sul divano.
Indossa un paio di jeans aderenti e una felpa nera.
Un vero attentato ai miei ormoni.
Non riesco a non guardarlo, è davvero troppo bello.
"Ho già parlato con tuo padre, o meglio l'ho ascoltato" mormora interrompendo i miei pensieri poco casti.
Che cosa? Con mio padre?
Non parla con me figuriamoci con lui.
"Mio padre? Scusa ma non sono dell'umore adatto per parlare con te, adesso" dico con tutta onestà.
"Anche io preferirei evitarlo, ma è indispensabile."
"No, non è affatto indispensabile" ribatto irritata.
"Ci sono i tuoi per caso?" domanda guardandosi intorno.
"No, perché?"
"Perché preferirei che parlassimo quando ci sono anche loro. Va bene tua madre o tuo padre, meglio ancora entrambi. Credo che sia meglio se ci sia qualcuno per controllare, magari non nella stessa camera, ma in casa" spiega nervoso mentre si strofina le mani.
Che cazzo è successo?
Dove mi trovo?
E chi è questo sconosciuto seduto sulla mia poltrona che mi parla gentilmente?
"Hai detto che hai parlato con mio padre. È così?" chiedo di nuovo.
Sono infuriata con mio padre, non mi ha detto nulla.
"Si e gli ho fatto delle promesse che penso di non riuscire a mantenere" rivela.
Quali promesse?
Che cazzo? Perché sono sempre all'oscuro di tutto?
"Illuminami.." incrocio le braccia al petto.
Mi fissa le tette.
Oh, cazzo meglio di no.
Si schiarisce la voce e inizia a parlare.
"Credo che sia giusto che io sia coinvolto. Sono il padre del bambino e voglio poter dire la mia su quello che deciderete.." spiega.
Io quasi mi strozzo. Dove è finito il Nathan che non ne voleva sapere un cazzo di questo bambino?
Non posso accettare una cosa del genere, non adesso.
Non dopo tutti questi mesi.
"Non capisco, perché dovresti avere voce in capitolo?"
"A te e a tuo padre piacerebbe far finta che io non esistessi, non è vero?" chiede con tono ironico.
Si, hai ragione.
Vorrei poter far finta che questo bambino non è tuo.
Sono incazzata. Con lui, con mio padre e con me stessa.
Mi alzo perché sono in piena crisi di nervi.
"La vuoi sapere una cosa? Non so che ti abbia detto mio padre ma sono perfettamente in grado di decidere da sola."
"Si? E da quando?" ride amaramente.
"Da quando sono rimasta incinta! Ecco da quando. Da quando ho scoperto che dovrò assumermi la responsabilità della vita di un altro essere e sarò responsabile anche della mia.." urlo contro di lui.
Mi guarda ma resta neutrale.
Non scoppia come le altre volte.
Ingoia il boccone amaro perché sa che ho perfettamente ragione.
Si alza e mi viene incontro.
Prendo le distanze.
"Va bene, okay. Ma fammi sapere dove andrai e che cosa deciderai se non ti dispiace."
"Magari mi dispiace. Penserò a quello che hai detto e ti chiamerò" ribatto accompagnandolo alla porta.
"Quando ti farai viva?" chiede nervosamente.
Perché ad un tratto è così gentile e così opprimente?
"Quando me la sentirò" sospiro.
"Va bene lo accetto. Grazie" dice come se volesse prendermi per il culo.
"Figurati" ribatto acida.
"Vattene adesso.." mormoro con tono serio.
Mentre sto per chiudergli la porta in faccia come ha fatto più volte con me, una mano la blocca.
"Aspetta.. vuoi il mio numero di cellulare?" chiede.
"No, se deciderò di telefonarti sicuramente troverò il tuo numero" aggiungo e gli sbatto la porta in faccia.
Che soddisfazione.
Mi passo una mano tra i capelli e una sulla pancia.
Mamma si è fatta valere. Prendi esempio pesciolino.
Dan esce dalla mia stanza e mi viene incontro.
"Sei stata grande" mi da una pacca sulla spalla.
"Le mie orecchie sanguinano per quello che hanno ascoltato. Era serio?" chiede ridendo.
In realtà, non lo so nemmeno io.
"Io davvero non ne ho idea. Insomma fino a tre mesi fa era completamente contrario a questo bambino. Eri presente quando mi ha cacciata.. sono davvero confusa" farfuglio sprofondando nel divano.
"Ad ogni modo cosa voleva?" chiede.
"Vuole parlare con me e ha preteso la presenza dei miei genitori. Inoltre ha detto che mio padre gli ha parlato o meglio conoscendolo.. l'ha minacciato.." sospiro.
"Parlare di cosa?"
"Del bambino. Vuole essere coinvolto.." rivelo.
"Che? Si è fottuto il cervello?" strabuzza gli occhi.
"Gli ho detto che ci penserò.."
"Non puoi pensarci. Non devi nemmeno prendere in considerazione il fatto di pensarci. Lui non ha il diritto di sbucare dal nulla dopo quattro mesi pretendendo di essere coinvolto. Coinvolto in cosa poi? Nathan De Luca padre? Ma per favore.." ride amaramente.
Ha ragione su tutto.
Su ogni cosa che ha appena detto, ma voglio ascoltare cosa ha da dire.
"Dovresti pensare al tuo bambino.."
"Al mio bambino non succederà nulla. Il mio bambino sta bene, è quello che dice sempre la dottoressa Bravo. Comunque sto cercando un lavoro con l'assicurazione ma nessuno vuole assumermi. Chi vuole assumere un'adolescente incinta?" faccio una risata sarcastica.
"Nessuno.."
"Sta zitta. Sai, forse dovrei aprire un attività."
"Facendo cosa?" alza un sopracciglio.
"Non lo so, un attività" scrollo le spalle.
"Come aprirai un attività se non hai neanche un centesimo? Si, lo so. Sto zitta..." dice e la guardo storta.
"Oddio Dan.. cosa farò? Come potrò mantenere un bambino e come potrò farlo crescere senza un padre?" mi esaspero.
"Come fanno tante madri adolescenti. E poi hai i tuoi genitori.."
"I miei genitori possono darmi una mano per i suoi primi anni di vita. Ma poi? Dovrò incominciare ad essere indipendente, non posso farmi mantenere da loro fin quando mio figlio compirà diciotto anni" spiego.
"E cosa vorresti fare? Hai preso in considerazione la possibilità di darlo in adozione?" sussurra ma non mi guarda negli occhi.
Non ho mai pensato ad una cosa del genere in realtà.
Dovrei considerarla?
"È una possibilità.." scrolla le spalle.
"Non ci ho mai pensato. Amo questo bambino, nonostante il modo in cui è stato concepito, lo amo. Credi sarebbe una buona idea affidarlo ad una famiglia che gli possa dare molto di più di quello che potrei offrirgli io?" chiedo.
Non ha il tempo di rispondere che sento la porta di casa sbattere.
"Hey ragazze, guardate chi ho incontrato per caso" dice mia madre con un sacchetto della spesa in braccio.
Dietro di lei c'è Carter che mi sorride.
Sono felice di vederlo ma perché proprio adesso?
"Hey.." lo saluto con un certo disagio.
"Hey, ero di passaggio e ho dato una mano a tua madre con la spesa. Come stai?" chiede dandomi un bacio sulla tempia.
Alla grande.. se non fosse che sono incinta di un bastardo psicopatico bipolare cazzuto.
"Uhm, bene" farfuglio aggiustandomi la maglia.
"Dan ti fermi per cena?" chiede mia madre.
"Si, credo che resterò. Carrie perché non dici a tua madre della visita inaspettata di Nathan?" aggiunge.
Che cazzo?
La vorrei ammazzare.
Carter si irrigidisce e noto il suo disagio.
"Cosa?" chiede mia madre infilandosi il grembiule.
"È venuto Nathan. Ha detto che vorrebbe parlare del bambino e vuole che voi siate presenti" spiego mordendomi il labbro inferiore.
Carter si incupisce ma non dice una parola.
"Mi sembra giusto, ma di cosa vorrebbe parlare?"
"Del fatto che sono incinta di suo figlio" dico con tono ovvio.
"Vorrebbe che noi fossimo presenti?" chiede ed io annuisco.
Non una sola parola dalla mia migliore amica e da Carter.
"Per me va bene, ne discutiamo più tardi a cena con tuo padre" conclude e si intrufola in cucina.
"Non vedo l'ora" sussurro respirando aria di imbarazzo.
Carter tossisce e si schiarisce la voce.
"Posso parlarti un attimo?" mi dice nell'orecchio.
"Okay, vieni con me" mormoro e lo porto nella mia camera.
"Che succede?" incrocio le braccia al petto.
"Perché non mi hai detto che quel figlio di puttana è venuto qui?" sbotta.
"Perché è successo meno di un'ora fa e poi non sono obbligata a dirti tutto quello che succede. Sei arrabbiato?" chiedo infastidita.
"Si, lo sono."
"E perché sei arrabbiato? Hai sempre saputo che ero incinta" ribatto.
"Quando l'ho saputo ero già innamorato di te e non mi importava, non mi importava allora e non mi importa adesso e non mi importerà quando il bambino nascerà. Io ti amo veramente, ho chiesto del tempo per pensarci ma io ti amo e a differenza di quell'idiota.. è la verità. Io ti amo sul serio."
"Ora potrei avere io bisogno di pensarci.."
"Prenditi il tempo che vuoi ma spero che tu capisca quanto ti amo prima che qualcuno ti faccia del male" sospira.
"Qualcuno come Nathan?" sussurro e alzo un sopracciglio.
Mi da sui nervi il pensiero che lui mi creda una sciocca.
Come può pensare che io lasci campo libero a Nathan per ferirmi?
"No, non qualcuno come Nathan. Nathan." sbotta irritato.
"La faccenda è complicata, aspetto un bambino da lui. Lui è il padre di questo bambino. Vorrei che fossi tu ma non è così" ribatto e per un attimo mi pento di quello che ho appena detto.
"Anche lui potrebbe dirtelo. Non necessariamente i genitori sono le due persone che hanno dato vita al bambino, i genitori sono le persone che si prendono cura di lui sempre.. e io voglio prendermi cura di te e di quel bambino per il resto della mia vita."
"Ma se fossi io a volere che non ti occupi di me e del bambino? Non devi compatirmi" urlo.
"Davvero credi che io ti compatisca?" chiede con volto amareggiato.
"Non è così?" chiedo.
"No."
"Non serve che tu ti occupi di me, io so badare a me stessa."
"Lo so bene" risponde.
"E non servirà neanche al bambino.." dico veramente incazzata.
"Effettivamente tu non hai mai chiesto una mia opinione ma va bene.. lo accetto. Come hai detto tu non sono io il padre di questo bambino, ma ti amo. Amerò questo bambino e non voglio che lui ti stia vicino.." ribatte e se ne va.
Rimango perplessa e da sola.
Non può pretendere che io faccia quello che vuole lui.
Vado diritta in cucina e vedo Dan appollaiata su uno sgabello mentre mia mamma prepara la cena.
"Lasciatemi mangiare altrimenti muoio" dico prendendo una carota dal frigo.
"Carter se ne è andato?" chiede mia madre.
"Si."
"Avete discusso?" domanda Dan.
"Quella incinta qui sono io e tutti mi danno addosso. Non voglio ascoltare nessuno. Chiamatemi per la cena vado a riposare.." borbotto e mi rifugio in camera mia.
Mi distendo sul letto e immagino un punto felice.

Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora