Capitolo ventinove.

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Mi staccai immediatamente.
Cosa mi era saltato in testa? Baciare Carter per far ingelosire Nathan?
Da quando ero diventata così insensibile?
Mi ricomposi subito.
Fu un semplice bacio a stampo. Carter mi guardò confuso, strano.  Si leccò le labbra in segno di agitazione e poi portò il suo sguardo su di me.
"S-scusa" balbettai in completo imbarazzo.
"È lui, vero?" domandò indicando con il mento alle mie spalle.
Mi girai e vidi Nathan con le braccia incrociate al petto che ci fissava con strafottenza.
"I-io.." non finì la frase che mi tappò la bocca con una mano.
"Ti prego, ho capito che non provi niente per me e che ti piace quel tizio ma non usarmi in questo modo.." mi sussurrò ad un orecchio.
Io non volevo certo usarlo. Non ero quel tipo di persona, non ero Nathan De Luca.
"Scusa, credimi non accadrà più, te lo prometto" mormorai dispiaciuta.
Lo sorpassai e presi mio fratello per un braccio.
"Che hai? Ti senti male?" mi chiese Manuèl scrutandomi attentamente dalla testa ai piedi.
"No, non preoccuparti. Voglio andare a casa.. sono stanchissima" mentii.
"Okay, se vuoi andartene ce ne andiamo, chiamo Carter.." mormorò.
In quello stesso momento si avvicinò Dan con sguardo impassibile.
"Che cazzo hai fatto?" abbaiò furiosa.
Non volevo affrontare quella discussione in quel posto, dove Nathan mi stava spudoratamente fissando.
"Dan, ti prego.. abbassa la voce. Non urlare.." la calmai.
"Okay, okay" fece segno con le mani.
"Mi dici cosa diavolo avevi intenzione di fare con Carter? Lo hai baciato appositamente per far ingelosire Nathan?" mi accusò.
"Ti do una bella notizia, il tuo amichetto lì in fondo se ne sta fregando alla grande mentre Carter sicuramente ci sarà rimasto di merda.." aggiunse.
La verità sbattuta in faccia faceva male e anche tanto.
Nathan mi guardava, vero.. ma non era affatto geloso all'idea che io baciassi un altro in sua presenza.
Il fatto che a lui non importasse era come una lancia che mi trafiggeva il petto.
"Ho capito di aver sbagliato, non ne facciamo un fottuto dramma. Mi sono scusata con Carter e gli ho promesso che non accadrà mai più una cosa del genere. Ma ti prego, almeno tu stasera non urlarmi contro. Ti prego.. ho bisogno di andarmene da questo posto e tornare a casa" sussurai.
L'aria si era fatta troppo pesante, i miei occhi riuscivano a stento a restare aperti e mi era scoppiato un mal di testa incredibile.
Per di più la visuale non aiutava il mio stato d'animo schifoso.
"Va bene, dove sono finiti quei due?" chiese girandosi in cerca di mio fratello e Carter.
"Eccoci" mormorò il ragazzo che avevo baciato pochi minuti prima.
"Possiamo andare.." disse Manuèl quasi irritato.
Per caso avevo interrotto qualcosa di interessante?
O forse Carter gli aveva raccontato tutto?
Quando arrivammo a casa io e Manuèl non scambiammo nemmeno una parola. Non sapevo a cosa era dovuto quel cambio di atteggiamento improvviso, ma mi venne un dubbio.
Ero troppo stremata per fare qualsiasi cosa, così mi infilai il pigiama, legai i capelli in una coda di cavallo e sprofondai sotto le coperte.
Speravo mi sarei addormenta in fretta ma non fù così. Il mio cuscino conobbe per la prima volta tutte le lacrime dovute a Nathan DeLuca.
La mia croce.

Il suono incessante della sveglia mi svegliò all'improvviso, saltai praticamente dal letto per guardare l'ora.
"Cazzo, cazzo, cazzo" borbottai con la voce impastata dal sonno.
"Oh cazzo" imprecai guardando la sveglia che segnava le 9:00.
Era troppo tardi per andare a scuola, troppo tardi per alzare il mio culo stanco e portarlo in bagno per prepararmi. Così sprofondai di nuovo a letto e decisi di riaddormentarmi.
Mentre stavo per riuscirci la porta della mia stanza si aprì di scatto ed entrò mai madre.
"Es hora de despertarse perezosa" mormorò qualcosa che diceva di alzarmi dal letto.
"Cinco minutitos mamá" borbottai frastornata dal sonno.
Volevo dormire altri cinque fottuti minuti.
Volevo non uscire mai dal calore confortevole del mio letto.
Non volevo affrontare il mondo esterno.
"Perché non sei andata a scuola?" mi chiese aprendo la tenda e lasciando entrare il caldo sole di settembre nella camera.
"Perché ieri sono uscita con Manuèl a festeggiare la mia borsa di studio, siamo rientrati tardi. Ero troppo stanca e non ho sentito la sveglia.." spiegai alzandomi dal letto.
"Attenta con le assenze Carrie, sei all'ultimo anno di liceo" mi ammonì.
Certo che ero attenta, non mi sarei mai giocata la mia borsa di studio per delle fottute assenze.
"Okay, visto che non sei andata a scuola potresti aiutarmi a fare un sacco di lavori domestici" sorrise compiaciuta.
"Per favore mamma, risparmiami questa tortura" la supplicai.
Mi fissò attentamente con le palpebre socchiuse, avevo una brutta cera.. lo sapevo.
Ma lei da brava mamma mi lesse dentro, nell'anima. Mi si avvicinò lentamente e mi prese il volto con le mani.
"Hai pianto Carrie?" chiese con tono preoccupato.
"No, p-perché?" balbettai.
"Sei mia figlia, sono stata in travaglio per diciotto ore, ti ho partorita.. credi che non saprei capire se mia figlia ha pianto oppure no?" bisbigliò.
"E poi perché balbetti? Non l'avevi superato?" domandò.
Quando ero molto piccola capitava che mi agitavo oppure andavo in panico e incominciavo a balbettare, credevo l'avessi superato con la pubertà ma quando conobbi Nathan incominciai a rifarlo involontariamente.
"Io.." sussurrai.
"Carrie che cosa ti succede? Confidati con me. L'hai sempre fatto" disse quasi dispiaciuta.
Non che io non volessi confidarmi con mia madre ma mi trovavo sempre in imbarazzo a discutere di certi argomenti con lei.
Sai mamma, la settimana scorsa quando sono andata in discoteca ho incontrato quel bastardo presuntuoso di Nathan, mi ha baciata spudoratamente, e senza ombra di dubbio è stato il bacio più eccitante di tutta la mia vita. Per di più ha tentato di infilarmi le mani nella vagina, lo volevo da morire ma poi il mio autocontrollo ha ripreso le redini e l'ho respinto, pensai tra me e me.
"Io e Nathan ci siamo baciati. Anzi.. è stato lui a baciarmi di sua iniziativa" dissi tutto d'un fiato.
Ricordare faceva male, ma tentare di dimenticarlo ancora di più.
"Cosa?" chiese stupita sedendosi sul letto al mio fianco.
Mi prese la mano e mi incitò a parlare.
"Anche io non potevo crederci ma è successo. Ed è stato bellissimo per un momento. Poi è ritornato il solito Nathan, quello imperturbabile. L'altro giorno quando mi hai sorpresa a piangere era perché sono andata da lui al Crave per parlargli ma stava lavorando e non potevo disturbarlo, così sono tornata a casa e ho deciso di mandargli un messaggio.." spuegai esaminando bene la sua espressione.
"E?" domandò.
"E gli ho chiesto cosa avesse significato per lui quel bacio.. lui mi ha detto che mi ritiene semplicemente un amica" mormorai.
Dirlo ad alta voce faceva molto male, era come se qualcosa dentro di me si rompesse in tanti piccoli pezzetti.
Rividi nella mia mente la scena della serata precedente e sentii di nuovo il rumore del mio cuore che si spezzava.
Perché dovevo stare male per un tale bastardo?
Pensai addirittura di essere masochista o quella roba del genere, una di quelle persone a cui piace soffrire, a cui piace il dolore.
Io non volevo soffrire, volevo solo che Nathan si aprisse con me.
"Cosa? Ma lui ti ha baciata.." esclamò.
E come dimenticare quel bacio.
"Mamma.. credo che ai tuoi tempi un semplice bacio sulla guancia significava amore eterno. I ragazzi di oggi vanno a letto con chiunque e non si preoccupano affatto delle persone. Quindi perché meravigliarsi se Nathan De Luca mi ha baciata ma non vuole avere nessun tipo di relazione sentimentale con me?" risi amaramente.
"Perché non me l'hai detto? Hai dovuto sopportare tutto questo da sola?" mi abbracciò.
"A volte dimentico quanto tu sia forte. Sei la mia bambina coraggiosa, la mia bambina che non ha paura. Ti chiedo solo di confidarti con me quando senti che non puoi farlo con nessuno. Non tenerti tutto dentro Carrie, fa male il doppio, credimi."
"Lo so.." risposi.
"Cosa hai intenzione di fare adesso?" chiese preoccupata.
Non sapevo cosa fare, non avevo un piano architettato.
Cosa dovevo fare per non incontrarlo più?
Nathan aveva la capacità di apparire magicamente dovunque mi trovassi.
Cosa dovevo fare? Non uscire più? Blindarmi in casa? Aveva spezzato la Carrie fragile e indifesa ma non la Carrie a cui fumavano le palle. Avrei dovuto raccogliere tutti quei pezzetti di cuore e rinchiuderli da qualche parte, avrei dovuto essere più stronza, più cinica e molto più fredda.
"Non lo so mamma, davvero non lo so.." sospirai e guardai fuori alla finestra, dove i raggi del sole filtravano attraverso le tende.

Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora