Capitolo quarantasette.

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Vi siete mai chiesti quanto tempo ci voglia per cambiarci la vita? Quanto ne serve per modificarla sul serio?
Forse quattro anni, come gli anni del liceo, forse in dodici mesi.
La nostra vita può cambiare in un mese, in una settimana o addirittura in un solo giorno.
Andiamo sempre di fretta.. per progredire, per andare da qualche parte, per superare qualcuno, ma quando si è giovani un'ora può cambiare tutto.
Possiamo fare in modo che le cose cambino oppure starcene seduti in prima fila a guardare gli eventi del nostro destino già scritto.
Sto per mettere il mio mondo a soqquadro e questa cosa mi paralizza dalla paura, ma devo farlo.
So di doverlo fare.
E vorrei trovare una scappatoia, correre e fuggire lontano ma non mi è possibile. Ancora mi chiedo se questo sia tutto un brutto incubo.
Mi trovo mano nella mano con la mia migliore amica davanti alla porta di casa di un perfetto sconosciuto.
Così sconosciuto che porto dentro di me la sua progenie.
Dan mi stringe forte la mano per supportarmi, ma sebbene apprezzi il suo buon cuore preferirei sfidare il diavolo in persona piuttosto che dire a Nathan che sono incinta del suo bambino.
"Sei pronta?" mi chiede.
"Sei sicura che non possiamo tornare indietro?" faccio il broncio.
"Non fare la bambina, se ben ricordo hai un bambino nella pancia quindi non è il momento di essere infantile."
"La tua lingua è perennemente velenosa, mi domando se ci sia qualche volontario pronto ad aiutarti per addolcire la tua indole poco melensa. Ma siamo in questa situazione per colpa mia e mi assumo le responsabilità. Prendo un respiro e possiamo bussare" dico respirando a fondo.
"Okay, faccio finta di non aver sentito la battuta infelice riguardo la mia lingua.." ride.
Prendo tutto il coraggio che possiedo e busso a questa dannatissima porta.
Me ne voglio andare, subito.
Passano brevi secondi in cui il mio cuore è praticamente esploso in mille pezzi, credo di avere la pressione a mille ma cerco di trattenere la tensione che mi pervade.
Chiudo gli occhi e cerco di calmarmi, nello stesso momento la porta si apre e mi appare davanti una bionda sulla trentina che mi fissa.
"Posso aiutarti?" mi chiede educatamente.
E io mi prendo tutto il tempo per scannerizzare bene ogni suo piccolo particolare, dai capelli tinti agli stivali di pelle marroni. Sto cercando di non fare allusioni affrettate, non penso che questa sia una sua conquista.
Andiamo, è troppo grande per lui.
Ma ovviamente stiamo parlando di Nathan De Luca, colui che si scoperebbe perfino una pianta, purché respiri.
"Si, può aiutarci" ribatte Dan dandomi un pizzico sul braccio.
Mi schiarisco la gola e faccio per parlare.
"Sono un'amica di Nathan, dovrei parlare con lui per una faccenda privata."
"Oh.. piacere. Io sono Lidia. Sua cognata" sorride e mi porge la mano.
Oh Santo Cielo, vorrei sprofondare almeno otto metri sotto lo zerbino che nemmeno hanno.
"Carrie.." le stringo la mano.
"Nathan è in casa, se attendi un attimo vado a chiamarlo.." dice per poi sparire.
Guardo Dan con l'aria di una che sta andando al patibolo.
Si, perché se uscirò indenne a questa situazione, farò la brava per sempre.
Mi impegnerò a fare volontariato, sarò una persona più buona e gentile e non mangerò più schifezze, lo giuro.
Ancora una volta mi domando cosa io abbia fatto di tanto grave nella mia misera vita per ricevere un simile castigo.
Dopo tante riflessioni vedo apparire una figura dal corridoio e quando si avvicina alla porta capisco che è lui.
Potrei morire da un momento all'altro.
Non so spiegarvi cosa sto provando in questo momento perché non sarei capace nemmeno a descriverlo ma una cosa è certa: qualsiasi cosa io abbia provato per lui non è morta.
La consapevolezza di portare dentro di me il suo bambino mi rende ancora più sensibile e fa si che ogni fibra del mio essere lo ami molto più di prima.
Vorrei soltanto scoppiare a piangere.
Perché davvero quando mi guarda io non capisco più un cazzo.
Se fossimo stati un'altra coppia o Nathan fosse stato un tipo di uomo diverso avremmo affrontato questa situazione in un modo diverso. Almeno credo.
Ho sempre pensato che un giorno se avessi scoperto di essere incinta del mio uomo, gli sarei corsa contro e l'avrei abbracciato. Magari gli avrei fatto una sorpresa.
Poi lui mi avrebbe rassicurato e mi avrebbe detto delle parole dolci e affettuose.
Si sarebbe preso cura di noi.
Ma vedendo adesso la faccia incazzata di Nathan suppongo che tutto questo rimarrà solo una mia stupida fantasia.
Quando lo vedo mi blocco istantaneamente, ha la faccia ricoperta di lividi, un labbro spaccato e un taglio sul sopracciglio.
Mi domando cosa sarà successo, cosa avrà fatto e se magari si è messo in qualche guaio.
Come se non ne avesse già abbastanza.
"Che ci fai qui?" mi domanda con tono brusco e mi riporta alla mia triste realtà.
Una realtà in cui sono all'impiedi sotto alla soglia di casa sua con la mia migliore amica, elemosinando la sua attenzione.
Lui squadra prima me e poi Dan.
"Che ci fa lei qui con te?" domanda di nuovo.
Vedo Dan sbuffare ma prima che possa dire qualcosa di inappropriato parlo per prima.
"Dobbiamo parlare.." ribatto con tono serissimo.
"Di cosa? Delle solite cazzate che vuoi rifilarmi?" sbuffa.
Crede che io sia venuta fin qui con la mia migliore amica per avere un briciolo di pietà da parte sua?
Non immagina nemmeno che sto per cambiare la sua vita.
Che sto per stravolgerla completamente.
"Si tratta di una cosa seria.." mormoro con gli occhi bassi.
"E perché hai portato lei con te?" domanda puntando lo sguardo addosso a Dan.
"Hey.. amico, datti una calmata. Se fosse per me adesso sarei in tanti altri posti ma non qui" sputa arrabbiata.
Bene, ci mancava solo questa.
Mettere altra benzina sul fuoco.
"E tu chi saresti?"
"La sua migliore amica. Problemi?" ribatte.
Devo intervenire prima che la cosa finisca con lei che prende a pugni Nathan.
"È una cosa importante. Posso entrare?" chiedo con la massima gentilezza.
"Se deve entrare anche lei deve stare zitta. Altrimenti rimane fuori.." borbotta puntando il dito fuori alla porta.
"Mi cucio la bocca" risponde stizzita.
"Dan, per favore.." sussurro.
"Okay, okay" alza le mani in segno di resa.
Dopo un paio di minuti e di sguardi imbarazzanti entriamo dentro.
Mi da le spalle e così lo posso studiare bene.
Indossa una maglia bianca a maniche corte e una felpa nera a giro maniche, un paio di pantaloncini che arrivano al ginocchio e delle sneakers.
Sembra sia in tenuta sportiva, forse stava uscendo.
Mi si mozza il fiato in gola per quanto è spaventosamente bello e imponente.
Sicuramente la sua stazza mi intimorisce molto.
D'un tratto esce Lidia da una camera e viene verso di noi.
"Nathan offri qualcosa da bere alle tue amiche. Io devo uscire, vado a prendere Katy all'asilo. È stata un piacere conoscerti Carrie.." mi sorride salutandomi.
Già, è stato un piacere anche per me.
Cerco di decifrare l'espressione di Nathan che risulta schifata più del solito. Una volta che Lidia si sbatte la porta alle spalle lui mi viene incontro con un'aria minacciosa.
Oh, cazzo.
E per un attimo me la faccio sotto dalla paura.
Mi si ferma davanti e incrocia le braccia al petto mettendo in risalto i muscoli delle braccia.
Deglutisco con fatica e cerco di parlare, ma mi distrae.
"Chi ti credi di essere? Ti presenti dove lavoro e pretendi che parliamo ora addirittura piombi a casa mia. Non capisco, abbiamo chiarito tutto. Abbiamo scopato, ci siamo divertiti o almeno io mi sono divertito. Fine della storia. Adesso puoi fare finta di odiarmi e metterti a piangere" parla con una freddezza lancinante.
Queste parole fanno male e adesso ancora più di prima, perché adesso c'è qualcosa che non può essere ignorato.
Cerco di ingoiare questo boccone amaro e mi faccio forza, non per me, ma per lui o per lei che si trova nella mia pancia.
"Vorrei davvero tanto evitare questa situazione, ma non posso. Quindi a-ascoltami..." balbetto.
"Il problema è proprio questo.. sono stanco di ascoltare le tue cazzate da ragazzina insicura. Ne ho le palle piene delle tue continue accuse. Mi hai stancato.." sputa irritato.
Queste parole sono cazzotti allo stomaco ma sto incassando tutti i colpi per poter dire la mia soltanto alla fine.
"Chiudi quella fottuta bocca per un solo fottuto attimo e la fai finire di parlare?" si intromette Dan.
Lui si zittisce di colpo e la ringrazio perché mi trovavo davvero in seria difficoltà.
"Non vedi che sta tremando e che ha paura di parlare? Smetti di fare il narcisista egocentrico e ascoltala per una buona volta.." aggiunge Dan.
"Abbiamo un problema" sussurro improvvisamente.
"Una settimana fa mi sono accorta di avere un ritardo" butto fuori tutto d'un fiato.
Lui mi guarda con un'aria che non saprei nemmeno descrivere, sembra abbia visto un fantasma.
"E?" deglutisce velocemente.
"Era un bel po' di ritardo. Ho fatto tre test di gravidanza ma non mi aspettavo una cosa del genere. Tutti e tre hanno dato esito positivo" spiego con le lacrime agli occhi.
"Sei incinta?" chiede.
"Si" sussurro.
Incomincia a ridere, una risata isterica, amara.
Ed eccolo lì, ha una metamorfosi.
Dal suo sguardo noto una cattiveria che non avevo visto mai prima d'ora.
"E quindi? È un tuo problema, non mio" ribatte.
"Sono incinta di un mese e mezzo.." cerco di farmi coraggio.
"Vorresti dire che sono stato io a metterti incinta?" ride amaramente.
"Non ci arrivi da solo?"
"Io nemmeno ti conosco. Per quanto mi riguarda sei una che mi sono fatto quando ne avevo voglia e basta. Potresti essere una puttana o una che la da a tutti, io cosa posso saperne?" scrolla le spalle.
È offensivo e umiliante e se non fosse per il mio ultimo straccio di dignità mi metterei volentieri a piangere.
"Sai bene che non lo sono. Sai anche che tu sei stato la mia prima ed unica volta. Prima e dopo di te non c'è stato nessun altro" sussurro.
"Chi mi dice che tu non abbia scopato con un altro? No, non ci credo. È impossibile.." ride amaramente.
"Non è così.." aggiungo.
"Come cazzo è possibile?" urla all'improvviso facendomi sobbalzare.
"Tu che dici? Mi sono aperta le cosce e mi sono montata da sola?" rido amaramente.
"Come credi che sia successo? Come si fanno i bambini? Devo farti un disegnino?" sbraito in balia degli ormoni.
"È colpa tua" mi accusa incazzato più che mai.
"La colpa è tua. Eri strafatto e non ti sei fermato nemmeno un attimo per pensare" lo accuso a mia volta.
"Dovevi fermarti.." ribatte.
"Io dovevo fermarmi? Io nemmeno volevo farlo.." urlo.
"Mi hai praticamente sedotta e costretta allo stesso tempo. Non ricordi?"
"Pensavo prendessi la fottuta pillola.." urla inferocito.
"Stavo per dirtelo. Stavo per dirti che ero vergine e che quindi non prendevo la pillola ma era troppo tardi dato che eri già dentro di me senza nessuna protezione. E no, non porto profilattici come me" faccio per tastarmi le tasche della giacca.
"Non tutti pensiamo sempre e solo al sesso come te" aggiungo con disprezzo.
"Avresti dovuto essere più prudente. Tutte le ragazze portano con sé i preservativi."
"Io avrei dovuto essere più prudente? Tu sei venuto dentro di me e io avrei dovuto essere più prudente? Eri talmente fatto che non ti sei accorto nemmeno che sei stato una bestia senza cuore. Mi hai praticamente dissanguata" urlo.
"E te ne sei andato, lasciandomi lì da sola.. sporca e umiliata."
"Sei tu quella irresponsabile. Per quanto mi riguarda il problema non è mio. È tuo. Fa ciò che vuoi, non mi interessa.." mormora con tono gelido.
"Vuoi che abortisca?" tremo e le lacrime minacciano di uscire.
Il solo pensiero di abortire mi ammazza, mi spacca il cuore.
"Ti ho detto che non è un problema mio. Fa quello che vuoi. Ma se ti aspetti qualcosa da me stai perdendo del tempo. Per me questa gravidanza nemmeno esiste. Questo bambino non deve esistere. Fa quello che vuoi e non farti più rivedere perché giuro su Dio che la prossima volta non me ne starò con le mani in mano.. e ora vattene" mi ordina con amarezza puntando la porta.
"Nathan.. i-io" balbetto.
"Tu.. un cazzo. Esci immediatamente" urla.
Le lacrime cominciano a rigarmi il volto e non posso farci niente perché se mi avesse sputato in faccia sarebbe stato meno umiliante di questo.
Essere cacciata, essere trattata malissimo quando dentro di me sta crescendo suo figlio.
Mi fa così male il cuore che non riesco nemmeno a guardarlo in faccia.
Posso giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi.
È una sensazione strana, devastante.
Ti si mozza il fiato per qualche secondo, poi senti una sorta di vuoto, di voragine perforarti lo stomaco.
E accade: riprendi a respirare ma non sei più viva.
Perché mi sento come se mi avesse uccisa.
Dan mi prende per mano e mi porta all'uscita, non riesco nemmeno a guardarlo.
Preferisco dargli le spalle e andarmene senza aggiungere altro.
Oggi ho cercato in tutti i modi di autoconvincermi che in lui ci fosse un po' di buono.
Che si sarebbe commosso o impietosito.
Che mi avrebbe aiutata.
E in questa illusione credo di essermi innamorata ancora di più di prima. Non do la colpa a nessuno.
Nemmeno a me stessa, ho smesso di darmela da tempo.
L'amore è così.
Non sbagliamo quando ci innamoriamo, sbagliamo quando ci ostiniamo a cercare amore dove per noi, non ce ne sarà mai.
Non pensavo che una persona potesse essere così meschina, ma in fondo io nemmeno lo conosco.
Sono solo delusa da me stessa, ma forse la delusione più grande avviene quando ti rendi conto che le persone per cui tu avresti affrontato un uragano... per te non si bagnerebbero neanche in una pozzanghera.
Ora mi trovo per strada e non so nemmeno come ci sono arrivata, il mio cervello è andato ormai.
"Stai bene?" mi chiede Dan preoccupata.
"Sapevo che non sarebbe stato facile ma sbattermi la porta in faccia poteva almeno risparmiarselo.."
"Mi dispiace, vieni qui" mi tira a sé e mi abbraccia forte.
Non riesco ad avere un solo pensiero positivo.
"Hey, cosa ti ho promesso? Eh? Ti ho promesso che anche senza quel coglione avremmo affrontato questa cosa insieme. Credimi ce la farai" dice con una determinazione impressionante.
"Ho il cuore a pezzi" farfuglio.
"So che questo non è uno dei momenti migliori per dirti questa cosa ma devo farlo e anche subito. I sensi di colpa mi stanno divorando viva" sussurra.
E perché questa cosa mi spaventa da morire?
Ho come l'impressione che Dan abbia combinato qualche pasticcio.
"Per favore, per favore, dimmi che non è niente di grave" la supplico.
"Hey, stai calma. Nelle tue condizioni non devi agitarti" borbotta.
"Non cambiare discorso."
Ora userà questa scusa per molto.. molto tempo.
"Okay. Beh.. durante la settimana ho incontrato per caso una persona. Nulla di programmato ma è stato carino. Abbiamo incominciato a chattare e a fare qualche web, ma soltanto come amici.. sia chiaro" si giustifica.
Cosa? Mi sono persa qualche passaggio?
"Chi sarebbe questo misterioso ragazzo?
"Mettew.." stringe i denti.
"Mettew? Quel Mettew? Mettew Romans?" la prendo in giro.
"Quel Mettew" ribadisce.
"Ah, bene" sospiro.
Non sono arrabbiata, sono solo delusa dal fatto che non mi abbia informata.
"Sei arrabbiata?"
"Dan non sono arrabbiata, ma avresti potuto dirmelo" dico con tono serio.
"È solo che pensavo che con questa storia del bambino avresti reagito male. Perdonami."
"Oh Cielo.. Dan" rido flebilmente.
"Cazzo.. se non lo sapevo che tu e Romans avreste finito per piacervi.."
"Lui non mi piace, stiamo solo simpatizzando. Due ragazzi dal sesso opposto non possono essere amici? E poi abbiamo un sacco di cose in comune, conversiamo di molte cose.. tipo, quanto sono dispotici i nostri migliori amici oppure di quanto è disturbato Nathan."
"Certo" alzo gli occhi al cielo.
"Ascolta.. davvero, non mi importa se ti piace, tanto so già per certo che fra qualche mese rotolerete nudi tra lenzuola del letto di Mettew. E credimi sono contenta per te perché so che lui non è come Nathan. Mettew al suo contrario ha un cuore e soprattutto un cervello sano."
"A volte mi domando come faccia ad essere suo amico" borbotta incrociando le braccia al petto.
"Semplice, perché gli vuole bene. Come io voglio bene te" dico abbracciandola.
Mi aspettavo qualcosa di peggio ma infondo sapevo in cuor mio che qualcosa lega questi due.
Dan non ammetterà mai che gli piace ma io la conosco troppo bene.
Ha qualcosa che brilla negli occhi quando parla di lui.
Spero soltanto che Mettew non si riveli un bastardo come lo è il suo migliore amico.
Voglio credere davvero al fatto che possa essere diverso.
Perché tutti possiamo cambiare.
A volte penso che l'amore vero sia quello non corrisposto, quello platonico, perché hai dentro talmente tanto amore, che potrebbe bastare per entrambi, ma ciò non succede.
Si deve essere forti per questo tipo d'amore, essere felici anche se non ti ha parlato, se per caso ti passa davanti, se magari accenna un sorriso, ma soprattutto bisogna essere coraggiosi, perché sai quanto coraggio ci vuole ad amare una persona che non ti ama?

Forte come due ma sei solo una. (WATTYS2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora