Cavaliere / Giorgio

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L'odore della sua pelle è lo stesso, non è cambiato di una virgola nonostante gli anni che abbiamo passato separati, lo inspiro mentre le bacio il collo, poi i seni ed il ventre. Ansima piano ed io sorrido. Le sfioro la cicatrice che ha sul fianco con i polpastrelli e penso a quanti uomini l'abbiano toccata, a quanti l'abbiano fatta godere.
Le bacio il basso ventre e salgo lentamente, lasciando una scia umida sulla sua carne che continua fino ai suoi seni, con i denti le sfioro il capezzolo sinistro e trema per un secondo; passo la lingua su di esso e le scappa un mugolio che mi fa eccitare ancora di più, perciò spingo i miei fianchi contro i suoi e porto le mie labbra vicine al suo orecchio: "Dimmi che mi ami."
La mia richiesta può sembrare stupida, fuori luogo, in un secondo momento di sicuro mi prenderà in giro per questa mia debolezza. Adesso però ridacchia, mi stringe a sé mordendomi il trapezio giocosamente. "Perché tutti volete sentirvelo dire?"
"Tutti chi?!" Mi scaldo subito, lei è roba mia.
"Dio, Giorgio, ma di che hai paura?" Ha alzato gli occhi al cielo, lo so anche se al buio non la posso vedere.
"Di non essere abbastanza per te."
"Te lo dico adesso e non te lo dico più, non voglio ritornare sull'argomento." La sua voce è calda, leggermente infastidita. "Io ti amo, ti ho sempre amato. Se non fossi abbastanza, se non fossi quello giusto, non sarei qui in questo momento, Clelia non sarebbe mai nata." Rabbrividisco al pensiero. "Adesso baciami, che è da otto anni che aspetto questo momento."
Qui lo dice e qui lo nega, non lo ripeterà più e mi godo un attimo il momento. Le sue parole sono dolci e un po' strano mi fa, siccome ci siamo sempre detti cattiverie. Potrei farci l'abitudine, però.
"Non sei l'unica." Le sussurro all'orecchio, per poi succhiarle il lobo.

Dorme. Ha i capelli rossi scompigliati, leggermente mossi perché quando è venuta a letto li aveva ancora umidi, le labbra schiuse e il respiro leggero. Sorrido inconsciamente, le accarezzo piano la guancia, e mugola nel dormiveglia quindi smetto, non vorrei che mi cogliesse sul fatto. La luce fioca presente nella stanza mi permette di osservare attentamente ogni tratto del suo viso: il naso leggermente all'insù, le labbra rosee, le lentiggini sparse sul ponte del naso e sulle guance, le ciglia lunghe. Mi viene voglia di baciarla in questo momento, sembra una bambina indifesa è vorrei stringerla a me e dirle di non preoccuparsi. È una bambola di porcellana, può sembrare fragile, ho paura a toccarla perché penso che potrei romperla ma so che non appena domattina aprirà gli occhi sarà invincibile, forte, arguta e cazzuta come suo solito. Per il momento mi cullo nell'illusione di essere il suo cavaliere e di poterla proteggere da tutti i mali.

Eravamo ReWhere stories live. Discover now