Chissà (Nat e Ali)

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Erano appena le quattro del mattino e Luca, Natale e Alice si trovavano seduti sul divano mentre Giorgio era seduto per terra, davanti alla tv. "Allora, come mai quest'eleganza a quest'ora?" Chiese curioso Nat.
"Un'uscita amichevole." Giorgio si strinse nelle spalle alle occhiate eloquenti del moro.
"E i bambini?"
"Dormono, come dovremmo fare anche noi, sono le 4:03 del mattino." Gli rispose Alice.
"Mamma mia che noia! Sei cambiata rispetto ad otto anni fa, eh."
"Tu invece sei il solito bimbo." Gli scompigliò i capelli ed entrambi risero.
"Domani si va in discoteca?"
Gli altri tre alzarono gli occhi al cielo, pensavano che quell'ultimo viaggio gli avesse fatto bene ed invece... "E i bambini?" Chiese Luca.
"Mica sono i tuoi! Ci pensano Alice e Giorgio a trovargli una babysitter."
"Tu non gli hai detto niente?" Chiese Giorgio a Luca. Quest'ultimo negò con la testa.
Alice si alzò, prese quattro birre dal suo frigo e le distribuì. Aprì la sua contro il tavolo da caffè, su cui c'erano molti segni dovuti alle numerose bottiglie che si era scolata in quegli anni. Cominciò lei a parlare. "Giorgio, otto anni fa, ha messo incinta Bea-"
"Ecco chi mancava! La biondina! Dov'è?" Chiese Nat.
Lo ignorò. "Io non sapevo che il bambino fosse di Giorgio, quindi mi sono lasciata andare con lui e mi sono innamorata sempre di più. Una sera finiamo a letto. La mattina dopo, Bea mi ha chiamato e mi ha detto che il padre del bambino è Giorgio. Ho gettato il telefono a terra e l'ho rotto, mi sono vestita e me ne sono andata da Luca. A Capodanno ho passato tutta la sera a vomitare, Luca è uscito dopo un po' e mi ha comprato un test di gravidanza. Ero incinta di Clelia." Raccontare quella storia le lasciava un sapore amaro in bocca.
Nat stette in silenzio a guardare il pavimento e riflettere. "Clelia è vostra figlia?" Chiese leggermente stupito, nonostante lui fosse stato il primo a dire che fra Alice e Giorgio c'era stato del tenero.
Alice annuì.
Nat si voltò verso Giorgio e lo fulminò con lo sguardo. "Sei proprio un coglione." Lo rimproverò. "Io sono immaturo, lo ammetto, faccio tante di quelle cazzate che non vi immaginate nemmeno... ma questo Giorgio è tanto anche per me."
"Bea si è ammazzata." Fu tutto quello che ottenne in risposta.
Aprì bruscamente la bottiglia di birra sul tavolino, osservò il contenuto assorto e poi ne bevve un grande sorso. "Non mi posso allontanare un attimo, eh." Scherzò, mettendo su un mezzo sorriso. Bevve ancora e gli altri lo imitarono, in silenzio.
Alle nove del mattino la stanza puzzava di birra, sigarette e parole non dette. Nessuno fumava mai in casa di Alice, era una regola (poiché c'era Clelia), ma in certe occasioni si poteva fare un'obiezione: quella era una rimpatriata.

Quando Clelia e Paolo aprirono la porta del soggiorno, l'odore forte e stantio li colpì in pieno viso facendo storcere il naso ad entrambi. "Che succede?" Chiese la più piccola, guardando gli adulti con lo sguardo perso, una birra in una mano ed una sigaretta ormai finita nell'altra.
La madre si asciugò in fretta le lacrime, si alzò e spalancò tutte le finestre rendendo l'aria respirabile. Raccolse le bottiglie di birra e le cicche di sigarette in silenzio, poi invitò gli uomini a farsi una doccia o riposare mentre lei preparava la colazione per tutti.
Riempì sette bicchieri di succo ace, poi cominciò a preparare le fette biscottate col burro e il miele o con la marmellata. Paolo le chiese poco garbatamente di fare due fette con la Nutella, perché a lui le altre non piacevano.
Aveva messo a tavola tutto quello che aveva preparato e in più una bottiglia di latte e i due pacchi di biscotti che aveva. Natale fu il primo a sedersi e sorridere ai bambini. "Come va, bellissimi?"
"Bene zio." Borbottò il biondino, mentre Clelia lo guardava confusa.
"E tu chi sei?" Gli chiese.
"Natale. Piacere, principessa. Qual è invece il tuo nome?"
Ridacchiò per poi rispondere: "Clelia Belfiore".
Infine arrivarono Luca e Giorgio, si sedettero e cominciarono a mangiare senza celare minimamente il loro malumore. Questo, Alice, non lo sopportava. Perché anche lei stava male, anche lei aveva mille pensieri per la mente, ma ai bambini non l'aveva fatto notare una sola volta. Capitava a volte che i problemi erano troppo grossi ed invadenti, ed allora era normale fare qualche sorriso in meno, ma mai si era fatta vedere in quel modo.
"Cos'hai papà?" Il boccone che Giorgio aveva ingoiato quasi gli andò di traverso nel sentirsi chiamare così da quella che, per lui, era sempre stata "la figlia di Alice". Di sicuro non ci era abituato.
E neanche Paolo, che infatti si alzò strusciando la sedia sul pavimento per poi correre in bagno, sbattendo la porta. "Io... non volevo. Mi dispiace." Si scusò subito Clelia.
"Stai tranquilla, non è colpa tua." La consolò Giorgio. "È fatto come me, crede che tutti ce l'abbiano con lui."
Una volta che tutti ebbero finito di mangiare, Alice cominciò a sparecchiare e fare i piatti. Nat l'affiancò, senza dire nulla. "Avrei voluto portarti a fare un giro, in realtà." Le confessò. "Ma visto la situazione disastrosa di questa casa ti do volentieri una mano."
E dopo aver spicciato la cucina, Alice passò l'aspirapolvere per tutta casa mentre Natale faceva i letti dei bambini. Raccolsero i panni ed i giocattoli sparsi per l'appartamento e misero a fare la lavatrice.
Quando finirono si ritrovarono fuori al terrazzo, gomito a gomito poggiati sulla ringhiera, con una sigaretta gentilmente offerta da Nat. Fu lui a rompere il ghiaccio: "Volevo portarti fuori per parlare."
"Va bene anche qui, non mi piace uscire."
"E pensare che prima non ti piaceva stare a casa..."
Sospirò per poi abbassare lo sguardo. "Le cose cambiano in otto anni, e tu sei stato via per la maggior parte del tempo. Non hai visto i miei miglioramenti."
La guardò per un attimo. "In effetti sei diventata più bella."
"Che idiota." Sorrise leggermente.
"Dico sul serio." Ribatté. "E comunque mi accorgo meglio degli altri dei tuoi cambiamenti, perché loro ti sono stati vicini sempre e non ci hanno fatto caso. Io invece non ti vedo da secoli e noto ogni particolare."
"Ci stai per caso provando con me?" Scherzò, cercando di alleggerire la situazione.
"Non lo farei mai. Ho ancora un po' di cervello."
"Dovrei offendermi?"
Rise. "Macché, come sempre capisci male... io al contrario di quei due là dentro riesco a capire che tu non sei alla mia portata. Sei troppo... troppo..." la guardò aggrottando leggermente le sopracciglia, alla ricerca di quell'aggettivo che le calzasse a pennello.
"Incasinata."
"Acqua!" Alzò gli occhi al cielo. "Tanto per cominciare, non sei scontata e non lo sei mai stata. Può sembrare banale, eh, ma non è una cosa da tutti non essere scontati. Poi sei forte. Hai cresciuto Clelia da sola, con i tuoi soldi e le tue forze, ti dividi fra il lavoro, le faccende domestiche, lei, Luca e Giorgio. E non è poco, fidati. Hai passato tanti di quei drammi nella tua vita, eppure sei ancora qui che ridi e scherzi con me come se tutto quello che hai passato ti fosse scivolato addosso. Hai fatto sposare la tua migliore amica con l'uomo che hai sempre amato, Alice... ce ne vuole di fegato!"
"Il punto qual è?" Chiese alzando gli occhi al cielo, sentendosi in imbarazzo per le parole di Natale.
"Il punto è che tu sei una delle donne più affascinanti che io abbia mai conosciuto, sei bellissima ed intelligente, hai charme e sei interessante. Parli anche nel silenzio." Puntò lo sguardo lontano. "Probabilmente, se Giorgio e Luca non ti avessero messo gli occhi addosso, ti avrei preso io sotto la mia ala protettrice e di certo non ti avrei scopato e basta. Saresti stata la donna della mia vita. Ogni tanto ci pensavo, prima, ma adesso non più. Adesso sei Alice Belfiore, la mia più grande amica."
"Chissà come sarebbe andata a finire con te, Nat."
"Sh, zitta! Non ci voglio pensare." Rise di cuore. "Appena scopro come si fa a tornare indietro nel tempo, faccio in modo di sapere come sarebbe stato."
"Ruffiano."
"Beh, ti devo tenere buona per questi mesi che sarò qui, sennò finisce che mi avveleni la colazione o la birra."
Alice sorrise. Sapeva che Natale era sincero, forse in passato aveva pensato a lei come la sua fidanzata perché aveva trovato qualcosa che magari altre non avevano. Sapeva, però, che era tutto sparito e che poteva contare su di lui per qualsiasi cosa, perché era un suo grande amico.
"Sai..." cominciò la rossa. "Beatrice si è ammazzata davanti a me."
Nat si voltò verso di lei, impassibile, la scrutò a fondo guardandola negli occhi e poi sospirò dispiaciuto, senza però sembrarlo. "Non se lo meritava."
"Lei pensava di sì. O forse pensava che in quel modo avrebbe sofferto meno."
"Ha ragione. Non è bello essere sposata con un uomo che non ti ama, avere un figlio che ti ricorda ogni singolo giorno il padre e l'errore madornale che hai fatto da ragazzetta."
"Paolo non è un errore."
"Sì, questo lo sanno tutti. Bea gli voleva un bene dell'anima, però sapeva che non era nato con amore."
"Paolo sarà un grande problema quando crescerà."
"Se ha preso i geni del padre lo puoi dire forte, Alice; già lo vedo abbastanza incazzato col mondo... figurati quando diventerà adolescente."
Le sigarette le avevano finite ormai da tempo, Alice fece per entrare ma Natale la rincorse con la voce: "Avremmo fatto scintille, noi due insieme. Sarebbe finita bene. Però tu non appartieni a me." era consapevole di quello che stava dicendo, mentre la donna lo guardava leggermente scettica. Il moro si mise un'altra sigaretta fra le labbra e le sorrise alzando solo un angolo della bocca. "Magari in un'altra vita."

Luca era tornato a casa, anche Giorgio e Paolo dovettero tornare per farsi una doccia e poi mangiare qualcosa. A casa Belfiore erano rimasti solo Alice, Clelia e Natale.
Mentre Clelia aiutava Nat ad apparecchiare, Alice cucinava un po' di pasta.
Si misero a tavola e mangiarono in silenzio. "Dove sei stato questa volta?" Chiese la rossa per rompere il ghiaccio.
"India." Le rispose dopo aver ingoiato il boccone.
"Bella?"
"Spettacolare." Tirò fuori il cellulare e le mostrò alcune foto scattate, facendo rimanere a bocca aperta la donna.
"Ci sono gli elefanti in India?" Gli chiese Clelia guardandolo estasiata.
"Certo! Sono grandissimi. Ho visto anche delle bellissime ed elegantissime tigri."
"E non ti hanno mangiato?" Chiese la bambina, spaventata.
"Come vedi sono qua. Sono stato più veloce di loro." Le fece un occhiolino.
"Non ci credo." Gli disse assottigliando gli occhi con fare accusatorio.
Allora Luca cominciò a trafficare sul suo telefono finché non trovò un video che lo mostrava vicino ad una tigre, intento nell'accarezzarla mentre dormiva. Ma, ad un certo punto, la tigre aprì gli occhi e ruggì così si vide l'uomo scappare ed urlare.
Calò il silenzio. Clelia si era un po' spaventata. "Poi ci sono anche le scimmie, sai? Non puoi capire come sono dispettose!" Cominciò a raccontare per alleggerire l'atmosfera. "Un giorno avevo comprato delle noccioline al mercato e mi ero seduto sotto un albero, e c'era questa scimmia che si reggeva ad un ramo con i piedi e con le mani mi rubava le noccioline." Risero. "Quando me ne accorsi la sgridai e lei mi diede uno schiaffo dietro al collo."
"E le persone come sono?" Chiese Alice con occhi sognanti. Le sarebbe piaciuto viaggiare, scoprire il mondo, conoscere tante lingue e tante culture diverse, assaggiare ogni genere di cibo e toccare con i piedi i diversi tipi di sabbia.
"Colorate. Penso che questo sia l'aggettivo più esaudente." Disse dopo un attimo di riflessione. "Colorate e numerose. Ci sono un sacco di persone, davvero tante, e vestono con i colori più disparati. I loro abiti sono comodi e di una stoffa morbidissima, non ho la più pallida idea di come li cuciano però." Finì di mangiare la pasta e mandò giù l'ultimo boccone per poi pulirsi la bocca con un tovagliolo. "Le famiglie sono numerose, una donna può avere dai sette ai dodici figli e tutti lo trovano normalissimo. C'è tanta povertà, è vero, ho visto anche le parti più brutte della penisola, ma vi assicuro che c'è Amore in ogni nucleo familiare. È grazie alle persone che mi hanno ospitato che ho capito il vero senso della parola famiglia."
"E perché sei tornato?" Gli chiese Alice. "Stavi benissimo, hai conosciuto nuovi valori e i paesaggi sono fantastici."
"Tornerò sempre qui, perché è a Roma che ho le mie radici."
Si guardarono ed Alice si ritrovò a pensare che se fra loro in passato ci fosse stato qualcosa, avrebbero davvero fatto faville. Due matti come loro avrebbero anche rivoluzionato il mondo, insieme. Gli sorrise e Nat capì quello a cui stava pensando così a bassa voce, in modo che Clelia (che nel frattempo si era alzata da tavola ed era seduta poco più in là a guardare la tv) non lo sentisse, disse: "Non mi guardare con quegli occhietti, Belfiore. Non ci pensare nemmeno. Mi fai venire strane idee." sorrise sghembo. "E so che anche tu stai facendo strane idee."
"Come sei pieno di te, Natale."
"Stai dicendo che non stai pensando a quanto saremmo stati belli insieme?"
"In realtà ci sto pensando, però non penso che ci saremmo amati... saremmo stati solo buoni amici che facevano sesso e scintille. Non penso sarei durata."
Nat si strinse nelle spalle. "Io ti avrei amata."
Alice lo guardò e non rispose. "Smettila seriamente di guardarmi in quel modo, perché mi viene voglia sbatterti al muro." La riprese.
"Il solito porco."
"La solita donna che illude tutti." Le sorrise. Si alzò ed iniziò ad impilare i piatti che erano sul tavolo.
"Grazie per essere rimasto qui." Gli disse mentre lo aiutava.
"Mi fa piacere passare del tempo con te."
"Mi vuoi solo portare a letto." Scherzò.
"Se fosse stata quella la mia intenzione ti assicuro che saremmo a letto in questo momento." Ridacchiò, mentre Alice alzò gli occhi al cielo. Nat le scompigliò i capelli rossi e poi le cinse le spalle con un braccio dicendole: "Ti voglio bene."
"Ti voglio bene anche io." Gli diede un bacio sulla guancia.

Eravamo ReTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon