Indissolubile

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Si trovava davanti alla porta di casa Maffei, con Clelia che la teneva per mano. Stava fissando la porta intensamente, quasi terrorizzata, mentre sua figlia la guardava stranita. "Mamma perché non suoni?" Le chiese senza ottenere risposta.
Era ritornata a molti anni prima, quando aveva trovato il cane in spiaggia e tranquillamente aveva suonato alla porta dell'appartamento che stavano condividendo. Giorgio le aveva aperto, in boxer, e dietro di lui c'era quella ragazza dai capelli scuri di cui non le era mai interessato il nome. E se la situazione si fosse ripetuta? In fondo gli aveva detto di non volerlo più vedere, magari aveva altro da fare, un'altra da farsi.
Clelia le strinse la mano, come per infonderle coraggio, e poi la scosse dicendole: "Dai mamma! Suona che voglio rivedere papà."
Ed Alice suonò.
"Arrivo!" Si udì da dietro la porta, prima che questa venisse aperta.
Giorgio era in boxer e sua figlia non parve farci caso mentre gli saltava addosso, in cerca di un abbraccio che non tardò ad arrivare. I suoi genitori si guardavano negli occhi, corrucciati. Alice si schiarì la voce: "Interrompiamo qualcosa?"
"Ti pare... entrate pure." A quelle parole fu come se un peso le venisse tolto dal centro del petto, e gli sorrise debolmente.
Fece accomodare entrambe e Clelia trovò subito qualcosa da fare: giocare con Paolo, che non aveva neanche guardato in faccia Alice.
Lei e Giorgio, quindi, erano rimasti soli. "Caffè?" Si appoggiò al frigo e la guardò, era seduta sul divano con il capo chino.
"No, grazie lo stesso."
"Sigaretta?" Scosse la testa con ancora lo sguardo basso ed il biondo sospirò. "Quindi hai perso il lavoro..." imbastì, e la donna alzò la testa per poi sorridergli.
"Già. Che merda."
"Sei venuta qui per cercarne uno?"
Sbuffò una risata. "Ci ho perso le speranze. Sono settimane che invio curriculum a destra e a manca, si vede che le rosse sono passate di moda." Disse, facendogli scappare una risata. "Sono venuta qui per... risolvere?"
Giorgio si fece serio. "Non c'è niente da risolvere, Alice. Sei stata cristallina l'ultima volta che abbiamo parlato."
"Sarò pure stata cristallina, ma tu ci sei rimasto male."
"E quindi?"
"E quindi volevo parlarne!"
"Se non mi ami, se non vuoi sposarmi, non c'è niente di cui parlare. È così e basta." La voce era bassa e piena di rancore.
"Ti ho spiegato le mie ragioni l'altra volta, nel tuo ufficio." Gli disse fra i denti.
"E allora che cazzo ci fai in casa mia?!" Tentò di tenere il tono di voce basso, ma ovviamente i bambini sentirono.
Paolo sorrise e Clelia lo guardò di sbieco. "Perché ce l'hai tanto con mia madre?"
"Vuole prendere il posto di mia madre."
"Ti sbagli." Incrociò le braccia, offesa. "Lei e Beatrice erano molto amiche. Infatti mamma non ha detto a papà di me perché così lui stava con voi." Aveva un'espressione corrucciata, era molto infastidita dalle parole del fratello.
"Non lo chiamare così. Lui per te è Giorgio." Le tolse dalle mani il giocattolo con cui si stava intrattenendo, nervosa, e lo lanciò lontano. "È mio padre, e sono i miei giocattoli." Disse duramente, ma la voce parve lamentosa alle orecchie della bambina. "Tu e quella puttana di tua madre non c'entrate niente!" Urlò istericamente.
"Mia madre non è una puttana!" Gli urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e delle lacrime cominciarono a formarsi agli angoli degli occhi, ma non avrebbe pianto davanti a lui per principio.
I genitori, sentendo quel trambusto, lasciarono perdere il loro litigio per andare a vedere cosa stesse succedendo nella stanza di Paolo. Trovarono Clelia a cavalcioni sopra di lui che gli tirava i capelli mentre Paolo cercava di ribaltare la situazione, e dopo un attimo ci riuscì e le morse la spalla.
Alice era paralizzata, quindi fu Giorgio a separarli (dando uno schiaffo ad entrambi e rimproverandoli). "Tu a lei non la devi menare, papà! Non è tua figlia!" Gli urlò contro, poco dopo che aveva colpito il visino della bambina.
"Paolo che diamine dici? Clelia è mia figlia e voi siete fratelli." Ribatté confuso.
"Tu sei solo mio!" Cominciò a frignare. "Sei solo mio!" Ripeté. "Ti vogliono portare via come hanno portato via la mamma, papà! Tu sei cieco!"
Giorgio alzò lo sguardo per incontrare quello di Alice, che era mortificata.
No, loro due non erano destinati a stare insieme o (peggio) a sposarsi.
Prese la mano di Clelia saldamente e la bambina restituì alla madre la stretta sicura, come per dirle che era d'accordo. "Noi andiamo." Annunciò. "Ciao Giorgio, ciao Paolo."
Ricevette in risposta solo un cenno da parte dell'uomo, mentre il bambino guardava entrambe come se fossero Satana in persona.

Eravamo ReWhere stories live. Discover now