Epilogo

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In una notte stellata, in una terra lontana, oltre l’Oceano, un aereo è appena atterrato all’aeroporto. Sembrerebbe un fatto ordinario, di tutti i giorni, se solo non fosse che l’aereo ha trasportato per migliaia di chilometri un solo passeggero e che questo passeggero abbia scatenato un trambusto all’aeroporto: polizia, sicurezza, transenne… tutto chiuso. L’uomo che lo accompagna trasporta le sue valigie; in tutta fretta salgono su un SUV nero e sfrecciano via confondendosi nella macchia scura della notte, fino ad inoltrarsi in una stradina immersa nel verde e nel buio di Santa Ynez Valley, tra numerosissime curve polverose.
Non appena oltrepassa i cancelli di una residenza che sembra esonerata dal resto del mondo, senza tempo né età, una donna lo accoglie con un sorriso dicendo: -Welcome back! Neverland missed you.
E’ notte fonda, ma l’uomo, invece di riposarsi dopo il lungo viaggio, decide di arrampicarsi su un albero, il suo albero, con un’agilità mai vista prima e si siede su una piattaforma di legni incastrati che svetta su un possente ramo. Con una calma e un’eleganza mai vista, accavalla un piede sull’altro, posa la schiena al tronco e dalla tasca del pantalone sfila quella che sembrerebbe una lettera. Alla pallida luce della luna comincia a leggerla. Il suo sorriso sul volto si fa sempre più accentuato, sembra quasi quello di un angelo. Quando finisce di leggerla è commosso, nonostante sia già la terza volta che compie quel gesto. Non avrebbe mai pensato di significare così tanto nella vita di qualcuno, eppure è così, e in parte gli sembra che la sua solitudine si smorzi un po’. Sfoderando un altro sorriso, solleva lo sguardo al cielo e sussurra: “I love you more. See you soon.”

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