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Il giorno tanto atteso è arrivato. Tra qualche ora partirà il nuovo concerto del Bad World Tour: Live in New York!
Sono emozionatissima, tutti questi giorni di prove e preparazioni e finalmente stiamo per salire su quel palco con la convinzione che questa è la volta definitiva. Ma sono anche preoccupata, molto, per paura di sbagliare, deludere qualcuno... le solite paure che ho quando devo fare qualcosa, ma questa volta amplificate perché c'è Michael, ci sono i fans e c'è un palco su cui ci si gioca il tutto per tutto.
E' appena finita la telefonata con i miei genitori. E' vero, ho tante cose a cui pensare, ma una telefonata rassicurante da parte della mia famiglia fa sempre molto piacere. Non sono nel pieno delle mie forze e questo per colpa di questa tremenda ansia.
"Insomma Claudia! Non è da te essere così preoccupata. Dopotutto non dovrai fare nulla di diverso rispetto a quello che hai provato in questi giorni. Persino Michael ti ha detto che sei brava e che puoi farcela, che ti prende? Non rovinare un momento così bello della tua vita a causa dell'ansia!" Beh, questo me lo dico solo per tranquillizzarmi perché tra le prove dove se si sbaglia si può riprovare e dove non c'è nessuno a guardarti, e un tour con il tuo idolo, davanti a milioni e milioni di fans, con telecamere dappertutto, ce ne passa di differenza!
Vorrei tanto gettarmi tra le braccia dei miei genitori, sentire le parole dolci di mia madre e quelle confortanti di mio padre. Vorrei rivedere la mia libreria e l'angolo dedicato ai più piccoli (quanti bambini si saranno seduti a quel tavolino durante la mia assenza?), ballare senza regole né precisione con Alessandra in quei pochi metri quadrati che avevamo e condividere con lei le mie fantasticherie da mattina a sera. Mi mancano molto.
-In ansia per il concerto?- chiede Dominc all'improvviso, facendo sfumare i miei pensieri come in una nuvoletta di fumo.
-Abbastanza... per me è la prima volta. E tu?
-Un po', ma come al solito so che quando arrivo sul palco l'ansia svanisce. Ballo con Michael da quando il tour è cominciato con la prima data in Giappone.
-E come fai a non pensare alle telecamere, alla gente, alla paura di sbagliare...? Come si fa?- chiedo nella speranza di ottenere una risposta soddisfacente.
-Non c'è un modo per dimenticarlo adesso, ma quando salirai su quel palco con Michael lo farai, vedrai che cambierà tutto. Succede sempre, è una specie di magia.
Annuisco con un sospiro, come per dire "Ho capito, speriamo che sarà come dici tu", ma non sono convinta di questo. Che cosa intende per magia? La mia paura aumenta, ma con essa anche la voglia di cominciare al più presto.
-Ragazzi, ascoltatemi bene!- Michael cattura l'attenzione di tutti, con la sua voce bassa e timida, ma decisa. -So che siete molto preoccupati per quello che state per affrontare. Per alcuni è la prima volta- mi lancia un'occhiata e sorride -per altri no. Il segreto per scacciare questa paura è ripetersi: "Posso farcela, sono il migliore!" e crederci fino in fondo. Ricordate: Thinking is the biggest mistake a dancer could make. You have to feel. Abbiamo provato tanto, ci siamo impegnati tanto, ma ora è il momento di realizzare il nostro scopo, portare amore e pace attraverso la musica e un sorriso sul volto degli altri. Il momento in cui tutti si danno la mano e cantano... persone di ogni razza sono lì... Quella è la cosa più bella e gratificante e nessun altro ha il potere di unire così tante persone se non la musica. Vi ringrazio tutti dal profondo del cuore per aver deciso di partecipare. Dopo il discorso mettiamo tutti le mani al centro. -Michael!!!- gridiamo, sollevandole insieme. Applaudiamo al nostro Maestro, emozionati.

Il palco mi sembra molto più grande di quello dove abbiamo provato quest'ultima settimana. Nonostante siamo arrivati tre ore prima dell'inizio ufficiale, ci sono già tantissimi fans urlanti ad attenderci dietro i cancelli chiusi dello stadio. Giriamo più al largo possibile per non far vedere il nostro arrivo e ci parcheggiamo dietro all'intera struttura. Si sta già facendo buio, ma gli ultimi raggi di sole lasciano ancora intravedere i tecnici al lavoro che collaudano gli ultimi strabilianti dettagli aggiunti al palco. E' tutto così perfetto, tutto così emozionante. Ci cambiamo in fretta e furia nei camerini, poi ci mettiamo comodi sulle poltrone e ci lasciamo truccare. Dopo un'ora e mezza se non più di seduta dalla truccatrice personale di Michael, Karen Faye ho la faccia che mi prude per il quintale di cerone. La seduta di trucco più lunga di tutta la mia vita! Sono abituata a mettere solo un po' di fard e un filo di mascara per uscire... Michael mi aveva raccontato che la seduta più lunga, durante il corso della sua carriera, era stata quando aveva recitato in The Wiz con Diana Ross. Lui faceva la parte dello spaventapasseri. Insomma, quattro ore e mezza! Per me un tempo lunghissimo e straziante, per lui rilassante. In quel periodo era affetto da acne e vitiligine insieme e il fatto di coprire tutti quei suoi difetti lo faceva stare bene. Non deve essere facile per un artista sempre sotto i riflettori subire il giudizio della gente per ogni minimo dettaglio fuoriposto. E' questo quello che li spinge a cambiare per essere accettati. Sono vulnerabili, e Michael in special modo.
Ed ecco che arriva anche lui alle nostre spalle. Mi volto e rimango senza fiato. Vederlo da così vicino con i vestiti che ho provato nell'hotel, più alto del solito, imponente; mi perdo nella bellezza della sua eleganza. È perfetto in questi vestiti. I pantaloni attillati lo fanno sembrare ancora più slanciato e la giacca con gli stemmi con le aquile è da sogno! E' simile a quella che indosso, ma portata da lui è un'altra cosa. Sotto la giacca c'è un body argentato, alle dita ha dei cerotti (dettagli artistici che usa per personalizzare ancora di più la sua immagine) e ai piedi i calzini bianchi che ricadono nei soliti mocassini neri.
Ancora dietro le quinte, ci stringiamo le mani in cerchio, chiudiamo gli occhi e rimaniamo per un attimo in silenzio, una preghiera che vada tutto per il meglio; questa è l'ultima cosa che facciamo prima dell'inizio del concerto. Infine battiamo le mani per caricarci, mentre Michael sfodera il suo sorriso abbagliante per rassicurarci e il suono della sua voce basta a tranquillizzarmi quel poco che mi basta per dire "Okay, sono pronta. Ce la posso fare."

Rimaniamo dietro le quinte, come una gabbia, senza poter sbirciare fuori. In un certo senso è meglio, almeno non penso a quello che mi aspetta lì fuori. Uno dei collaboratori ci comuncica che da quando si sono aperti i cancelli, tutti i fans si sono riversati riempiendo l'intera area del prato e le tribune. L'avevamo percepito, le urla aumentano sempre di più. Sarebbe inimmaginabile pensare che si possa gridare più forte di come è ora, eppure il suono non diminuisce, ma aumenta. I musicisti sono già sul palco, così Ricky Lawson fa partire un colpo di batteria, due colpi di batteria come stabilito, giusto per creare più tensione. Le urla crescono al massimo. Questo significa che il concerto comincerà a breve. Dopo una breve pausa un altro colpo di batteria, due colpi e avanti, sempre così. Il pubblico attende Michael, lo so perché anche io sono stata uno di quei puntini in mezzo alla folla. Siamo tutti molto nervosi e per scaricare la tensione ci riscaldiamo, pronti ad entrare in scena in qualsiasi momento.
E poi arriva il momento tanto atteso. Su un enorme schermo vengono proiettate le immagini a led dei mocassini che fanno il moonwalk, tutte le luci si spengono e Michael sale in silenzio sul palco senza essere visto. Noi ci affianchiamo a lui in posa, come statue di marmo. Ecco, sono finalmente su questo palco!

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