Capitolo ventiquattro

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Può diventare davvero snervante avere qualcuno accanto che è arrivato al l'obbiettivo che da tanto voleva raggiungere. Sopratutto se è anche la tua meta. Sirius coglieva ogni singolo momento lontano da occhi indiscreti per sfoggiare la sua abilità. Un attimo c'era un ragazzo, l'attimo dopo c'era un cane.
James e Peter, i quali non riuscivano a andare oltre a dei baffi o una coda, provavano grande invidia.
-La puoi piantare?- chiese James un giorno, mentre Sirius versione cane si grattava un orecchio. Non ricevette alcuna risposta: non si può parlare da Animagus.
Il giorno stesso in cui il ragazzo era riuscito nell'impresa, i Malandrini andarono da Silente. Il preside li fece sedere sul divanetto in peltro del suo studio, apparentemente non interessato a cosa stavano per dirgli. Quando, però, Sirius disse che ce la aveva finalmente fatta, un bagliore si diffuse negli occhi del professore.
-Davvero, Black? Sono... scioccato-.
Sirius gli diede una prova del suo successo.
-Davvero molto bravo. Eccellente, direi. E invece voi, Potter e Minus?-.
I due scossero la testa, avviliti.
-Tranquilli. Forse tra due, tre anni ci riuscirete-.
James e Peter avevano sbarrato gli occhi, orripilati.
-Due anni?! Credevo che tra una settimana ce la avrei fatta anche io- esclamò James.
-No, Potter. Black c'è riuscito così velocemente perché sapeva evocare un Patronus. Poche persone alla vostra età ci riescono. Sarà già tanto se ci riuscirete entro l'ultimo anno, intendo a fare la vostra trasformazione-.
Quella notizia rattristo' talmente tanto James che passo' le settimane dopo a studiare duramente. Non fece nemmeno molto caso al ritorno di Remus dalla foresta proibita (si era trasformato di nuovo).
Tutto quello che riusciva a produrre erano però delle orecchie, baffi e un solo corno. Rinuncio' anche a di Quiddich.
-Potter, senza di te non potremo mai vincere la Coppa. Ti devi allenare- gli aveva detto Martin quando si era scusato per l'assenza.
Lily Evans ogni volta che lo vedeva si limitava a stamparsi sul volto un sorrisetto testardo che significava:'No Potter. Mai, Potter'.
Questo lo convinse a lasciarla in pace.
Si diceva che ci avrebbe provato tra qualche anno. Ma non sapeva ancora a quanti 'no' doveva abituarsi.

I MalandriniWhere stories live. Discover now