Capitolo ventuno

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Le settimane passavano lente. I Malandrini non rinunciavano a studiare sodo per la questione 'Animagus', anche se si avvicinavano sempre di più gli esami di fine anno.
Quel giorno era già da tre ore che studiavano  e avevano cominciato i primi tentativi di trasformazione.
-Tocca a te, James- annunciò Remus, esasperato.
-Se non ce la hanno fatta Sirius e Peter, non ci riesco nemmeno io-.
-Almeno provaci!-.
James prese un profondo respiro e cominciò il regolamento.
Concentrazione. Animagus. Trasformazione. Velocità...
Dopo una decina di minuti riaprì gli occhi, avvilito.
-Visto? Non ci riesco!-.
Ma non ricevette alcuna consolazione o giudizio dai suoi amici. Lo fissavano, con gli occhi sbarrati e spaventati.
-Perché mi fissate? Eh dai, smettetela!-.
Si alzò dal divanetto della Stramberga e arrivò allo specchio che era attaccato sulla parete opposta.
Quando vide il suo riflesso fece un balzo di un metro. Un lungo e splendente corno (da forse ariete? Cervo?) gli spuntava dalla parte destra della testa.
Rimasero lì, senza dire nulla, spaventati. Dopo una ventina di minuti Remus fu capace di balbettare:- Dobbiamo andare da Silente-.
Fecero indossare il Mantello dell'invisibilità a James e, con un po' di difficoltà, arrivarono all'ufficio di Silente.
-Wow, è la prima volta che non siete tutti insieme. Dove avete lasciato Potter, stasera?- chiese il preside, facendoli entrare.
Quando si assicurò che la porta fosse ben chiusa alle sue spalle, James si tolse il Mantello, mostrando il lungo corno bianco. Silente non rimase pietrificato come si aspettavano che facesse. Si limitò a sorridere debolmente.
-Sapevo che prima o dopo sarebbe successo-.
Si scosto' dalla sedia cigolante e aprì un armadio apparentemente troppo piccolo per contenere tutta la roba che nascondeva. La fialetta che vi estrasse aveva un colore nauseante e triste. Tuttavia, se sei un mago, sai che le cose più schifose sono quelle che fanno più effetto.
-Dovrebbe funzionare- disse, porgendola a James, il cui capo pendeva imperterrito dalla parte destra.
-Professore è sicuro che...?-.
-Oh, mio caro Lupin. Se mi basassi solo sulle cose di cui sono sicuro, dubito che avrei superato il mio decimo giorno di vita-.
Remus rimase perplesso, evidentemente intento a capire meglio le parole saggie del preside.
La fiala funzionò come previsto. Il corno altezzoso sparì dal capo di James. Il giorno dopo succedette una cosa simile anche a Sirius e a Peter. Al primo spuntò una coda pelosa e nera e al secondo dei baffi da ratto.
James si rifiuto di ritentare, anche se Silente aveva lasciato loro la fiala.
La settimana seguente ospitava nell'orario la partita di Quiddich contro i Corvonero. Ogni volta che James ci pensava, gli saliva un vagone insormontabile in gola. Non poteva permettersi si lasciarsi scappare il boccino.
La sera prima della partita rimase in biblioteca. Non voleva stare con gli altri, gli avrebbero solo fatto venire più ansia. Dovette ammettere, però, che poteva trovare una scusa migliore per rimanere in biblioteca. 'Devo studiare erbologia. Ho trovato un argomento interessante' era davvero poco convincente. Remus aveva strabuzzato gli occhi, Sirius aveva iniziato a ridere e Peter si era limitato ad addentare un'altra coscia di tacchino.
La biblioteca era silenziosa e buia. Si sedette ad un tavolo e rimase a fissare a vuoto un libro a caso. Si appisolo' velocemente, appoggiando la testa sul tavolo. Quando sentì la porta aprirsi sussulto' e si stropiccio' violentemente gli occhi. Troppo impaurito per chiedere chi fosse, rimase lì ad aspettare che quel qualcuno sbucasse dagli scaffali. La prima cosa che vide fu una ciocca rossa.
-Ciao, James- disse Lily, andando a sedersi di fronte a lui.
-Che ci fai qui? Dovresti essere a dormire-.
-Anche tu, se è per quello- ribatte' lei.
Seguirono alcuni minuti di silenzio. Poi lei si decise a riprendere la conversazione.
-Bene, dimmi. Pronto per domani?-.
James chiuse gli occhi. Voleva andarsene, non aveva nessuna voglia di rimanere lì con 'l'amichetta di Sev'.
-No. Ma dimmi tu una cosa, Lily. Cosa ti spinge a parlarmi? Non c'è più Mocciosus che ti ascolta?-.
La ragazza sembrò riflettere un attimo sul da farsi.
-Perché sei così geloso? Possiamo essere amici anche se sono amica di un Serpeverde-.
-Oh, no. Tu non capisci. Lui non è un Serpeverde qualunque-.
-Non ti ha fatto nulla, James-.
Era duro ammetterlo, ma era vero. Cosa gli aveva fatto mai Mocciosus?
-Sai come è. O sei amica sua, o mia- disse, vergognandosi un pochino della situazione ridicola.
Lei sembrò schifata da quella modalità.
-Sai che ti dico?- disse, alzandosi -Non me ne importa niente. Siete tutti così, voi maschi-.
E in un tempo troppo breve sparì fuori dalla biblioteca.

I MalandriniWhere stories live. Discover now