Capitolo 28

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Manu pov's
È notte fonda ormai, sono a casa mentre mia madre parla con i poliziotti. Dopo lo sparo alcuni agenti ci hanno portati qui, mentre gli altri hanno portato quello che dovrebbe essere mio padre in ospedale. Quando Mark mi ha detto di andare via ho chiamato subito la polizia, e fortunatamente il cellulare prendeva, sono arrivati giusto in tempo.

Qui accanto a me c'è Mark, ha passato di tutto a causa mia... Mi rimbombano ancora in mente le parole dette da quell'uomo. Quindi mia madre mi ha mentito per così tanto tempo, ma se non era lui, allora chi è mio padre..? Ora che ci penso potrei collegare questo alla storia che mia madre mi ha raccontato: e se quella donna fosse stata lei da giovane? Quindi questo Alexander Bianchi dovrebbe essere mio padre...

-Manu... Va tutto bene?- mi chiede Mark vedendomi assorta nei miei pensieri.

-Quell'uomo non era mio padre. Quella donna mi ha mentito per tanto tempo...- dico con le lacrime agli occhi. Mi prende per mano e mi porta fuori a prendere un po d'aria, siamo al piccolo parco vicino casa mia.

-Che ne dici di parlare?- mi chiede dolcemente.

Lo abbraccio di colpo è ricambia accarezzandomi poi la guancia. Adoro questa sensazione. I brividi che percorrono la schiena, questo senso di protezione... Vorrei restare per tutta la vita così.

Inizio a singhiozzare.

-Mark, lei mi ha... mi ha mentito!- esclamo piangendo.

-Non credi sia meglio parlarne prima con lei e poi andare alle conclusioni?- mi chiede.

-Neanche morta! Io con lei non ci parlo!- dico continuando a singhiozzare.

-E allora come farai a scoprire chi davvero è tuo padre?- dice.

-Mi ha raccontato una storia, dove c'era una donna (...)- gli racconto ciò che mi ha detto un paio di giorni fa mia madre. Al nominare il nome di quell'uomo fa una faccia sorpresa: lo conosce?

-Alexander... Bianchi? Ne sei sicura?- mi chiede.

-Si... Perché me lo chiedi?- dico curiosa.

-Beh, è solo una supposizione, potrebbero esisterne migliaia di persone che fanno di cognome Bianchi, ma te lo dico lo stesso. Durante l'FFI conobbi un ragazzo italiano, di Venezia, di nome Paolo Bianchi, siamo come fratelli ormai e ancora oggi ci sentiamo per telefono. L'ho incontrato anche al BPOF sempre come giocatore italiano. Una volta mi è capitato di sentire una sua chiamata e parlava con qualcuno che cercava suo padre, disse il nome e mi sembra che si chiamasse proprio Alexander, ma non ne sono sicuro. Non voglio darti false speranze.- dice.

-Potrebbe essere come dici però comunque mia madre mi ha mentito, la donna a cui ho dato tutta la mia fiducia...- rispondo continuando a piangere.

Mi stringe a se di più cercando di farmi calmare, è devo dire che ci riesce molto bene.

-Se vai a parlare con tua madre e risolvi tutto, ti prometto che troverò un modo per partire per l'Italia e andare a trovare Paolo, solo io e te, forse riusciamo a scoprire qualcosa!- esclama.

-Lo faresti davvero?- chiedo guardandolo intensamente.

-Certo! Ma non dimenticare la discussione con tua madre!- dice con un sorriso malefico.

-Va bene, ma non ti prometto niente!- dico sorridendo.

Restiamo nella stessa posizione di prima per una decina di minuti, finché mi viene voglia di farlo soffrire un po tanto, SOLLETICO.

Inizio a fargli appunto il solletico è mi supplica di smetterla, ma io sono buona e non lo faccio. Mi blocca e inizia a rincorrermi. Inciampo e visto che correva a qualche centimetro di distanza da me, cade automaticamente anche lui. Su di me. Siamo vicinissimi...
Divento rossa come un pomodoro alla Xavier e lui come un tulipano alla Torch. Restiamo così per qualche secondo, fino a quando il portiere decide di avvicinarsi ancora di più... Le sue labbra sfiorano le mie e avvampo, ma tanto!

Approfondiamo il bacino (A:Aww😍) fino a perdere fiato. Quando ci stacchiamo inizia veramente l'imbarazzo.

-Scu-scusami... Io n-non volevo...- dice lui rosso.

-No, è st-tata colpa m-mia...- continuo io.

-Allora... Ti-ti accompagno?- balbetta. Annuisco e ci avviamo verso casa in assoluto silenzio.

Al nostro arrivo, lui va via ad io vado direttamente in camera, pur sentendo la urla di mia madre. Vuole parlarmi, ma lei non sa cosa mi ha detto mio "padre" prima di fare ciò che ha fatto, o almeno credo... Comunque sia mi chiudo in camera e mi sdraio sul letto con gli auricolari nelle orecchie. Vado nel mondo della musica inazumiana e non, e cado poi nel mondo dei sogni.

"So wipe your eyes!
You know you're not alone,
Don't make me feel alone!

Wipe your eyes!
You know you're not alone,
Don't make me feel alone!

No, you know that
I'm not cool like you,
I'm not true like you...
It's not our world Me Minus You!"

Ciau! Come va? Le frasi alla fine sono di una bellissima (a parer mio) canzone dei The Kolors: Me Minus You. Comunque sembrava adatta al momento: sai che non sei sola, asciuga i tuoi occhi... Ok, sto zitta.
Comunque vi spoilero, come ormai tutti i giorni, che stiamo per incontrare Paolo 😍.
Bye 😙

Insieme Nonostante Tutto - Mark Evans IEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora