quattordici

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Diciamo che l'estate non iniziò proprio nel modo giusto.

Non seguii affatto quello che mi scrissero sul biglietto e che poi ritrovai a casa. Non so per quale motivo, non avevo paura, non avevo paura di combattere, ma solamente perché avevo un brutto presentimento.

Era il 26 giugno oggi e ieri sarei dovuta andare a Groove Street per incontrare quella gente. Sul biglietto c'era chiaramente scritto che se non fossi andata qualcun altro sarebbe stato rapito, perciò cercai di spendere tutto il mio temo insieme a Camila. Lucas e Michael erano fuori città per un lavoro estivo che il padre di Lucas aveva trovato per entrambi, perciò ero molto sicura che entrambi stessero bene dov'erano.

Sul biglietto c'era anche scritto che non avrebbero fatto del male a Jeremy se io mi fossi presentata, ma dal momento in cui non l'avevo fatto, questa era la mia unica preoccupazione.

Stavo aspettando Camila mentre sdraiavo sul mio letto, saremmo dovute andare in piscina insieme ma appena cercai di chiudere gli occhi per alleggerire la mente sentii la porta d'entrata sbattere davvero molto e qualcuno che correva al piano di sopra.

Mi misi seduta sul bordo del letto un po' spaventata e anche un po' confusa, quando ad un certo punto la porta della mia stanza venne aperta da Camila che piangeva. Appena mi vide si buttò tra le mie braccia e io non sapevo esattamente cosa fare.

La mia confusione bloccò i miei pensieri per qualche secondo prima che Camila incominciò a parlare.

"Vogliono me ora," riuscì a dire tra i singhiozzi.

Rimasi a guardarla per qualche secondo, il modo in cui posizionò la testa sul mio petto e le sue mani scongiuravano le mie braccia di tenerla più stretta.

"Cos'è successo?" Fu l'unica cosa che riuscii a dire.

"Mi hanno seguita, una Mercedes con finestrini scuri. Mi hanno seguita lentamente fino a quando sono arrivata qui," disse continuando a piangere. "Perché vogliono anche me?"

"Perché cercano di arrivare a me ferendomi e sanno che tra noi due c'è qualcosa. Camz, ci stanno controllando entrambe e aspettano solo il momento giusto per arrivare a te."

Posizionai meglio il corpo di Camila sulle mie gambe e lentamente incominciai ad accarezzarle i capelli che le arrivavano appena sopra il suo fondo schiena.

"Chiama i tuoi genitori e dì loro che rimarrai qui stanotte," dissi passandole il mio cellulare. "Non mi fido a farti stare in casa da sola dato che loro lavorano la notte."

Chiamò i genitori che le diedero il permesso di rimanere a casa mia per quella notte e passammo quasi tutto il pomeriggio a guardare Netflix. Non volevo affatto portarla fuori quel giorno, cancellammo il nostro piano di andare in piscina e rimanemmo in casa tutto il giorno.

Non avevo mai immaginato che la compagnia di Camila quel giorno sarebbe riuscita a scacciare tutti i miei problemi dalla mente, eppure fu così. Ed era una nuova sensazione per me, dato che non ho mai passato una giornata intera con una ragazza che mi piaceva. Molto probabimente perché Camila fu la prima ragazza a piacermi seriamente e sapevo che non era solamente una stupida cotta.

Camila non era quel bisogno di tenere tra le braccia come tutte le persone che amano qualcuno hanno. Bastava averla vicino per farmi stare bene.

Bastava solamente la sua voce che confessava ogni cosa che le passava per la mente per farmi sorridere. E il pensiero che qualcuno stava cercando di farle del male riuscì a spezzarmi il cuore in mille pezzi.

E questa costante preoccupazione di non essere abbastanza per proteggerla mi mangiava viva. La mia preoccupazione causava solamente degli 'effetti collaterali' che consistevano nel pensare a cosa avrei fatto se l'avessi persa seriamente.

smoke ➳ camrenWhere stories live. Discover now