dodici

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Il giorno dopo il nostro appuntamento fu confusamente diverso in paragone alle settimane che io e Camila avevamo passato insieme prima dell'appuntamento. A scuola, la mattina, l'accompagnavo in ogni sua classe nonostante i miei soliti ritardi e le sue proteste.

Non venne più a casa mia dopo scuola a causa di alcuni impegni che aveva e mi accorsi proprio in quel momento che io volevo vederla e tenerla accanto tutto il tempo.

Per quanto riguardava Jeremy, l'unica cosa che sapevo era che la polizia stava ancora facendo ricerche ma non potevano ficcarci troppo il naso, altrimenti, la mafia avrebbe fatto del male anche a loro.

So che era compito mio cercarlo, ma i genitori di Jeremy non mi lasciarono fare nulla e per quanto volessi mettermi in mezzo sapevo che non potevo esagerare. Da quando Jeremy fu portato via non ebbi più contatti nemmeno con Lucas e Michael. L'unica che rimase al mio fianco fu Camila, e avrei dovuto ringraziarla per questo.

Per quanto riguarda i miei "genitori", hanno provato a convincere i genitori di Jeremy a lasciarli pagare le ricerche ma non hanno accettato. Anzi, hanno sbattuto i miei "genitori" fuori casa proprio come fecero con me.

Sapevo che avrei potuto fare qualcosa, insomma, era me e mio fratello che la mafia voleva, ma non sapevo assolutamente da dove partire. Occupavo il mio tempo tenendo sotto controllo Camila.

Ma più giorni passavano, più cose strane accadevano.

In questo momento ero seduta in cucina con un biglietto tra le mani di cui avevo una paura tremenda ad aprire.

Ma di cosa avevo paura esattamente? Uno dei miei migliori amici era scomparso e la mafia ci sta alle costole. Dovrei ringraziare il mio vero padre per tutto ciò.

Dopo quasi quindici minuti presi il coraggio di aprire il bigliettino ma non lessi immediatamente il contenuto. Anzi, lo rigirai e rigirai tra le mani sperando che non fosse qualcosa di brutto.

Appena presi il coraggio girai il biglietto nel verso giusto.

"Fai ciò che è scritto in questo biglietto e nessun altro verrà più preso."

La prima cosa che riuscii a leggere fu quella e diciamo che la voglia di continuare a leggere diminuì.

La prima frase era stata scritta in stampatello con un pennarello nero, mentre il resto era solamente scritto sempre in stampatello ma con una semplice penna.

"Credo che arrivata a questo punto hai capito chi è la causa della scomparsa del tuo amico. Ci teniamo a dire che non gli faremo del male se tu seguirai queste piccole regole.

1. Non far sapere nessuno di questo biglietto: polizia, amici, genitori.

2. È importante che non coinvolgi qualcun altro perché quello he vogliamo sei tu.

3. Groove Street, 24.

4. 25 giugno."

Arricciai il biglietto tra le mani e lo gettai sull'isola della cucina.

"Merda," mormorai anche se nessuno poteva sentirmi dato che ero sola a casa.

"Cazzo, cazzo, cazzo," continuai.

Ero nervosa, ero arrabbiata e sapevo che l'unico in cui dovrei essere erano le braccia di Camila e non ci pensai due volte a mettere in moto il mio vecchio motorino. Non persi tempo nemmeno a mettere il casco, non m'importava in quel momento. Sfrecciai via da casa mia e poco dopo ero davanti casa di Camila. Abitava a quasi cinque chilometri da casa mia.

Scesi dal motorino gettandolo nel giardino e bussai alla porta della sua piccola ma accogliente casa.

"Un attimo!" Sentii la voce di Camila urlare dall'interno e poco dopo quella meraviglia di ragazza aprì la porta con un espressione sorpresa.

smoke ➳ camrenWhere stories live. Discover now