❧Uccidimi con gentilezza.

3.7K 402 511
                                    

Quando sentì quel rumore provenire dal piano di sopra non se ne preoccupò tanto, ma poiché in casa oltre lui c'era solo Jin, aveva pensato bene di controllare cosa fosse successo. Non perché si fosse preoccupato che fosse successo qualcosa al ragazzo, ma perché, in qualunque caso, se fosse successo qualcosa e lui non avesse fatto niente ne sarebbe stato in parte responsabile. Non gli andava di sentirsi responsabile di qualcosa che non aveva realmente fatto. Così salì in fretta e furia al terzo piano, e restò sorpreso quando, aprendo la porta della camera del ragazzo, vide che all'interno non c'era nessuno. Eppure il rumore proveniva da lí quasi certamente. Stava per uscire dalla stanza, quando qualcosa gli disse di controllare il bagno. Perché avesse pensato una cosa simile non lo sapeva, ma quando aprì la porta preferì non averlo mai fatto. Gli si gelò il sangue nelle vene, e, per la prima volta nella sua vita fu colto dal panico più totale. Era sempre stato uno che non si spaventava alla vista del sangue o che aveva paura, in generale, di quel genere di cose. Era uno abbastanza deciso: se c'era qualcosa da fare e la situazione era difficile, riusciva sempre a trovare una soluzione per uscirne. In quel momento, però, si sentì talmente tanto piccolo, inutile e spaesato da sentirsi come una piccola formica che non sa dove andare o come muoversi. Non riusciva neanche a credere che quello che avesse avanti agli occhi fosse Jin, figurarsi a fare qualcosa. Quando riprese il controllo di se stesso si catapultò a vedere cosa fosse successo.

"JIN, PORCAPUTTANA, COSA CAZZO HAI FATTO?!" urlò, nella speranza che il ragazzo fosse ancora cosciente. Non ricevendo alcun cenno, iniziò a preoccuparsi ancora di più.

Si ripeteva di restare calmo; non era decisamente il momento per lasciarsi prendere dal panico e pensare al peggio. Doveva solo pensare ad aiutarlo, adesso. La prima cosa che fece fu controllare se fosse ancora vivo, e una volta accertatosi che sì, per fortuna, il suo cuore batteva ancora, seppur molto lentamente, provò a capire cosa fosse successo. Quando vide un barattolino rotondo contenente dei farmaci sul pavimento lo prese e ne lesse la scritta. Quando capì cosa fosse si accigliò.

Da quando Jin prende antidepressivi?

Si era chiesto, ma ovviamente non avrebbe trovato risposta continuando a stare così. Se Jin ne aveva presi troppi -ed era sicuro che così fosse andata la faccenda- non doveva perdere tempo a portarlo in ospedale. Prima però doveva evitare che perdesse altro sangue, altrimenti in ospedale non ci sarebbe arrivato, così gli strinse un asciugamano attorno al braccio, premendo con forza. Normalmente avrebbe fatto malissimo, per quanta forza ci aveva messo, ma ovviamente questo Jin non poteva saperlo, ed era un bene. Non doveva fargli perdere altro sangue, e lui non doveva perdere altro tempo. Anche se continuava ad avvertire quella profonda sensazione di panico, cercava di non darle conto, perché non poteva farsi prendere dal panico e lasciar morire Jin. Il solo pensiero gli faceva sentire una strana sensazione all'altezza dello stomaco. In un'altra situazione si sarebbe fermato a riflettere sul perché di quella cosa, ma in quel momento non aveva neanche il tempo di pensare, figurarsi di pensare a quel genere di cose. Era decisamente uno di quei momenti in cui avrebbe voluto che quelli che si definivano come "i suoi genitori" fossero stati presenti, giusto perché in quel caso si sarebbero potuti rivelare utili. Alla fine fu costretto a fare tutto da solo. Non era ovviamente il caso di chiamare un'ambulanza e aspettare che arrivasse, quindi ringraziò ogni divinità esistente quando vide che una delle due auto di suo padre era ancora in giardino.

Fu una corsa contro il tempo, una corsa che in realtà durò anche troppo per i suoi gusti. Maledisse il traffico e la gente che, per Dio, la patente non l'avrebbero davvero dovuta avere. Ogni tanto rivolgeva qualche sguardo a Jin, che pareva quasi dormiente. Sperava fosse così, perché altrimenti non avrebbe davvero saputo cosa fare. L'asciugamano era pregna di sangue, ma almeno ne aveva rallentato la fuoriuscita. Quando finalmente arrivarono in ospedale non ci volle molto per ritrovarsi circondato da infermiere e medici.

Yuanfen [NamJin.]  Where stories live. Discover now