❧Materiale fragile: Maneggiare con cura.

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Due sono i sentimenti più forti che io abbia mai provato nella mia vita: la tristezza e l'amore. La prima è veramente pericolosa; è silenziosa, si insinua dentro l'anima e non hai neanche il tempo per accorgertene, che l'ha già divorata. È come una vipera, velenosa e silenziosa, striscia verso di te e non ti lascia via di scampo, e se non sei abbastanza forte per liberartene, puoi restarci secco. La tristezza mi ha sempre accompagnato lungo il corso della mia vita e, col tempo, senza che me ne rendessi conto era diventata la mia migliore amica. Non mi lasciava mai davvero solo, era sempre lì, in un angolo, pronta a divorarmi vivo, a lasciarmi senza forze, a farmi pensare alle peggiori delle cose che potessero venirmi in mente. È letale, la tristezza. Ma anche l'amore non scherza. L'amore è un sentimento fortissimo, non tutti riescono a provarlo, ma quasi invidio queste persone, a dire il vero. L'amore è un po' come l'oceano e quando sei innamorato è un po' come stare in mare aperto: non sai se nuotare o semplicemente lasciarti affogare, ma sai che sta a te scegliere, e se nuoti, magari riuscirai a raggiungere un porto sicuro e allora starai bene, sarai felice. Se invece, al contrario scegli di affondare, sai che, per quanto prima o poi arriverà, la morte sarà lenta e tanto, tanto dolorosa. Io avevo scelto di affondare, ma non per mia volontà, perché avrei voluto davvero raggiungerlo quel 'porto sicuro'. Avevo scelto di affondare, semplicemente perché non avevo altra scelta, perché così sarebbe stato tutto più facile. A volte è meglio lasciar andare qualcosa piuttosto che inseguirla inutilmente, se questa è imprendibile. E così avevo fatto io, avevo semplicemente rinunciato, perché avevo capito che quello che volevo era decisamente imprendibile.

Era tutto finito, tutto quello che era successo in quel mese era stato eliminato dalla sua memoria, ma non dalla mia ovviamente. Mi sentivo sempre più vuoto, giorno dopo giorno, e sentivo che la tristezza mi stava lentamente divorando. La parte peggiore, era stata il giorno seguente alla fine del gioco, forse perché solo in quel momento avevo realizzato cosa fosse successo veramente, e solo in quel momento tutta l'illusione che avevo vissuto si era annullata. Il giorno dopo, infatti, mi aveva totalmente ignorato: non un cenno, non uno sguardo, non una parola. Nulla. Era come vivere con un fantasma. Ero veramente tentato dal rivolgergli parola, ma sapevo che sarebbe stato un errore. Mi sentii profondamente triste, quando, durante l'intervallo, mi diressi verso la quercia, che ormai era diventata 'nostra', e la trovai vuota. Era più spoglia e morta del solito, forse anche lei avvertiva la mia tristezza? Quando mi ci sedetti sotto, restai semplicemente lì, in silenzio, a guardare il cielo, aspettando che succedesse qualcosa, come per illudermi, ancora una volta. E andò avanti così per tutta la settimana: lui mi ignorava e io cercavo di nascondere quello che provavo. Era come se non ci fosse, in realtà. Era quasi sempre assente, a stento lo vedevo, ma quando succedeva, mi faceva sentire davvero male, perché sapevo che non avrei potuto averlo. La notte a stento dormivo, tanto che stavo male, e se riuscivo a dormire, non durava più di qualche ora. Non avrei retto ancora a lungo, ne ero consapevole. A scuola la situazione degenerava: ora che lui non mi proteggeva più, Wonho e i suoi amici si divertivano ancora di più. Ero pieno di lividi, e non avevo tempo di curare i vecchi, che il giorno dopo me ne ritrovavo di nuovi. Cercavo di coprirli in ogni modo, perché non avrei saputo come spiegarlo. Spiegarlo a chi, poi? A nessuno importava davvero di me, a quel punto. La cosa che fece più male di tutte, però, non furono i pugni o il dolore che provavo nel fare un qualsiasi movimento, né le parole che quotidianamente Wonho mi rupeteva... No. Il dolore più grande lo provai quando, pensando di essere solo in casa, uscii da camera senza alcuna maglia o senza qualcosa che potesse minimamente coprirmi i lividi e lui mi vide. Mi guardò, vide benissimo come ero ridotto, ma non disse nulla. E quella volta il dolore che provai fu superiore a tutti i pugni che avevo ricevuto da Wonho in quei giorni. Non tanto per quello che aveva fatto in quel momento, ma perché quello che aveva fatto mi aveva fatto rendere conto che se in passato si era preoccupato per me era stato semplicemente per il gioco e per nessun'altro motivo. E quel pensiero mi fece capire ancora di più quanto fossi un povero illuso.

Yuanfen [NamJin.]  Where stories live. Discover now