❧Ghiaccio bollente e fuoco gelido.

4.7K 458 331
                                    

Continuò a trascinarmi senza dire una parola e io continuavo a seguirlo, in silenzio. Non sapevo dove mi volesse portare, ma non mi azzardavo a parlare, perché sapevo che non mi avrebbe risposto comunque. Continuava ad avere uno sguardo infuriato, avevo quasi paura di quello che avrebbe potuto farmi, ma infondo sapevo che non mi avrebbe fatto del male. Sentivo ancora dolore per il pugno che mi aveva dato Wonho, ma a quello ora si era aggiunto il dolore per la stretta di Nam sul mio polso. Avrei voluto dirglielo, ma non mi avrebbe comunque dato ascolto, così mi limitai a seguirlo. Continuava a camminare senza parlare, mi aveva portato nel retro della scuola. Iniziavo ad avere paura: quel posto era sempre desolato e abbandonato, nessuno ci andava mai, nessuno controllava mai cosa succedeva là dietro. Era pieno di erbacce e alberi ormai morti e abbandonati a se stessi. Quel lato della scuola era orribile.

Mi lasciò il polso e si sedette contro un albero. Io rimasi lí in piedi, senza fiatare. Mi limitavo a guardarlo, mentre lui guardava un punto fisso a terra.

"Vieni qui" disse, dandosi degli schiaffetti leggeri sulle gambe, come a chiedermi di sedermi. Io mi accigliai e non mossi un muscolo, mentre lui, in tutta risposta, mi prese per le braccia e mi fece sedere su di lui, con il viso rivolto verso il suo. Poggiai le mani contro il suo petto; era troppo vicino a me in quel momento. Mi osservò per un tempo che mi parve quasi infinito, e notai che il suo sguardo iniziava a diventare piú morbido rispetto a prima.

"Ti ha fatto male?" chiese.

"No..." mentii.

"Non mentire" lo sguardo tornò serio.

"Davvero, non mi ha fatto male..." scossi il capo.

"Vi ho visti. Stavi per piangere" obiettò. In tutta risposta io abbassai lo sguardo.

"N-non mi fa tanto male, davvero" risposi.

"Dove ti ha colpito?" chiese improvvisamente.

"Qui" gli indicai la mascella, proprio vicino all'orecchio, e lui vi poggiò la mano, lasciando delle leggere carezze che mi fecero venire i brividi.

"Ti fa ancora male?" chiese.

"Non tanto" scossi il capo "va meglio... adesso..."

In tutta risposta lui, improvvisamente, mi poggiò le mani dietro la schiena e mi spinse verso sé, poggiandosi contro il mio viso.

"Se si avvicina di nuovo a te lo ammazzo" disse, lasciando un bacio sul punto che era stato colpito "non deve neanche pensare di farlo" e continuò a lasciare dei piccoli baci, risalendo man mano fino ad arrivare alla guancia e poi all'angolo bocca "non dovevi allontanarti"

"N-Nam..." provai a dire, preso dai brividi per la troppa vicinanza "non lo farà, non mi allontanerò" dissi, quasi sentendomi in colpa. Mi riusciva davvero difficile parlare in quella situazione, perché ero in imbarazzo come mai prima: Era troppo vicino e troppo delicato per essere quello che conoscevo.

"Non dovevi farlo!" mi rimproverò "te l'avevo detto"

"S-sì. ..lo so, scusami" abbassai lo sguardo.

"Ti avevo detto che dovevi restare in posti in cui avrei potuto vederti o in cui se non potevo non correvi rischi"

"Sì, hai ragione" ed era vero, aveva ragione. Se lui non voleva farmi del male, se proprio voleva proteggermi dagli altri, avrei fatto bene a non mettermi nei guai, e considerando che erano parecchie le persone che si divertivano a torturami in quella scuola, avrei fatto bene anche a starlo a sentire.

"Se solo si azzarda ad avvicinarsi di nuovo a te, giuro che lo ammazzo" ringhiò con rabbia. Il suo sguardo tornò di nuovo nero e spaventoso .

"Non lo farà" dissi "i-io... Farò come mi hai detto tu, okay?"

Yuanfen [NamJin.]  Where stories live. Discover now